Yara, marocchino fermato per omicidio:
incastrato dalle intercettazioni

Yara Gambirasio
Yara Gambirasio
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Domenica 5 Dicembre 2010, 11:41 - Ultimo aggiornamento: 1 Gennaio, 19:52
ROMA (5 dicembre) - E' in stato di fermo per l'omicidio di Yara il marocchino (non tunisino come si credeva inizialmente) bloccato ieri pomeriggio su un traghetto. Gli investigatori sospettano, infatti, che la ragazza sia stata uccisa ed il suo cadavere occultato. Il marocchino era partito da Sanremo e diretto in Africa: era stato trattenuto dai militari perché «fortemente sospettato» di essere coinvolto nella vicenda della scomparsa di Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni sparita nel nulla il 26 novembre scorso a Brembate Sopra, in provincia di Bergamo. Un investigatore del comando provinciale dei Carabinieri di Bergamo ha smentito la voce circolata in precedenza che sia stato fermato anche un italiano.



Sarebbero alcune intercettazioni a incastrare il marocchino accusato dell'omicidio e del sequestro di persona di Yara. Secondo indiscrezioni sono alcune le frasi che proverebbero che l'uomo avrebbe partecipato alla scomparsa della minore. «Che Allah mi perdoni, ma non l'ho uccisa io» è una delle frasi che avrebbe esclamato l'uomo dopo essere stato bloccato sabato sera dai carabinieri a bordo di una nave che si stava dirigendo a Tangeri. E ancora «Non sono stato io» sarebbe una frase contenuta nelle intercettazioni telefoniche. L'intercettazione nella quale avrebbe pronunciato la frase risale ad alcuni giorni prima che l'uomo si imbarcasse sulla nave a bordo della quale è stato fermato. È stata questa telefonata che ha indirizzato su di lui il sospetto degli investigatori e che, unitamente al fatto che l'uomo volesse tornare nel suo paese, ha fatto scattare il fermo, motivato anche dal pericolo di fuga.



L'uomo ha 22 anni. Sarebbe residente a Montebelluna, in provincia di Treviso. A quanto si è appreso, nel corso dell'interrogatorio sostenuto oggi, secondo le poche indiscrezioni trapelate, il giovane avrebbe «fornito le sue giustificazioni». L'interrogatorio è stato condotto dal pm di Bergamo, Letizia Ruggeri, sulla vicenda i carabinieri mantengono il massimo riserbo.



Secondo quanto riferiscono alcune fonti l'uomo sarebbe un operaio del cantiere alla periferia di Brembate Sopra dove in questi giorni si erano concentrate le ricerche della ragazza dopo che i cani avevano fiutato tracce di Yara nella zona. A insospettire gli investigatori la decisione dell'uomo di lasciare lavoro e casa all'improvviso e imbarcarsi per il Marocco. Investigatori e inquirenti stanno cercando di inquadrarne il ruolo nella vicenda. Potrebbe comunque aver visto qualcosa accaduto nel cantiere di Mapello, unico luogo in cui Yara sembra essere stata dopo la sua sparizione, intorno alle 18,30 del 26 novembre. A quanto si è saputo, non sono nemmeno ancora bollate come del tutto inattendibili le testimonianze di due persone che avrebbero notato la presenza di due uomini, intorno a quell'ora, vicino al centro sportivo. Compresa quella di Enrico Tironi, il diciannovenne vicino di casa della ragazza che raccontò di aver visto Yara in compagnia di due uomini, denunciato per procurato allarme ma poi risentito nei giorni successivi. Negli ambienti investigativi vige la consegna del silenzio sulla posizione del fermato, mentre le indagini non conoscono tregua per scoprire la sorte della giovane promessa di atletica ritmica che sembra inghiottita dal nulla. Il sindaco di Brembate, Diego Locatelli, rispondendo ad alcune domande sulla svolta delle indagini nella scomparsa di Yara Gambirasio e in particolare sul rischio che il paese se la prenda con gli extracomunitari, mette le mani avanti:«Sono sicuro che la comunità saprà reagire con calma e razionalità, anche se ovviamente la speranza di tutti noi è che questa storia finisca bene. No, non ci sarà nessuna caccia all'uomo. Non è questa la reazione che mi aspetto dai miei cittadini e sono sicuro che non sarà così». Alle parole del sindaco ha replicato uno dei cittadini che invece sono arrivati a protestare contro gli extracomunitari nei pressi della villa dei Gambirasio. «Il sindaco dice cose da sindaco - ha detto uno di loro - io la penso da cittadino». Un cartello xenofo è comparso vicino alla casa della ragazza.



Il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Roberto Tortorella, si è recato nell'abitazione dei genitori di Yara per comunicare gli ultimi sviluppi delle indagini sulla scomparsa della figlia Yara. Il comandante si è fermato a casa Gambirasio per una trentina di minuti e uscendo non ha voluto dire nulla.



Ricerche concentrate sui boschi. I mezzi e i volontari impegnati nella ricerca di Yara si sono diretti, improvvisamente, come a seguito di una segnalazione, nei boschi sulla collina in territorio del comune di Ambivere, a pochi chilometri da Brembate. Le forze dell'ordine hanno sbarrato le stradine di campagna, nei pressi di un centro sportivo, e hanno cominciato a perlustrare i prati e i campi di granoturco. Al momento non si è riusciti a sapere se in questa area le ricerche siano state dirette da una nuova segnalazione. Perlustrazioni fino all'arrivo del buio comunque si sono svolte anche in altre zone dei dintorni, e si parla con insistenza di un'area molto impervia dove si trovano delle cave e dove sarebbe molto facile far sparire definitivamente qualunque cosa. Oggi, come era già successo ieri, alle ricerche si erano aggiunti anche tutti quei volontari che lavorano dal lunedì al venerdì e hanno voluto dedicare il sabato e la domenica a Yara. Circa trecento persone in più hanno quindi battuto ancora palmo a palmo campagne e boschi, rifiutando di credere all'epilogo più drammatico per questa vicenda, ossia che Yara sia stata uccisa. «Finchè non si sa nulla di sicuro - ha detto un volontario del Soccorso alpino - noi continueremo a cercarla sperando di trovarla viva».
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