Province, in arrivo trasferimenti
per oltre 30 mila dipendenti

Province, in arrivo trasferimenti per oltre 30 mila dipendenti
di Diodato Pirone
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Martedì 2 Settembre 2014, 19:57 - Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 19:57
ROMA - Eppur si muove. L’Italia delle Province, uno dei comparti pi anchilosati fra quelli dell’immobile moloch della nostra burocrazia, sta per mettersi in moto.



Siamo alla vigilia, infatti, (gli addetti ai lavori parlano del 15 settembre come data ultima) della Conferenza Stato-Regioni che sancirà l’accordo definitivo sulle competenze delle Nuove Province o Aree Vaste partorite ad aprile con la riforma Delrio. Un’intesa importante sul piano tecnico e su quello simbolico perché scuoterà migliaia di comode poltrone e metterà a soqquadro centinaia di placidi uffici. Secondo le prime valutazioni, infatti, circa 30 mila dipendenti delle vecchie Province, sui 60 mila totali, lasceranno il loro posto per cambiare ”padrone”.



Sia chiaro: nessuno perderà lo stipendio e la ristrutturazione sarà concordata con il sindacato. Ma resta il fatto che da anni un comparto dell’amministrazione pubblica italiana non affrontava una rimescolamento delle carte di questa portata. I 30 mila ex provinciali andranno in gran parte alle Regioni (ma forse senza cambiare contratto e senza i ghiotti aumenti di stipendio), qualcuno sarà assorbito dai Comuni, altri torneranno alle Aree Vaste con modalità - come vedremo - diverse da Regione e Regione. E’ possibile infine che qualcuno finisca al ministero del lavoro o ai Tribunali che paiono aver bisogno come il pane di nuovo personale.



E’ importante capire però che la valanga di trasferimenti sarà di portata diversa da Regione a Regione. Perché spetta proprio ai governatori regionali definire tutte le competenze delle Aree Vaste. Accade infatti che la Lombardia del leghista Roberto Maroni abbia deciso di assegnare alle amministrazioni targate Delrio ben 164 materie di competenza che si aggiungono alle tre più importanti concesse - per tutti gli enti - dalla riforma: manutenzione delle strade; manutenzione delle scuole superiori e pianificazione del territorio (importantissima base dei piani regolatori). Dunque le future Province lombarde saranno meno snelle di quelle della Liguria o della Calabria che invece hanno deciso di gestire in proprio molte materie ” provinciali”.



I NUOVI EQUILIBRI

A complicare il puzzle c’è poi la riforma del lavoro che, entro l’anno, chiarirà il futuro dei Centri per l’impiego provinciali e del relativo personale che forse finiranno ad una Agenzia Nazionale. «Ma al di là dei singoli aspetti tecnici, sta emergendo che questa riforma avvia un cambiamento generale degli equilibri della pubblica amministrazione italiana e del rapporto fra la politica e il territorio», spiega il sottosegretario Gianclaudio Bressa che assieme al ministro degli Affari Regionali, Maria Carmela Lanzetta, sta seguendo la riforma.



Del resto la riforma prevede la nascita di 10 Aree Vaste speciali, le Città Metropolitane (da Reggio Calabria a Roma), con l’assegnazione ai sindaci dei principali centri italiani concreti poteri di coordinamento sul territorio. Poi - se passerà la riforma della Costituzione - saranno immessi in Senato 21 amministratori comunali. Difficile non prevedere nuovi scossoni all’apparato amministrativo. Un esempio? Dall’anno prossimo il sindaco di Roma, che ha già i poteri di Roma Capitale, guiderà de facto anche la Città Metropolitana che comprende oltre 3 milioni di abitanti e avrà poteri e peso su materie delicate come i trasporti che fatalmente peseranno sugli equilibri con la Regione.



Il primo banco di prova di questi nuovi pesi politici e territoriali emergerà dalle elezioni per i nuovi consigli provinciali che si terranno fra il 28 settembre e il 12 ottobre. I consiglieri comunali delle attuali province saranno chiamati ad eleggere fra loro stessi il presidente e i consiglieri ( che non avranno stipendio) delle future Aree Vaste. Si tratterà di organii composti da un minimo di 10 membri per le Aree più piccole ai 24 della Città Metropolitana di Roma.

Sulla formazione delle liste c’è già un discreto fermento fra i partiti. I 5Stelle, ad esempio, sono allarmatissimi: hanno molti voti ma pochi consiglieri comunali e rischiano di restare fuori dai giochi anche se magari controllano Comuni importanti come Parma, Livorno o Civitavecchia (che è anche un porto e dunque sarà uno dei punti strategici della Città metropolitana di Roma). Il Pd, che verosimilmente farà il pieno di presidenti, ha invece il problema opposto: qui e là il partito è dilaniato da spinte campanilistiche che potrebbero portare a liste contrapposte. «Dal mio osservatorio però - chiosa Bressa - vedo soprattutto una spinta positiva ad un nuovo governo del territorio». Vedremo. Prima c’è lo spettacolo inedito di una fetta di burocrazia che torna a remare.



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