Gli americani conquistano Indesit
​A Whirlpool il 60,4% del colosso

Gli americani conquistano Indesit ​A Whirlpool il 60,4% del colosso
di ​Maria Cristina Benedetti
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Sabato 12 Luglio 2014, 15:15 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 18:34
FABRIANO - Indesit lo scacco matto della Whirlpool ai cinesi della Haier. Nella grande guerra del bianco - combattuta a colpi di quote di mercato globale - il colosso degli elettrodomestici statunitense con l’acquisizione del 60,4% (il 66,8% dei diritti di voto) della multinazionale fabrianese riposiziona, dopo due anni di retroguardia, la barra della leadership di settore sull’Occidente.



L’operazione è del tipo: paga uno prende quattro. L’accordo, stretto in queste ore con la dinastia marchigiana, garantirà infatti al gigante industriale a stelle e strisce il primato in quattro Paesi: Francia, Russia, Italia e Inghilterra. Un patto - quello raggiunto con Fineldo, la holding della famiglia Merloni - che ha un peso economico da 758 milioni, pari a 11 euro per azione. Per chiudere l’operazione, Whirlpool lancerà un’opa sulle rimanenti azioni Indesit ed entro fine anno arriveranno l’approvazione del tribunale di Ancona e le autorizzazioni dell’Antitrust.



Fine della cronaca di una vendita annunciata. Fine di un modello - quello dello sviluppo senza fratture - che portò il made in Marche del capostipite Aristide alla ribalta internazionale. Fine di un brand nazionale, perché con Indesit che va agli americani un altro pezzo pregiato del nostro sistema industriale - il più pregiato della terra marchigiana - passa di mano. Fine, e inizia tutta un’altra storia dove Fabriano non sarà più epicentro, ma snodo: dal matrimonio tra Indesit e Whirlpool potrebbe nascere un gigante europeo da circa 5 miliardi di fatturato l’anno che lascerebbe indietro la rivale tedesca Bosh-Siemens e spiazzerebbe gli svedesi di Elettrolux.



Scacco matto. Stessa mossa, stesso effetto anche per il fronte marchigiano. Sulla scacchiera globale, il passaggio del pacchetto di maggioranza di Indesit Company non è stato confezionato come una vendita per fare cassa, ma come un matrimonio per esaltare le caratteristiche di ognuno. La dimostrazione è nei fatti: delle tre offerte vincolanti ricevute dall’advisor Golden Sachs, quella statunitense è stata sempre ritenuta - mettendo d’accordo tutta la famiglia - la più interessante anche se non la più alta in valore assoluto. In sintesi Whirlpool garantirebbe, più di qualunque altro gruppo, le radici italiane. Ed è proprio nella complementarietà la chiave di volta di un’operazione che - patti chiari - vorrebbe mettere al centro l’interesse della storica azienda fabrianese: il fattore economico, i contenuti industriali, le ricadute occupazionali, il futuro di un gruppo che ora è la somma di due. Sulla carta, niente strappi per i 69 mila dipendenti Whirlpool e per i 16 mila Indesit, che in Italia sono quattromila a testa. Così si integrano le strategie: il gruppo americano punta a colmare lacune di mercato soprattutto sul versante europeo; la multinazionale marchigiana, reduce da una dura trattativa sindacale, ha l’obbligo - se non altro morale - di non tradire il patto territoriale delle origini. L’obiettivo, per entrambi, è quello di mantenere il vigore del presidio italiano. S’innalzano i muri di contenimento di un accordo che - sono le parole di Jeff Fettig, presidente e chief executive officer di Whirlpool Corporation - punta alla “creazione di valore per gli azionisti”.



Non è un caso che il colosso americano come prima mossa abbia incontrato le istituzioni locali per non sconquassare un’azienda che è la storia stessa dello sviluppo di una regione; e come seconda abbia fatto circolare la voce che la famiglia Merloni continuerà ad avere un ruolo. Il futuro integrato - con Whirlpool leader in States e Sud America e Indesit da record in Russia ed Est Europa - è già qui, con la Borsa che ci mette il sigillo. A poche ore dalla firma del patto, Piazza Affari premia la svolta: la dinastia del bianco marchigiana guadagna il 3,04%. Scacco. Ma già corre voce che sia la fine di un feudo.
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