Yara, intercettata la madre di Bossetti
Le prime crepe nella difesa di Massimo

Yara, intercettata la madre di Bossetti Le prime crepe nella difesa di Massimo
di Claudia Guasco
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Martedì 24 Giugno 2014, 11:05 - Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 10:11

BERGAMO - Una cimice piazzata a casa di Massimo Giuseppe Bossetti quattro giorni prima che il muratore di Mapello venisse fermato.



Obiettivo: incastrare i presunto assassino di Yara Gambirasio, che da lì a poche ore sarebbe stato sottoposto all’alcoltest (con conseguente esame del dna) che lo ha portato dritto in cella di isolamento. Perché se è vero che l’inchiesta sulla morte della giovane ginnasta è aperta da tre anni e mezzo, le indagini decisive sono partite solo da una settimana, con l’identificazione dell’uomo che l’avrebbe uccisa. E così si ricomincia, analizzando i filmati delle telecamere a caccia dell’auto o del furgone su cui Bossetti avrebbe caricato Yara, spulciando le utenze agganciate dalle celle. Ma anche interrogando testimoni e mettendo in campo intercettazioni ambientali.

CONFIDENZE AL FIGLIO

Un’intercettazione decisiva sarebbe stata quella nell’abitazione di Ester Arzuffi, sottoposta al prelievo di dna il 27 luglio 2012.

Come si legge nell’ordinanza del gip Ezia Maccora, «dalla comparazione del profilo genetico di costei con quello del soggetto di sesso maschile definito Ignoto 1 emergeva la sostanziale certezza del rapporto di maternità naturale tra i due soggetti». La relazione allegata agli atti, datata 13 luglio 2014, rileva che «la comparazione del profilo genetico del soggetto di sesso maschile definito Ignoto I con quello del soggetto di sesso femminile identificato come “206-446 Arzuffi Ester mito 321” ha mostrato per tutti i 21 marcatori autasomici analizzati la sistematica condivisione di una caratteristica genetica (allele)».

Ciò significa che la signora Arzuffi ha una probabilità del 99,999% di essere la madre naturale dell’uomo il cui dna è stato trovato sul corpo di Yara. Così domenica scorsa a Massimo Bossetti, «residente a Mapello, in una zona compatibile con l’area di commissione del delitto, di professione muratore», viene prelevato con uno stratagemma un campione di saliva e nella notte tra il 15 e il 16 giugno gli esperti accertano la sovrapponibilità del suo dna con quello di Ignoto 1. Ma da venerdì a lunedì pomeriggio tutta la famiglia è messa sotto stretta osservazione, a cominciare da Ester subito sottoposta a intercettazione in casa. Questo perché dalle sue conversazioni gli investigatori volevano capire se avesse confidato al figlio che il vero padre era l’autista di Gorno Guerinoni, morto nel 1999, e verificare se Massimo Giuseppe avesse la consapevolezza di essere Ignoto 1.

IL CENTRO ESTETICO

Quando durante l’interrogatorio viene informato dal gip di chi è figlio, Massimo Bossetti resta di sasso. Nega tutto e la sua autodifesa per un po’ fila via liscia. Fino a quando due inciampi «ci fanno capire, al di là della prova del dna, che è proprio lui la persona che stavamo cercando», dicono gli investigatori. Il primo è il fatto che per tornare dal cantiere di Palazzago alla casa di Mapello allungasse il tragitto di venti minuti pur di passare davanti alla palestra di Mapello, il secondo è la contraddizione in cui cade quando gli viene chiesto della sua frequentazione del centro estetico di via Sorte a Brembate, a 150 metri dalla villetta dei Gambirasio. «Ci sono andato qualche volta, tanto tempo fa», afferma. Non è vero: la titolare ha riferito che Bossetti era un assiduo frequentatore di ”Oltreoceano”, dove si recava almeno due volte alla settimana. Nei prossimi giorni i carabinieri del Ris cominceranno i rilievi sul materiale sequestrato al muratore: inizieranno dai suoi veicoli, un autocarro e un’automobile, dove è più difficile eliminare del tutto eventuali tracce rispetto agli abiti, ai coltelli della cucina e agli arnesi da lavoro che verranno analizzati. E mentre il difensore di Bossetti, l’avvocato Silvia Gazzetti, valuta un possibile ricorso al Tribunale del riesame per chiedere la scarcerazione del manovale, il procuratore capo di Bergamo ribadisce: «Credo che si possa tranquillamente andare a giudizio immediato. La decisione di richiederlo spetta al pm Ruggeri, ma ritengo di sì, che si possa fare».

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