Pensioni, per i giovani più basse del 25%
"Anche se lavorano fino a 75 anni"

Pensioni, per i giovani più basse del 25% "Anche se lavorano fino a 75 anni"
di Claudio Fabretti
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Martedì 1 Dicembre 2015, 15:42 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 18:53
ROMA - Un miraggio, o forse anche un incubo. La pensione per i giovani si allontana sempre più. Tra i trentenni di oggi, nel 2050, «nell'ipotesi di un tasso di crescita del Pil dell'1%, molti dovranno lavorare anche fino a 75 anni, per andare in pensione».
L'allarmante previsione porta una firma autorevole, quella del presidente dell'Inps, Tito Boeri, che però non si è fermato qui. «I giovani di oggi avranno prestazioni mediamente del 25% più basse». Insomma, oltre a un interminabile ciclo di lavoro, per le nuove generazioni si prospetta anche un futuro di semi-povertà, al punto che, secondo Boeri, «avremo problemi seri di adeguatezza, che non potrebbero che aumentare nel caso di una crescita economica minore. Questo aprirà anche un problema molto serio di povertà per chi perderà il lavoro prima dei 70 anni. Occorre perciò affrontare molto seriamente il problema di introdurre strumenti forti di contrasto alla povertà», ha sottolineato il presidente dell'Inps, intervenendo al convegno “Pensioni e povertà oggi e domani”.

La simulazione dell'Inps è stata effettuata sulla base di un campione di circa 5.000 lavoratori nati nel 1980. Chi oggi ha 35 anni prenderà nell'intera vita pensionistica in media un importo complessivo di circa il 25% inferiore a quella della generazione precedente (i nati intorno al 1945) pur lavorando fino a circa 70 anni. Quando si analizzano gli importi di pensione - ha spiegato Boeri nel corso della presentazione del Rapporto Ocse “Pensions at a Glance 2015” - «bisogna tenere conto anche da quando questi assegni sono stati percepiti». Se si guarda alla distribuzione per età alla decorrenza delle pensioni dirette del Fondo lavoratori dipendenti tre quarti sono state percepite prima dei 60 anni. Secondo le proiezioni Inps per i lavoratori classe 1980 solo il 38,67% la prenderà prima dell'età di vecchiaia, che per gli attuali 35enni significa nel 2050 a 70 anni di età. Sarà più basso quindi il trasferimento pensionistico complessivo (perché percepito per meno anni), ma anche il tasso di sostituzione medio rispetto alla retribuzione che sarà intorno al 62%.

Chi ha oggi una pensione, insomma, può considerarsi fortunato. Al punto che i pensionati hanno sofferto la crisi economica meno di coloro che hanno un reddito da lavoro dipendente. La differenza tra i redditi da pensione e quelli di lavoro tra il 2007 e il 2013 si è ridotta da 5.760 euro a 4.320 euro. Nel 2013 in media i redditi erano pari a 16.280 euro per i pensionati e a 20.595 per i lavoratori dipendenti. «La povertà in Italia - ha detto Boeri - è aumentata solo sotto i 65 anni. I redditi da pensione sono stati preservati maggiormente rispetto all'inflazione».
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