Riforma statali, così mobilità
e stretta sui premi

Marianna Madia
Marianna Madia
di Andrea Bassi
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Mercoledì 11 Giugno 2014, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 21:05
ROMA - Quaranta chilometri. O forse cinquanta o trenta. Il limite nero su bianco ancora non stato ancora messo, ma il principio s. I dipendenti pubblici, per evitare il licenziamento, potranno essere trasferiti da una sede ad un’altra, e anche da un comparto (per esempio una provincia) ad un altro (per esempio un tribunale) senza il loro assenso, ma ci sarà un limite di chilometri dalla residenza oltre il quale non si potrà andare.



E nemmeno gli stipendi potranno essere tagliati per tutti coloro che saranno trasferiti «d’ufficio». Sono questi i due paletti che renderanno più «digeribile» la mobilità obbligatoria per gli statali, il meccanismo che il governo ha intenzione di mettere in campo per «assicurare una migliore e più efficiente gestione delle risorse umane». Un primo sasso lanciato dal governo in uno stagno immobile, se è vero, come è stato stimato, che in media soltanto un impiegato su mille ha cambiato amministrazione e solo uno su cento si è trasferito da un ufficio all’altro. La mobilità, sia quella volontaria che quella obbligatoria, insomma, fino ad oggi non ha mai funzionato. Proprio da qui parte la sfida del governo.
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