Luce si trasforma: una grossa centrale
e un mega-metanodotto sotto terra

Luce si trasforma: una grossa centrale e un mega-metanodotto sotto terra
4 Minuti di Lettura
Venerdì 14 Novembre 2014, 11:49 - Ultimo aggiornamento: 19:23
SANT'ELPIDIO A MARE- E' successo alla Francia con la linea Maginot figuriamoci se non può capitare agli elpidiensi.



Tutti si aspettavano l'invasione tedesca da una parte e poi se li sono ritrovati quasi alle spalle già dentro casa.



Ricordate come è iniziata l'annosa vicenda dello stoccaggio di Palazzo Moroni? Quella vicenda che ancora oggi è sospesa con il Comune che ha speso tante energie, tempo, soldi per cercare di contrastare la Edison gas, che a sua volta invece ce la farà, comitati cittadini ecc ecc? Iniziò tutto con un parere che qualcuno definì una “disattenzione”: tre righe scritte a mano da parte di un dirigente comunale spedito ad Ancona e che diedero il via a tutto.



Occhio allora alla data del 3 dicembre, il Comune si dia una sbrigata se vuole fare qualcosa, perché a forza di guardare ostinatamente da una parte si ritroverà le tubature dall’altra.

Meglio allora subito spiegarsi: è in arrivo una grossa tubatura a Luce, un collettore da 50 centimetri di diametro che convoglierà il gas da Cellino-Teramo fino alla Luce. Attenzione non all’impianto dove dovrebbe sorgere lo stoccaggio e per cui ancora l’iter delle autorizzazioni non è completo per l’ostinazione di Comune e Regione, ma nella “camera” o piazzola (si chiama così) sita un chilometro più in basso. Sempre a Luce ma a pochi passi dal fiume Tenna.



La Società richiedente la costruzione dell’opera fin dal 2011 ha inviato alla Regione Marche la documentazione per eseguire la verifica di compatibilità ambientale ed autorizzazione paesaggistica; il Comune di S.Elpidio a Mare nella conferenza dei servizi, come peraltro successo anche per lo stoccaggio del gas di Palazzo Moroni, ha ritenuto opportuno di non esprimere alcuna osservazione particolare lasciando intuire un parere favorevole.



Perché queste tubature? Già, il perché è un dubbio che sta arrovellando qualcuno che, vistoche il Comune guardi dall’altra parte, ha cominciato a dormire sonni meno tranquilli.



Il metanodotto del diametro di mm.500 è denominato ”Cellino-Teramo-San Marco” II° tronco nel territorio di Sant’Elpidio a Mare in zona Lungo Tenna.

Ora, in Comune tutti sanno, o dovrebbero sapere perché le carte le hanno già da tempo. Stanno però in un grosso scatolone abbandonato, o semi abbandonato (adesso in Comune diranno che non è vero, ma di fatto fino a ieri era così), in un ufficio. Ecco perché forse ancora nessuno si è mosso mentre la data del tre dicembre (data ultima per le osservazioni da parte dell’Ente che potrebbero porre alcuni paletti a difesa del territorio) sta velocemente avvicinandosi.



Per capirci meglio è una questione di sostanza, non di dettagli, secondo alcuni. Il Comune a cui è stato postato tutto regolarmente ha il dovere (non l’obbligo, s’intende) di avvertire la sua cittadinanza su cosa sta avvenendo. A meno che non l’abbia ancora capito. Allora meglio dirglielo e subito, dice oggi qualcuno.



“E’ come se qualcuno venisse a casa vostra, pur potendoci accedere, ma sfonda la porta ed entra”, similitudine rozza ma azzeccata per rendere l’idea. In effetti, tenuto presente che la società adduce a necessità di pubblica utilità la tubatura, stride e fa insospettire la forte vicinanza con Palazzo Moroni (sono di preciso 800 metri). E poi non va nemmeno bene che il Comune resti così sprovvedutamente spiazzato da questi interventi così importanti e che hanno iter lunghi e complessi. Insomma, oggi può sembrare un colpo di mano ma così non è, anzi la serietà delle politiche sui gasdotti in Italia richiede anni e procedure complesse che però fino alla fine a livello locale sono state ignorate. E si arriva quindi alla scadenza di oggi.



Dopo Palazzo Moroni nessuno si è posto la questione di realizzare una pianificazione territoriale, come avviene ad esempio per i piani delle antenne, o le zonizzazioni acustiche. Regolamentazioni discusse con i cittadini (se si vuole) che servono a non farsi trovare spiazzati una volta che qualcuno vuole impiantare qualcosa di nuovo nel territorio di competenza. Il tutto per non far diventare i territori di fondovalle delle groviere.



Perché anche di fronte alla priorità della pubblica utilità però si possono dettare le proprie condizioni (cosa che il Comune non è riuscita a fare nemmeno oggi con Palazzo Moroni). Magari come ha fatto P.S.Elpidio per la terza corsia dell’A14. Ma... il tempo stringe e quello scatolone pare sia ancora impolverato.





L'IMPIANTO

Attualmente a Luce, zona Fornace, c’è una “piazzola”. Tubature e altre attrezzature tecniche necessarie al passaggio e allo smistamento del gas. Ma nei piani degli investimenti della ditta la Società Gasdotti Italia Spa è il momento di ampliarla. La società investe nella rete per trovarsi in un futuro pronta a nuove sfide del mercato europeo.



Questa è la motivazione ufficiale dell’operazione del Metanodotto Cellino-Terano-San Marco secondo tronco nelle regioni Abruzzo e Marche. In tutto 75 chilometri dell’enorme tubatura che arriveranno a Luce.



Qui attualmente c’è la grossa piazzola che in confronto alla costruzione prevista, adeguata ad accogliere l’enorme metanodotto, è solo un quadratino sulla cartina. Sarà infatti di molto ampliata con ulteriori 2.000 metri quadrati, una recinzione altra tre metri e una torre di sfiato alta otto. Una sorta di grosso fortino a forma quadrata non regolare (un lato circa 40 metri...).



La prima abitazione più vicina dista non più di trenta; una importante falda acquifera nelle immediate vicinanze e il tutto su un’area in parte considerata dal piano paesistico regionale come centuriata (ci passa una strada romana).
© RIPRODUZIONE RISERVATA