Ammissione all'Università, per 1 su 3
la scelta è questione di classe sociale

Ammissione all'Università, per 1 su 3 la scelta è questione di classe sociale
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Sabato 29 Agosto 2015, 16:23 - Ultimo aggiornamento: 16:44
ROMA - Migliaia di persone si ritroveranno davanti ai cancelli degli atenei, una folla occuperà le aule e si darà battaglia all’ultimo sangue. No, non è la rivoluzione: torna invece l’appuntamento annuale con i test di ingresso. Ingegneria, Medicina, Economia, Professioni Sanitarie: ben 1 ragazzo su 2 tra i 1500 intervistati da Skuola.net ne affronterà più di uno. Il 70% del popolo del test è composto da neodiplomati al primo tentativo, mentre tra gli altri più della metà è almeno al secondo. Tutto per strappare un biglietto per il paradiso: una laurea che assicura un posto di lavoro.



L’interesse per la materia infatti non è più determinante per la scelta del corso di laurea, almeno per una buona fetta di coloro che diventeranno medici, infermieri, ingegneri e così via. Solo circa la metà si dice mosso in prevalenza dal cuore. Uno su 3, invece, confessa di voler intraprendere un corso di studi a numero chiuso per le prospettive lavorative o di guadagno, sulla carta più promettenti di quelle che offre un corso di laurea ad accesso libero. Tra questi ambiziosi, ci sono soprattutto i maschietti.



E allora si è pronti al tutto per tutto per giocarsi le proprie carte per il balzo sociale da “probabile precario” a “professionista di successo” che alcuni corsi di laurea sembrano promettere ai giovani. Per questo non esistono ritirate: il piano B in caso di fallimento del test preferito, per ben il 62% degli intervistati, è riprovarci. C’è chi si iscriverà ad un corso simile, per cominciare a dare esami da farsi riconoscere, e riproverà l’anno dopo (33%). C’è chi, invece, proverà a battere altre strade universitarie, ma sempre con il pallino sostenere di nuovo il test (18%). Non manca poi chi si getterà sulla preparazione matta e disperatissima (ed esclusiva) del test del 2016, o chi proverà con il “trucco” delle università estere (3%).



Ma quali sono i corsi a numero chiuso preferiti dal popolo dei test di ingresso? Potrà stupire l’incredibile successo delle Professioni Sanitarie, scelte da ben 2 intervistati su 5. Segue il test di Medicina o Odontoiatria, su cui punta 1 ragazzo su 5. Poi troviamo Scienze della Formazione Primaria (15%), Ingegneria (10%), Economia (7%). Architettura e Veterinaria fanalino di coda: puntano su questi test il 6% e il 3% degli intervistati.



La ricerca mette in luce come esistono ancora evidentemente lauree “da ragazza” e “da ragazzo”. Sono soprattutto donne coloro che dichiarano di voler sostenere il test di Scienze della formazione Primaria e delle Professioni Sanitarie, mentre i ragazzi compongono gran parte di coloro che hanno scelto Ingegneria ed Economia. Parallelamente, Medicina è la scelta dei liceali, mentre gli studenti del tecnico si orientano sul test di Ingegneria o Economia.



La guerra per un posto al sole (o, per lo meno, all’università) è preparata con impegno dalle aspiranti matricole. Ben il 65% sta studiando da mesi per la sfida. Uno su 10, addirittura, sostiene di avere iniziato un anno fa. Il metodo migliore per farlo? Internet. Ben circa 1 su 2 ritiene particolarmente efficaci le simulazioni online (e forse, anche economiche) per esercitarsi, circa il 38% invece sceglie i testi cartacei. I rimanenti preferiscono invece i corsi di preparazione (7%) e le lezioni private (2%)



Dovrà quindi, probabilmente, dire grazie al materiale low cost del web quel 71% di candidati al test di ingresso che ha speso meno di 100 euro per prepararsi al test. Non sono pochi, tuttavia, quelli che hanno investito parecchio in questo appuntamento con il proprio futuro. Se il 18% ha speso tra i 100 e i 300 euro, il 5% è arrivato a 500 euro e il 6% ha addirittura superato questa soglia.



Come andrà a finire? Tutto si saprà a settembre, mese in cui si concentreranno le prove d’ammissione. Fino all’ultimo il mese autunnale è stato in ballottaggio con il primaverile aprile come teatro dei test: ma i ragazzi sono stati ben contenti che, alla fine, l’abbia spuntata. Ben il 62% è infatti d’accordo con il ministero nel fissare le prove in questo periodo dell’anno. Anche novembre sarebbe un’opzione plausibile per ben il 22% degli intervistati. Pochissimi ripeterebbero l’esperienza del 2014 di aprile: solo il 5%. Pari insuccesso la proposta di luglio (5%) e gennaio (6%).
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