Lavoratori contro Provincia e Comune
"Chi pagherà i loro cavilli sulla centrale?"

Il presidio dei lavoratori ex Sadam davanti al Tar
Il presidio dei lavoratori ex Sadam davanti al Tar
di ROBERTO ROTILI
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Venerdì 18 Aprile 2014, 22:39 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 12:51
FERMO - La centrale di Campiglione sempre pi vicina e per chi si appiglia ai cavilli nell'aria una richiesta di maxi risarcimento. Venerdì di Pasqua al lavoro, “saremo qui anche martedì se è per questo” dice Raimondo Cinti, amministratore delegato di Seci Energia società che punta all’energia alternativa attraverso l'utilizzo di fonti rinnovabili e azionista di PowerCrop... in poche parole quelli che da nove anni vogliono fare una centrale a Campiglione dopo aver firmato un accordo. Questa, si era già capito, non è gente che molla: “L'impunità ha un limite oltre al quale è strafottenza. Io oggi chiedo alle autorità rispetto per i cittadini e per le attività per i cittadini”.



E lo hanno capito ormai da tempo anche i sindacati che stavolta stanno tutti dalla parte di chi è la proprietà: quella centrale ha tutte le carte in regola per essere costruita e inoltre creerebbe anche vantaggi economici consistenti al territorio. Dopo la sentenza del Tar stavolta alzano la voce: “E’ ora di farla finita di giocare sulla pelle degli altri!”. A dirlo è stato ieri Gabriele Monaldi della Rsu Sadam e sindacalista Cisl: “Ora Cesetti vuole andare al Consiglio di Stato? L’esito è scontato, e lui lo sa, perché vuole andarci? Questi sono costi e la mia non è polemica ma solo frutto di ragionamento”.



Il sindacalista è duro con chi dice di difendere l’interesse pubblico: “Ma quale interesse pubblico se la centrale non inquina e crea lavoro?” tuona ancora Monaldi . “A forza di dire no a ripetizione appigliandosi ai cavilli contro chi rispetta le leggi alla fine questi chiederanno i danni, protremo trovarci con la richiesta di un mega risarcimento e alla fine chi pagherà? Non certo Cesetti o Brambatti ma la collettività come sempre. Ci aumenteranno le tasse”.

L’argomento è troppo delicato per non sentire dunque l’ad Cinti: “Quella del Tar dell’altro giorno non è una novità, i giudici hanno solo legittimano i nostri diritti, la Provincia vada davanti al giudice a dire che la centrale inquina, perché non lo fa? Rischiano la falsa testimonianza”.



In effetti pare che la Provincia nell’udienza al Tar di marzo non ha assolutamente toccato l’argomento inquinamento. “I funzionari a loro tempo interrogati all’uopo dai giudici hanno risposto alla precisa domanda e hanno ammesso che non inquina perché ampiamente sotto i limiti, se dobbiamo usare la legge come metro di misura quell’impianto non è inquinante. Ora si può andare da tutte le parti, andranno anche in Consiglio di Stato ma a che fare? Dico io - prosegue Cinti - a dire il vero o il falso?”. “Le sentenze cominciamo a criticarle o le prendiamo per buone? Prendiamo solo quelle che ci fanno comodo? In Italia ormai c’è lo sport a fare queste cose. Se non abbiamo certezza del diritto di che cosa dobbiamo avere certezza? E si ricordi che l’atto di riconversione è stato firmato da Comune, Provincia e Regione, chi tra questi ha cambiato idea?”.



Lo scenario è da battaglia in campo aperto, i tempi della guerra fredda sono passati. Nove anni che invece potevano essere tre o quattro, in un azienda privata il tempo è denaro sonante, figuriamoci se infarcito di cause. “Alla fine qualcuno dovrà pagare, ne stiano certi - conclude Cinti - sappiano che quel giorno arriva, è solo una questione di tempo perché per sapere il conto finale serve aspettare la conclusione. L'impunità ha un limite oltre al quale è strafottenza. Io oggi chiedo alle autorità rispetto per i cittadini e per le attività per i cittadini”.
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