Riforma della Pa: mobilità soft
Spazio ai dirigenti dall’esterno

Marianna Madia
Marianna Madia
di Luca Cifoni
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Venerdì 13 Giugno 2014, 09:39 - Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 12:11
ROMA - Un disegno di legge e un decreto, nel quale perpotrebbero confluire nelle ultime ore ulteriori contenuti. questo l’impianto della riforma della pubblica amministrazione che ieri è stata presentata ai sindacati e che oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare.



Nel corso dell’incontro il ministro Madia ha voluto precisare alcuni aspetti, escludendo che siano in programma esuberi e prepensionamenti e ridimensionando anche il criterio geografico per la mobilità: non sarebbe di cento ma di cinquanta chilometri il raggio di azione entro il quale disporre trasferimenti di personale. «Mi aspetto un impegno attivo del sindacato, contro le resistenze al cambiamento, abbiamo l’opportunità di riformare tutta la Pubblica amministrazione, anche il sindacato deve fare la sua parte». ha detto il ministro Madia nel corso dell’incontro. E in particolare a proposito del tema dei permessi sindacali, che verrebbero ridotti del cinquanta per cento ha detto che questa misura «non vuole sminuire il ruolo dei sindacati» ai quali ha chiesto di «non essere conservatori».



La reazione delle organizzazioni sindacali non è stata favorevole. «Senza risposte siamo pronti alla mobilitazione» ha fatto sapere Rossana Dettori, segretario generale della Funzione pubblica Cgil. Il coordinatore della Cisl Lavoro pubblico Francesco Scrima ha detto che la sua organizzazione esce dall’incontro «profondamente delusa per ragioni di metodo e di merito». Il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo ha osservato che «non c’è un’ipotesi di riforma organica». La decisione su un eventuale sciopero sarà presa però solo quando ci saranno i testi definitivi; molto dipenderà probabilmente anche dalla scelta di collocare alcuni capitoli nel decreto piuttosto che nel disegno di legge.



STESSE TESTE MENO SPESA

La spinta alla mobilità e l’eventuale individuazione di esuberi nel pubblico impiego sono insieme alla riforma della dirigenza i nodi più delicati, del resto collegati anche tra di loro. Marianna Madia ha più volte illustrato il suo progetto di una «staffetta generazionale», che però si deve confrontare innanzitutto con il tema delle necessarie coperture finanziarie per le assunzioni, in quanto sono a carico dello Stato sia le retribuzioni dei dipendenti sia le pensioni che vengono loro erogate una volta lasciato il servizio.Uno strumento individuato è quello della cancellazione del trattenimento in servizio, istituto grazie al quale era possibile restare al lavoro anche oltre l’età della pensione. Poi verranno sfruttate tutte le possibilità normative che non intacchino le regole previdenziali della riforma Fornero, a partire dalla possibilità di uscire anticipatamente con la pensione calcolata con il sistema contributivo (possibilità finora riservata alle donne). Ma uno dei meccanismi chiave per alimentare la staffetta dovrebbe essere quello del ricorso al part time: in questo modo grazie alla proporzionale decurtazione delle retribuzioni la spesa finanziaria delle amministrazioni verrebbe tenuta sotto controllo pur senza una reale riduzione del numero di “teste”. Finora il lavoro a orario ridotto coinvolge una quota limitata di dipendenti pubblici (circa il 5 per cento) in larga parte donne; il percorso per accedere a questa formula non è sempre agevole.



Quanto alla mobilità, la posizione dei sindacati è portare questo tema all’interno della contrattazione. Nella versione finale del testo il governo potrebbe limitarsi a liberalizzare gli spostamenti entro i cinquanta chilometri, considerando le sedi all’interno in questo ambito come facenti parte della stessa unità produttiva, e lasciare poi aperta la discussione sul resto.



In tema di dirigenza una delle norme potenzialmente più dirompenti è l’allargamento della possibilità di reclutare capi all’esterno (in base all’articolo 19 comma 6 della legge 165/2001).
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