Statali, nel mirino le buonuscite
e l'età di pensionamento delle donne

Il ministro Tremonti
Il ministro Tremonti
di Diodato Pirone
3 Minuti di Lettura
Domenica 23 Maggio 2010, 14:17 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 21:36
ROMA (23 maggio) - I tagli ai dipendenti pubblici restano uno dei pilastri della manovra in arrivo. Se da una parte il Tesoro sembra aver rinunciato all’una tantum straordinaria del 10% sugli stipendi dei dirigenti pubblici con stipendi superiori ai 75 mila euro nelle ultime ore trova ulteriore conferma un nuovo intervento sull’età pensionabile delle donne che lavorano per la pubblica amministrazione unito anche a una sforbiciata alle liquidazioni che riguarderebbe tutti i 3,5 milioni di statali.



Iniziamo dalle pensioni delle donne. Il provvedimento allo studio prevede l’innalzamento dell’età pensionabile di un anno ogni 18 mesi e non più ogni 24 mesi come attualmente previsto: in pratica, se la norma sarà confermata, le dipendenti pubbliche andranno a riposo (come gli uomini) a 65 anni nel 2016 e non più nel 2018. Ecco le nuove soglie di innalzamento previste: 62 anni a luglio 2011; 63 anni a gennaio 2013; 64 anni a luglio 2014 e 65 anni nel 2016.



Sulle liquidazioni, invece, le ipotesi in campo sono più di una e non è detto che il testo finale contenga norme su questo punto. Lo staff di Tremonti (che ieri ha avuto un nuovo colloquio con il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano) punta ad ottenere risparmi unificando dal 2011 il trattamento dei lavoratori pubblici e di quelli privati.



Dall’anno prossimo i contributi per la buonuscita sarebbero per tutti del 6,91% ovvero pari a quanto versano le imprese private - senza prelievi a carico dei lavoratori - per il Tfr o per il Fondo pensione dei loro dipendenti. Attualmente sul versante delle buonuscite statali lo scenario è molto più confuso. Infatti, ai dipendenti degli enti locali è riconosciuto un contributo annuo per la ”buonuscita” del 6,10% che però è a carico del datore di lavoro solo per il 3,60%. Il contributo inoltre viene ”calcolato” su 15 mensilità. Per gli statali veri e propri, invece, il contributo è del 7,10%, parte del quale è a carico dal lavoratore e l’ammontare viene calcolato su 12 mensilità.



Il Tesoro, insomma, punta o ad aumentare i contributi a carico dei lavoratori pubblici o a ridurre quelli a carico dell’amministrazione. E sempre sul fronte liquidazioni prende corpo l’ipotesi di pagare in più anni la parte delle liquidazioni che supera i 40 mila euro.



Non è finita. Sul fronte dei dipendenti pubblici verranno ulteriormente limitati i trattenimenti in servizio per chi ha raggiunto l’età pensionabile ed eliminata la possibilità di mantenere uno stipendio più alto ai dirigenti che perdono il posto. L’insieme dei tagli allo studio consentirebbe allo Stato di risparmiare - per i soli dipendenti della Sanità - ben 1.130 milioni nel 2012. Questo, almeno, è l’ammontare prevista della riduzione del contributo dello Stato al Servizio Sanitario Nazionale. Sembra certo, inoltre, il blocco dei contratti anche per le forze armate e quelle di polizia che assicurerebbe un risparmio dai 200 ai 700 milioni. Ai militari verrebbero tagliati una serie di trattamenti particolari: via l’indennità di comando agli ufficiali senza reparto; indennità operativa ridotta al 70% di quella del 2009; soppressione dello ”stato di ausiliario” a chi va in pensione.



L’unica buona notizia, insomma, è il ritiro del taglio del 10% sugli stipendi dei dirigenti.
Il Tesoro si sarebbe arreso di fronte alla probabile valanga di ricorsi. Inoltre poiché la liquidazione degli statali viene calcolata sull’ultimo stipendio, la norma - pensata come una tantum - avrebbe potuto danneggiare enormemente solo i dirigenti destinati ad andare in pensione nel 2011 rendendola incostituzionale.



La giornata di ieri ha portato anche la conferma della finestra unica d’uscita per tutti i pensionandi: autonomi, pubblici e privati. Questo vuol dire che alcuni autonomi andranno a riposo a 66 anni e mezzo mentre i dipendenti potranno sfiorare i 66 anni. Nell’ambito della lotta all’evasione fiscale è probabile il ritorno di qualche limitazione nell’uso del contante: il tetto era stato portato a 12.500 euro all’inizio della legislatura. Forse tornerà l’obbligo di pagare non in contanti i professionisti oltre una determinata soglia. Il governo Prodi l’aveva fissata a 100 euro dal luglio 2009 ma poi era saltata ora si parla di 250 euro. Infine sembra farsi strada l’ipotesi di un nuovo condono edilizio da 5 miliardi. Nessuna conferma ufficiale ma nonostante la gran massa di misure messe in cantiere, il Tesoro pare ancora lontano dal traguardo dei 25 miliardi da reperire.
© RIPRODUZIONE RISERVATA