Alitalia, da Palazzo Chigi fumata nera
niente accordo. In campo Fintecna

Alitalia, da Palazzo Chigi fumata nera niente accordo. In campo Fintecna
di Umberto Mancini
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Martedì 8 Ottobre 2013, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 13:50
E' Fintecna, una delle societ della Cassa Depositi e prestiti, la nuova carta, ma non l’unica, che il governo vuole giocare per il salvataggio di Alitalia. Colpo di scena quindi dopo il lungo vertice a Palazzo Chigi nel corso del quale le Ferrovie hanno presentato un piano articolato d’integrazione e una serie di condizioni per entrare in pista. Ma i paletti messi da Moretti - in sostanza il manager ha chiesto di avere pieni poteri sulla compagnia aerea - sono stati considerati troppo vincolanti dal premier Enrico Letta che ha scelto di cambiare strada e di stoppare il decollo. Fumata nera quindi o quasi. E tensione alle stelle tra i soci mentre scorre veloce il conto alla rovescia verso l’assemblea del 14 ottobre, chiamata a decidere sulla ricapitalizzazione da 300 milioni.





PERCORSO IN SALITA

Scontato sottolineare che il percorso resta in salita, con tanti ostacoli da superare. Dal vertice, che si è aggiornato ad oggi, è emersa comunque la volontà del governo di non mollare la presa. Scartata l’opzione Fs, Letta e il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, hanno assicurato ai partecipanti al summit - banche e principali azionisti italiani - che verrà comunque individuato un soggetto pubblico - Fintecna o un altra società pubblica appunto - in grado di supportare lo sviluppo di Alitalia. Di dare cioè garanzie per controbilanciare il potere di Air France. Parigi, che ha il 25% del capitale, resta al momento l’unico partner industriale possibile.





TRATTATIVA AD OLTRANZA

Nonostante l’ottimismo di alcuni soci che hanno partecipato all’incontro, al momento le risorse necessarie alla sopravvivenza della compagnia aerea non ci sono. Tutto resta sospeso, sulla carta. Non c’è infatti ancora nessun impegno formale da parte dell’esecutivo sull’entità dell’intervento e sui tempi. L’obiettivo resta quello già noto di non lasciare Alitalia appesa al suo destino, tutelando, per quanto possibile, posti di lavoro e l’indotto. Non solo. Dal premier e dai ministri delle Infrastrutture Maurizio Lupi, e da quello dello Sviluppo, Flavio Zanonato, si è puntata l’attenzione anche sullo scalo di Fiumicino che non può esser ridotto ad un hub di serie B. Insomma, il messaggio inviato a Parigi appare chiaro. Più nebulose le modalità con le quali lo Stato vuole far sentire la sua presenza.





IL NODO CDP

Il coinvolgimento di Fintecna - il cui nome è stato fatto più volte durante il vertice - non è comunque scontato. Anche qui, come nel caso della Cdp, che controlla la società, ci sono dei vincoli statutari da superare. E’ vero però che un «veicolo pubblico» deve essere individuato perchè le banche, non solo nella riunione di oggi, hanno sottolineato che sono disposte ad aprire il portafoglio solo se il piano di salvataggio vedrà lo Stato coinvolto. Sulla stessa linea i fornitori della compagnia, Adr ed Eni che vantano crediti milionari. Non è escluso che il governo, dopo un braccio di ferro che potrebbe durare a lungo, riesca a convincere gli istituti di credito ad anticipare i soldi per poi intervenire con più calma in una seconda fase, cioè dopo l’assemblea del 14. Una soluzione che non è vista positivamente dell'ad di Alitalia Gabriele Del Torchio e del presidente, Roberto Colaninno, che sono in pressing costante per chiudere subito la partita. I Benetton hanno invece fatto sapere che sottoscriveranno la loro quota di aumento di capitale a prescindere dalle decisioni del governo. Posizione di attesa sia per Unicredit, rappresentata dall’ad Federico Ghizzoni, che per Intesa Sanpaolo, era presente al vertice il direttore generale Gaetano Miccichè, convinti entrambe che alla fine, forse già oggi, una soluzione positiva verrà individuata.





IL RUOLO DI SACCOMANNI

Al termine del vertice Enrico Letta ha voluto fare il punto con il ministro Saccomanni. Non c’è infatti solo l’opzione Fintecna sul tavolo (dovrebbe rilevare una quota del 15-20%), anche se escluso al momento un intervento diretto del Tesoro, che avrebbe il sapore di una nazionalizzazione. Di certo con la Cassa Depositi e Prestiti sono stati attivati tutta una serie di contatti per individuare la strada più logica e coerente. Prestissimo Saccomanni tirerà le somme. «Sono convinto -a ha detto al termine della riunione un azionista di Alitalia - che in tempi rapidi il nodo verrà sciolto, la determinazione a stringere il cerchio è fortissima». Di fatto - e su questo sono tutti d’accordo - si vuole arrivare al 14 ottobre con una scelta precisa. In grado di consentire al fronte italiano di trattare da una posizione di forza o quanto meno alla pari con il colosso francese.