Minaccia il rivale in amore
e gli incendia l'auto

Alla vittima era stata anche bruciata l'auto
Alla vittima era stata anche bruciata l'auto
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Venerdì 29 Agosto 2014, 19:27 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 18:42
FERMO - Lo hanno arrestato sul luogo di lavoro, gli hanno trovato benzina e bottiglie incendiarie in casa. Lo hanno tratto in arresto giovedì pomeriggio nel suo ufficio a Fermo. Lui è di Porto San Giorgio, P.R. le iniziali del suo nome, ha 51 anni, è accusato di essere l’autore di alcune intimidazioni nei confronti di un coetaneo artigiano di Monte Urano. Nella sua abitazione i carabinieri hanno pure trovato una tanica di benzina e, soprattutto, “numerose bottiglie incendiarie appositamente confezionate” secondo i carabinieri per “altri raid intimidatori”.



Nel tardo pomeriggio di ieri, i carabinieri della stazione di Monte Urano su ordine del gip del tribunale di Fermo hanno tratto in arresto, sorprendendolo sul luogo di lavoro in un ufficio a Fermo, P.R. Su di lui secondo le indagini svolte dai militari pesa l’ipotesi di reato di pesanti intimidazioni ai danni di un artigiano.



Tutto trae origine da alcune lettere minatorie che il malcapitato monteuranese aveva ricevuto presso il suo domicilio, all'inizio dell'estate. Con corrispondenza ordinaria, in una busta, gli era anche stata recapitata una cartuccia. Poi una serie di telefonate minatorie da un numero sconosciuto attivato da una scheda telefonica estera. Infine, nella notte del 7 agosto, la vittima aveva anche dovuto subire l'incendio della sua Lancia Y, parcheggiata sotto casa.



Nel frattempo, però, erano in corso le indagini dei carabinieri, che abilmente ricostruivano la vicenda ed erano nel frattempo riusciti, attraverso il servizio di polizia internazionale, a risalire dapprima al telefono e poi all'uomo che aveva effettuato le telefonate minatorie, individuandolo in P.R., che era un amico della vittima. Inoltre i due avevano gestito, in società con un terzo socio, una palestra di difesa personale nel fermano.



Dopo l'incendio, i carabinieri hanno recuperato una serie di ulteriori indizi che hanno stretto ulteriormente il cerchio. Da qui l'intervento e la perquisizione in casa.

Sulla base degli elementi raccolti dai carabinieri, al pubblico ministero Alessandro Piscitelli non rimaneva altro che richiedere l'arresto del sangiorgese, per il timore che che gli episodi potessero ripetersi.



Il movente potrebbe avere una matrice passionale. P.R. avrebbe messo in atto tutti quei gesti di crescente intimidazione ai danni del suo vecchio socio, ritenendo (pare però erroneamente) che intrattenesse una relazione con una giovane donna, una comune conoscente, sulla quale aveva invece P.R. riposto le sue attenzioni, ma non venendo corrisposto nei sentimenti.



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