Porto Sant'Elpidio, droga nell'armadio
Duplice versione, coppia nei guai

Il tribunale di Fermo
Il tribunale di Fermo
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Giovedì 8 Ottobre 2015, 19:58 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 05:35
PORTO SANT'ELPIDIO - Droga e vita di coppia, denunce e colpi di scena. Un burrascoso rapporto per la coppia di origini campane residente nel 2011 a Porto Sant'Elpidio. E finita male per entrambi.

La donna non aveva avuto remore a chiamare i carabinieri e denunciare il compagno, consegnando loro un involucro contenente dell'hascisc che l'uomo nascondeva in casa. A.T già noto alle forze dell'ordine per precedenti di droga, il 31 agosto del 2011, era stato arrestato e tradotto in carcere, come misura cautelare, a seguito di una denuncia che la compagna avrebbe fatto mesi prima nei suoi confronti per minacce e percosse. L'uomo al momento del fermo si trovava nella sua abitazione, stava scontando gli arresti domiciliari per un altro procedimento per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti. Intorno alle 11 di sera dello stesso giorno, i carabinieri ricevono una telefonata: è la donna dell'uomo, che li avverte di aver rinvenuto dentro l'armadio della camera da letto un involucro con della droga. I militari arrivano subito sul posto, e durante la perquisizione dell'appartamento trovano anche un bilancino di precisione. A quel punto scatta in automatico un'altra denuncia per detenzione ai fini di spaccio a carico di A.T.



Ieri si è celebrato il processo che ha avuto dei risvolti inaspettati persino per l'avvocato della difesa Fulvia Bravi. Dopo aver ascoltato la deposizione del perito che ha riferito che il quantitativo era pari a 54,34gr , con cui potevano essere confezionate ben 160 dosi e del maresciallo dei carabinieri che ha svolto l'intervento a casa della coppia, l'escussione più interessante, è stata quella della compagna di A.T. La donna infatti avrebbe confessato di essere stata lei a mettere la droga nell'armadio, di averla comprata appositamente per incastrare l'uomo al fine di tenerlo il più possibile lontano da casa. "In quel periodo avevamo litigato e me ne ero andata - racconta - Negli ultimi mesi il rapporto era diventato insostenibile, il mio voleva essere un modo per farlo smettere". Insomma un fulmine a ciel sereno che ha fatto sobbalzare il giudice che non ha esitato ad informare la testimone delle gravi conseguenze delle sue dichiarazioni.



La confessione non ha intenerito il pubblico ministero Ines Nardini che l'ha considerata solo un maldestro tentativo di scagionare l'uomo. Per questo il Pm ha chiesto di citare la donna per falsa testimonianza e di infliggere una pena di sei anni di reclusione per l'imputato. La versione della donna non ha convinto appieno nemmeno il giudice Cesare Marziali che ha emesso al termine della seduta, una sentenza di condanna pari ad un anno ed otto mesi di reclusione per A.T ed inviato gli atti in procura per falsa testimonianza a carico della donna. L'avvocato Fulvia Bravi annuncia che ricorrerà in appello. Intanto la coppia si è riunita, insieme ai loro tre figli, l'ultimo avuto poco dopo l'episodio raccontato.

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