Scajola: infangato da processo mediatico
Di Pietro presenta mozione di sfiducia

Claudio Scajola (foto Maurizio Brambatti - Ansa)
Claudio Scajola (foto Maurizio Brambatti - Ansa)
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Lunedì 3 Maggio 2010, 10:27 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 23:49
ROMA (3 maggio) - Nuove accuse al ministro Claudio Scajola, sulla vicenda dell'acquisto nel 2004 di un appartamento a Roma con vista sul Colosseo. Il ministro presto verr sentito dai pm di Perugia come persona informata dei fatti.



Scajola, il cui nome compare nell'inchiesta in corso a Perugia sugli appalti per i Grandi eventi, ha assicurato: «Il 14 maggio andrò dai magistrati e dopo mi presenterò in Parlamento. Non sono indagato e le cose che ho letto oggi sono le stesse di quattro giorni fa e vengono fuori cose curiose che sono contraddittorie». Il chiarimento in Parlamento era stato già chiesto da Pd, che aveva avvertito: Scajola chiarisca o si dimetta. Intanto l'Italia dei Valori ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti del ministro.



La difesa di Scajola. Il ministro ritiene di essere «sottoposto di fatto a un vero e proprio processo mediatico che si basa su dichiarazioni rese da terzi il cui contenuto» gli è «ignoto ed in una vicenda nella quale l'unico dato realmente certo» è che non è indagato, ha affermato lo stesso ministro in una nota, in cui aggiunge: «In questa situazione, nella quale la mia persona è quotidianamente "infangata", ho dato mandato al mio legale di intraprendere tutte le iniziative che si renderanno necessarie a mia tutela».



«Ancora oggi - prosegue il ministro - sui principali quotidiani a tiratura nazionale, sono pubblicati ampi stralci di affermazioni che sarebbero state rese da persone sentite nel corso delle indagini preliminari. È oramai parecchio tempo che ciò avviene con la peculiarità che, ogni giorno, le dichiarazioni riportate sui quotidiani si arricchiscono di nuovi particolari, anche contrastanti con quanto già pubblicato, ed asseritamente riferiti da soggetti ascoltati nell'indagine». Tutto ciò, continua Scajola, «accade senza che l'Autorità giudiziaria competente sia in grado di arginare questa inarrestabile ed illegittima divulgazione di notizie».



Le nuove accuse.
Scajola aveva escluso di aver ricevuto altri soldi per l'acquisto nel 2004 di un appartamento a Roma con vista sul Colosseo - che afferma di aver pagato 610mila euro - ma ora spunta un'altra versione e il titolare del ministero dello Sviluppo economico viene smentito da due testimoni. «Il giorno del rogito portai gli assegni circolari direttamente al ministero, dove si doveva stipulare l'atto. Ricordo che erano presenti il ministro Claudio Scajola, le due venditrici e il notaio. Consegnai i titoli direttamente al ministro», ha raccontato l'architetto Angelo Zampolini, nel verbale del 23 aprile scorso, di cui riferiscono oggi Corriere della Sera e Repubblica.



La versione di Zampolini. Zampolini smentisce dunque la versione fornita dallo stesso ministro, il quale ha sempre escluso di aver ricevuto altri soldi oltre ai 610.000 euro ch e risultano nel documento notarile per l'acquisto della casa di via del Fagutale a Roma. Il racconto dell'architetto coinciderebbe con quello delle sorelle Papa, le due proprietarie venditrici dell'appartamento acquistato dal ministro. «Vi darò una versione che non vi sembrerà credibile - dice ai magistrati Zampolini, secondo quanto risporta il Corriere della Sera - perché io quei soldi li ho ricevuti da un cittadino tunisino che collaborava con Anemone, ma non saprei come rintracciarlo». I magistrati lo informano che i carabinieri del Ros hanno rintracciato il tunisino (si tratta di Laid Ben Fathi Hidri, l'autista di Angelo Balducci che ebbe il compito di prelevare i soldi in contanti e di consegnarli a Zampolini) e che l'uomo ha già ammesso di aver consegnato «buste dal contenuto sconosciuto a vari soggetti, alcuni anche ministri».



La Procura di Perugia, inoltre, sta facendo accertamenti anche su una casa del quartiere Monti, a Roma, venduta nel 2004 per circa 400 mila euro, da un figlio dell'ex ministro per le infrastrutture Pietro Lunardi a Claudio Rinaldi, numero due di Angelo Balducci e poi commissarrio per i Mondiali di nuoto e per il G8 della Maddalena. Secondo Repubblica, si trattava di una casa «praticamente invendibile perché gravata da abusi». Interrogato nei giorni scorsi a Perugia - scrive il quotidiano - Rinaldi, ha dichiarato: «Intendevo ristrutturarlo e rivenderlo. Ma per complicate ragioni di condoni non eseguiti, quell'immobile venne sequestrato e io ne sono ancora proprietario».



Sono «pura fantasia tutti gli addebiti» rivolti a Diego Anemone, hanno replicato i difensori del costruttore. I legali hanno parlato di «vicende senza il benchè minimo riscontro». Anemone nega di avere messo a disposizione dell'architetto Angelo Zampolini il denaro dal quale sono stati poi ricavati gli assegni circolari utilizzati - secondo la procura di Perugia - anche per l'acquisto della casa di Scajola. «Non ho dato denaro a nessuno, tanto meno ad Angelo Zampolini, e non ho contribuito ad acquistare le case di nessuno», ha detto il costruttore.



Il Pd: Scajola riferisca in Parlamento. «Dopo aver formalizzato ai presidenti di Camera e Senato la nostra richiesta di invitare il ministro Scajola a riferire in parlamento in tempi rapidi sulla vicenda relativa a una compravendita immobiliare, i gruppi del Partito Democratico, qualora si trovassero di fronte ad una reiterata indisponibilità del ministro dello Sviluppo economico, adotteranno ogni necessaria iniziativa parlamentare nei confronti del ministro Scajola», hanno detto i capigruppo di Camera e Senato Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, ipotizzando il ricorso del Pd alla mozione di sfiducia contro il ministro dello Sviluppo Economico.



L'Idv presenta mozione di sfiducia per Scajola. «Usciamo dal ridicolo e dalla ipocrisia. Mi pare che ci siano elementi tali per cui, a prescindere dal fatto giudiziario, ci sia una responsabilità politica grossa come una casa», ha detto il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. «Politicamente parlando è stato preso con il sorcio in bocca: vai a casa Scajola».



«Alla luce delle ultimi fatti a lui attribuiti, riteniamo che il ministro Claudio Scajola non possa esimersi dal venire in Parlamento per un chiarimento sul suo presunto coinvolgimento nell'ambito dell'inchiesta sul G8 di L'Aquila», ha affermato il presidente dei senatori Udc, Gianpiero D'Alia.



Il Pdl lo difende, ma i finiani vanno all'attacco. «Il ministro Scajola ha detto a tutti che ha la coscienza a posto e io gli credo senza nessuna riserva», ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, esprimendo la sua solidarietà al collega di governo. «I processi fatti sui mezzi di informazione - ha aggiunto il ministro - sono contro lo Stato di diritto e io sono per lo Stato di diritto, quindi solidarietà a Scajola». «Credo alle parole del ministro Scajola perché conosco la sua rettitudine e la sua onestà. L'opposizione sta alzando un polverone in maniera del tutto strumentale», ha dichiarato in una nota il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi.



Granata: opportuno un passo indietro. «È giusto che Scajola venga a chiarire in Parlamento», ha detto il deputato finiano del Pdl Fabio Granata. «Ferma restando la solidarietà umana, chi è colpito da accuse circostanziate - tali da negare, evidentemente, l'esistenza di un fumus persecutionis - dovrebbe fare un'autonoma riflessione politica, e anteporre alle proprie legittime aspirazioni di esercitare l'azione di governo l'opportunità di fare un passo indietro per il bene del Paese e della maggioranza stessa», aveva già affermato Granata.



Zingaretti: qual è l'agenzia imobiliare di Scajola? «Sono un iper garantista e fino all'ultimo grado di giudizio per me una persona è innocente. Certo che 180 metri quadri a 600 mila euro con vista sul Colosseo per qualsiasi romano che cerca casa o che paga l'affitto è qualcosa di surreale. Probabilmente se dessero ai romani il contatto con l'agenzia immobiliare che ha favorito questo affare ci andrebbero tutti». Lo ha detto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. «O è circonvenzione di incapace - ha aggiunto Zingaretti - o c'è qualcosa che non sappiamo, oppure qualcosa non torna».
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