Mezzo secolo per ottenere lo sfratto
I fratelli Savini: "Le vittime siamo noi"

Mezzo secolo per ottenere lo sfratto I fratelli Savini: "Le vittime siamo noi"
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Lunedì 14 Aprile 2014, 22:31 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 06:54
FERMO - I fratelli Savini non ci stanno e contestano la ricostruzione dello sfratto durato mezzo secolo. Sfrattato a 90 anni dai nipoti? I fratelli Pierluigi, Mario e Daniela Savini vogliono tornare sulla vicenda di Giovanni Malaspina. Sono da poco tornati in possesso della casa in via Fiorentina e ricostruiscono quanto avvenuto. “Nel 1939 - ricordano - la casa, abitata dalla famiglia Malaspina, cioè la famiglia di nostra madre Solidea, era andata all’asta e i Malaspina, con figli ancora in tenera età, rischiavano di trovarsi in mezzo alla strada. Nostro padre Sergio, allora fidanzato con nostra madre, con molti sacrifici acquistò la casa e la lasciò generosamente in uso gratuito alla famiglia di nostra madre. Quando nostra madre e nostro padre si sposarono andarono a vivere in una modesta casa popolare, dove siamo nati e cresciuti. Le cose sono restate immutate fino alla morte di nostro padre, avvenuta 30 anni dopo, nel 1969. E immutate sarebbero restate se Giovanni Malaspina, fratello di nostra madre, lungi dall’essere grato di aver usufruito e di poter continuare a usufruire gratuitamente della casa, non avesse deciso di intentarci causa rivendicando la proprietà in base al diritto di usucapione. Noi fratelli e nostra madre siamo stati costretti a reagire, ed è cominciato un inferno che è semplicistico liquidare come un caso di ’malagiustizia’, ma che è stato reso possibile prolungare per 45 anni grazie alle connivenze e all'appoggio di ’poteri forti’ di cui Malaspina ha sempre goduto”. Nel 1969, quando Malaspina ha ricambiato la generosità ricevuta tentando di appropriarsi di beni non suoi, era, ricordano, un baldo, furbo e ingrato quarantenne e non un ’povero vecchietto’: in 45 anni d'inferno sono invecchiati anche i fratelli Savini, si sono ammalati anche loro, si sono rovinati al punto da dover fare un mutuo per pagare le spese processuali. Inoltre, anche Daniela è stata fatta oggetto di sfratto esecutivo per il mese di aprile: “Siamo certi - dicono - che il suo, di sfratto, sarà eseguito. A differenza dei ben sei emanati dal giudice nei confronti di Malaspina e tutti disattesi dall'ufficiale giudiziario, nonostante a Malaspina fosse stato trovato un alloggio alternativo e confortevole da parte dei Servizi sociali o, in alternativa, un'accoglienza in casa di riposo. Infine, oltre al danno la beffa: noi Savini, oltre a dover difendere il nostro diritto, abbiamo dovuto sempre pagare gli oneri fiscali di competenza di un immobile mai goduto e da cui mai abbiamo ricavato reddito. A rendere più grottesca la vicenda, le pretese di Malaspina che reclama di essere risarcito di presunte spese per migliorie che lui dice di aver effettuato all'immobile”.
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