La riforma degli ambiti socio-assistenziali
preoccupa la conferenza dei sindaci

La riforma degli ambiti socio-assistenziali preoccupa la conferenza dei sindaci
2 Minuti di Lettura
Venerdì 18 Luglio 2014, 21:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 13:06
FERMO - I sindaco puntano i piedi e temono che sfuggano le politiche sui servizi socio-assistenziali. Si erano dati appuntamento a stretto giro appena qualche settimana fa e ieri pomeriggio i sindaci sono tornati a sedersi a Fermo per discutere di riorganizzazione degli ambiti socio-territoriali. Un tema delicato, perché la gestione futura dei servizi socioassistenziali nel territorio passa proprio per questo riassetto. Ci sarà ancora l'attuale suddivisione, con gli ambiti XIX e XX? Si andrà verso l'accorpamento in un unico soggetto? Una decisione complessa, che vede diverse sensibilità tra gli amministratori del territorio. Il nodo centrale riguarda la possibile coincidenza tra ambito sociale e distretto sanitario. Per il fermano, significherebbe realizzare un soggetto unico per tutta l'area della provincia.

L'apertura dell'incontro va al sindaco di Fermo e presidente della conferenza Nella Brambatti. "Questo è un incontro politico, le difficoltà sono tante, la popolazione è sempre più longeva ed a questo corrisponde maggiore necessità di assistenza. Dobbiamo trovare la definizione migliore di ambiti e tradurre i bisogni dei cittadini in possibili soddisfazioni".

Tocca poi a Franco Pesaresi, coordinatore d'ambito a Jesi e componente della commissione Anci Marche, una relazione sullo stato della situazione. "In consiglio regionale è in discussione una proposta di riordino dei servizi sociali per la ridefinizione dei territori degli ambiti, che sono 23, mentre i distretti sono 13. Tempo fa l'assessore regionale Viventi ha auspicato che si vada verso una coincidenza numerica. Personalmente, credo che sia importante non distanziare troppo i servizi, ma anche non prevedere dimensioni troppo piccole. Possiamo dire che una dimensione media è la più compatibile con una buona organizzazione. Il sistema marchigiano non ha bisogno di stravolgimenti. Dopo 12 anni dall'avvio della sperimentazione degli ambiti sociali, serve rivedere l'organizzazione, che oggi ha livelli di precarietà del personale altissimi, intorno al 90%".

I primi sindaci ad intervenire sono quelli dell'area montana. Il primo cittadino di Montefortino Domenico Ciaffaroni promette battaglia: "I territori hanno il diritto di autodeterminarsi. Non possiamo consentire alla regione di fare altra macelleria sociale". Adolfo Marinangeli difende la sua Amandola e chiede che "il fermano mantenga un distretto della montagna, che tenga conto non solo del numero di abitanti, ma anche del territorio e della sua vastità".

Il sindaco di Fermo rompe gli indugi e propone "di sottoscrivere un documento congiunto sui bisogni del nostro territorio. Mi chiedo perché serva ribaltare un percorso positivo che in questi anni ha dato risposte ai cittadini. Diciamo con forza che una riorganizzazione con soli 13 ambiti nelle Marche non ci piace proprio". Tocca poi a Nazareno Franchellucci per Porto Sant'Elpidio: "Se chiediamo alla regione di lasciare tutto com'è, non concludiamo nulla. Sarebbe un errore grave, consegneremmo al legislatore regionale una delega a decidere per noi. Mantenere un ambito come quello XX, di cui fa parte la mia città e conta solo 3 comuni, oggi è anacronistico. Propongo di esprimere contrarietà ad un ambito unico e di aprire ad un'impostazione che preservi le peculiarità del territorio montano".
© RIPRODUZIONE RISERVATA