Cacciatore si imbatte con due lupi
Il racconto del sangiorgese Di Stefano

Fabrizio Di Stefano
Fabrizio Di Stefano
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Lunedì 22 Dicembre 2014, 22:17 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 10:57
PORTO SAN GIORGIO - Una volta si parlava di incontri ravvicinati del "terzo tipo", questo non è da meno.



La scena è di quelle che gelano il sangue nelle vene. E che fanno scorrere davanti ai propri occhi tutta una vita. Non capita, infatti, tutti i giorni di trovarsi, faccia a faccia, con due lupi affamati.



E' la terrificante esperienza vissuta ieri mattina dal sangiorgese Fabrizio Di Stefano sulle montagne di San Giorgio all'Isola, al confine fra Ascolano e Fermano. Di Stefano, cacciatore per passione, ieri si è recato a caccia accompagnato solo dai suoi due cani.



"A un certo punto - racconta il sangiorgese - il mio cane più giovane ha iniziato ad agitarsi. Abbassato lo sguardo a terra ho visto una carcassa di un animale, forse un capriolo, sbranato. Rialzati gli occhi ho notato che anche il mio secondo cane era con il pelo dritto".



Poi la presenza che non ti aspetti, che lascia impietriti: "A poche decine di metri da noi ho visto un lupo sul ciglio della boscaglia. E non era solo. Poco distante ce n'era un altro con un brandello di carcassa in bocca. Sono rimasto paralizzato. In tasca avevo solo delle cartucce da cinghiale. E ho pensato che, se necessario, le avrei usate".



Istanti interminabili che Di Stefano difficilmente dimenticherà. "Fortunatamente i lupi si sono allontanati. E così io e i miei cani siamo tornati alla jeep. Lì ho ripreso fiato, mi sono tranquillizzato e ho chiamato il presidente della Federcaccia, Stefano Artico". Il terrore iniziale del cacciatore, un soggetto di certo non facile da intimorire, si è subito trasformato in curiosità e rinnovato coraggio: "Legati i cani sono tornato sul posto. I lupi non c'erano più. E a terra era rimasta solo quella carcassa".



"Il ciclo biologico sta saltando. I lupi continuano a uscire dal parco e fanno man bassa della selvaggina. Scendono a valle perché - spiega Artico - seguono gli animali che escono dal parco per scappare dai cinghiali. Se gli ambientalisti non si coordinano con il mondo venatorio immettendo continuamente selvaggina, arriveremo allo squilibrio totale".




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