Centrale, l'ira dei lavoratori ex Sadam
"C'era l'alternativa, dicano perché è fallita"

Centrale, l'ira dei lavoratori ex Sadam "C'era l'alternativa, dicano perché è fallita"
di Roberto Rotili
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Sabato 19 Aprile 2014, 22:23 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 12:52
FERMO - Una occasione perduta, i sindacati svelano i retroscena della centrale di Campiglione Altro che centrale a biomasse, il gruppo Maccaferri poteva entrare come partner privato nella costruzione del nuovo ospedale di Campiglione. Lo svela chiaramente senza mezzi termini oggi il sindacato e la Rsu dell’ex Sadam che ricorda come ci furono addirittura abboccamenti con la Provincia dopo un primo avvicinamento. Lo scopo era quello di abbandonare la centrale a biomasse, insomma di creare una alternativa e i sindacati si erano adoperati per far incontrare le parti: la Provincia da una parte, il privato dall’altra. Incontri a Bologna ai quali partecipò ad esempio l’assessore Marinangeli e altro ancora per poi non farne più niente. Perché?

Se sulla vicenda della riconversione dell’ex Sadam oggi è il giorno della reazione degli ambientalisti non si ferma invece lo sfogo del sindacato che rinnovando i toni duri di questi giorni svela inoltre altri particolari sulla vicenda. Argomenti che in verità erano già stati accennati nei mesi scorsi ma che ora vengono raccontati con più determinazione.

“A quanti ci accusano di non esserci impegnati in soluzioni alternative dico che la smettano con le falsità”. A parlare è Gabriele Monaldi della Rsu Sadam e sindacalista Cisl.

“A parlare sono i fatti - prosegue il sindacalista - perché non si è voluto dare seguito al coinvolgimento del gruppo Maccaferri alla realizzazione del nuovo ospedale di Campiglione? Noi Rsu e sindacato avevamo messo in contatto i privati con esponenti della Provincia”.

Insomma lo dice chiaramente Monaldi: poteva esserci un partner importante per la realizzazione del nuovo ospedale di Fermo (e che forse per questo avrebbe avuto più possibilità di oggi di essere realizzato). Una occasione che però sarebbe sfuggita, e che a questo punto andrebbe ricostruita quanto meno per capire i motivi e le eventuali responsabilità politiche in campo.

Monaldi va ancora avanti e cita anche il nome dell’esponente della Provincia che portò avanti la discussione: “L’assessore provinciale di Fermo Adolfo Marinangeli incontrò i massimi vertici del gruppo”.

“Il gruppo Maccaferri si dimostrò anche favorevole alla vicenda dell’ospedale. Marinangeli aveva addirittura redatto un progetto. Lo stesso assessore aveva chiesto a Comune e Provincia una riunione congiunta sulla materia. Riunione mai concessa però. Perché?” si chiede allora a questo punto il sindacalista. Non è facile pensare positivo e soprattutto propositivo dopo nove anni passati a discutere senza concludere nulla se non costosi scontri giudiziari dagli esiti a questo punto scontati. Lo sconforto cresce poi se ci si rende conto delle occasioni perdute.

“Eppure quella occasione per chi è contrario all’impianto della PowerCrop - dice ancora Monaldi - era l’unico modo per evitare la centrale” ovvero che quel patto firmato a tre nove anni fa tra privato, Comune e Provincia non venisse rispettato. “Inoltre sarebbe stato secondo me davvero l’unico modo per realizzare il nuovo ospedale territoriale di Fermo”.

“La mia domanda ora è rivolta a tutti i politici fermani - conclude determinato il sindacalista ed ex dipendente Sadam - tranne naturalmente Marinangeli che sappiamo come si è dato da fare: Perché non si è voluto dare seguito a quelle disponibilità? I cittadini devono conoscere chiaramente queste cose una volta per tutte”.