Ruby, un milione di donne nelle piazze
urlano indignate: «Se non ora, quando?»

Piazza del Popolo gremita (foto Roberto Monaldo - Lapresse)
Piazza del Popolo gremita (foto Roberto Monaldo - Lapresse)
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Domenica 13 Febbraio 2011, 13:41 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 22:58

ROMA - Un milione di donne sono scese nelle piazze di tutta Italia e nel mondo per la grande kermesse organizzata dal comitato "Se non ora quando" in pi di 230 citt italiane e in una trentina all'estero: basta con le offese alla dignit delle donne, la parola d'ordine, alla quale si è sommata la richiesta delle dimissioni di Silvio Berlusconi. Nelle piazze non solo donne, ma anche molti uomini. Tantissimi i cartelli e gli striscioni, assenti invece le bandiere di partito.

«Siamo più di un milione nel mondo. Ci siamo appena contate», ha annunciato l'attrice Angela Finocchiaro dal palco di piazza del Popolo, strapiena, a Roma, sede principale della manifestazione. Erano 100mila, secondo gli organizzatori, le donne che hanno partecipato a Milano, in linea con le altre città italiane (sul palco Dario Fo, Franca Rame, Claudia Mori e tra i partecipanti anche Sara Giudice, la consigliere del Pdl che ha promosso la raccolta di firme per chiedere le dimissioni di Nicole Minetti); a Napoli 50mila persone, 100mila a Torino, 50mila a Bologna, 10mila a Palermo e Catania, svariate migliaia da Venezia a Genova, da Messina a Trieste a Catania, Cosenza, Pesaro, Bari, Pescara, L'Aquila e altre città ancora.

Le manifestazioni all'estero. Le iniziative principali si sono tenute a Londra, Parigi e Bruxelles. Donne in piazza anche a New York, ma perfino in Bangladesh vi sono state manifestazioni. Iniziative anche in Mozambico, Corea, Nepal e alle Hawaii. A Parigi oltre un migliaio di italiani, molti con la sciarpa bianca simbolo dell'iniziativa, ma anche francesi e turisti si sono radunati davanti alla basilica del Sacro Cuore, in cima a Montmartre: «Silvio degage. Vattene. È ora di dire addio. Dopo Ben Ali e Mubarak ora tocca a te» era uno degli slogan. A Bruxelles si è manifestato per bandire Berlusconi dal Consiglio europeo ma anche con cartelli tipo «100% italiana, 0% berlusconiana» e «Basta mafia e prostituzione, più rispetto per la Costituzione». Oltre un migliaio di donne, ma anche tanti uomini e famiglie, si sono ritrovati nei pressi della Grande Place. A Londra, con palloncini viola e ombrelli variopinti alcune centinaia di persone hanno affollato il marciapiede di Whitehall, all'incrocio con Downing Street: tra i cartelli uno con la scritta «Cercasi presidente del Consiglio onesto, dignitoso, rispettoso della Costituzione. Astenersi mitomani, sessodipendenti, collusi e ricattabili. Istrionismo non gradito». In Germania iniziative a Francoforte e Amburgo dove sulla neve, fra la cinquantina di manifestanti, c'era anche la parlamentare del Pd Laura Garavini. A Ginevra più di 150 persone hanno manifestato davanti alla sede delle Nazioni Unite: «Stop Pornocracy», chiedevano i cartelli, mentre in Svezia, a Malmoe, hanno manifestato un centinaio di italiane. Più di un centinaio di persone a Tokyo sotto lo striscione «bunka-bunka (cioè cultura-cultura, in giapponese) contro bunga-bunga». Una decina di manifestanti dietro uno striscione anche a Dhaka, in Bangladesh, mentre erano state annunciate altre iniziative negli Usa a Washington, Boston, Portland, in Michigan, a Toronto in Canada, Seul, Giakarta, Katmandu, Maputo, Honolulu e (domani) ad Auckland, in Nuova Zelanda.

Manifestanti davantia Montecitorio. Un gruppo di manifestanti, oltre un migliaio, che si era staccato dalla manifestazione di Piazza del Popolo hanno invaso la piazza di Montecitorio scandendo slogan contro Berlusconi, e sono arrivate fino a pochi metri dall'ingresso della Camera, dove sono stati schierati poliziotti e carabinieri che le hanno fatte allontanare. Prima, però, le manifestanti hanno lasciato in terra una decina di pacchi con riferimenti, tra l'altro, alla legge sull'aborto, sulla procreazione assistita e al pacchetto sicurezza.

A dare il segnale di inizio dal palco di una gremitissima piazza del Popolo a Roma, era stata l’attrice Isabella Ragonese, con il "flash mob" e lo slogan urlato dalla piazza «Se non ora quando?» con la risposta «Adesso!» da parte delle donne (ma non solo) assiepate sulla terrazza del Pincio. Poi gli interventi di Cristina Comencini, della deputata finiana Giulia Bongiorno («Oggi siamo e dobbiamo essere protagoniste, non comparse. L'unico contesto in cui vedo le donne protagoniste sono le barzellette, soprattutto se provengono da Arcore»), tra le più applaudite, come la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso («La misura è colma»). Presenti anche la presidente della Regione Umbria Katiuscia Marini, le attrici Lunetta Savino e Angela Finocchiaro.

«Da qui non si torna indietro - ha urlato dal palco tra gli applausi Francesca Izzo, la stratega del gruppo delle organizzatrici - Il prossimo appuntamento è per l'8 marzo, e poi insieme ci impegneremo per costruire gli stati generali delle donne italiane, aperti anche agli uomini, per continuare a far sentire forte e autoritaria la nostra voce. Niente - urla - sarà più come prima se staremo insieme come oggi».

Striscioni e cori. A piazza del Popolo, dove erano presenti tante famiglie e bambini, un coro spontaneo è partito dalla piazza che ha intonato l'Inno di Mameli. Tantissimi i cartelli e gli striscioni: «Fatti non fummo a viver come brute», «Basta!», «Non chiamatemi escort, sono una puttana, non chiamatemi puttana sono una schiava» e anche «Altre idee di donne, altre idee di uomini per un'altra idea di Italia». Tanti i riferimenti a Silvio Berlusconi: «Per lui in amore l'età non costituisce legittimo impedimento», «Ancora con la clava, ancora nella giungla se le donne fanno un bunga bunga», «Berlusconi indegno, dimettiti!». Dalla folla sotto al palco si è levato un urlo verso il premier: «Dimettiti». Tanti i cartelli: su uno si legge «Ex-cavaliere, qui!». Su un altro «Ci ruba soldi cultura e dignità». Sui vestiti degli uomini, adesivi con su scritto «Non più disposti alla dittatura del machismo»; su quelli delle donne «Non più disposte a farci consumare». Due donne dell'associazione «Le barbe di Gioconda» portano un pene gigante sulla testa. Una con le forbici con l'intento di «sgonfiarlo a fine manifestazione». «Questo ormai è il simbolo nazionale - si lamentano le due donne - siamo stufe di essere rappresenta da questo membro e da chi ragiona con il ...».

I partiti hanno rispettato la richiesta delle organizzatrici e hanno partecipato senza vessilli. Massiccia la presenza di esponenti del Pd, che però, a esclusione di Rosy Bindi, Anna Finocchiaro (che polemizza con Mariastella Glmini, che parla di poche radical chic: «Venga a vedere, sbaglia, il suo è pregiudizio»), e Giovanna Melandri, hanno scelto la non visibilità mescolandosi con la folla, come Pierluigi Bersani, Walter Veltroni e Dario Franceschini. In piazza, in perfetto anonimato, anche una cinquantina di donne del Pri, il partito repubblicano schierato con il centrodestra. Nichi Vendola («Colpo mortale per il berlusconismo») e Antonio Di Pietro partecipano alla manifestazione di Milano.

Il ministro per le pari opportunità, Mara Carfagna, parla di «un'occasione sprecata. Chi ha responsabilità di governo ha sempre il dovere di ascoltare la piazza e le domande che questa pone alla politica. Ragione per cui, da domani, continueremo a lavorare con ancora maggiore vigore per le donne italiane, per garantire loro opportunità, servizi e sicurezza. Le manifestazioni di oggi hanno avuto il merito di sollevare un dibattito tra le donne molto vivo e partecipato, di unire generazioni diverse nel discutere di condizione femminile e libertà; poteva essere un momento molto importante per il Paese. Spiace che l'occasione sia stata sprecata, trasformando questa iniziativa nell'ennesimo corteo contro il governo democraticamente eletto dagli italiani e dalle italiane, strumentalizzando per fini politici le decine di migliaia di donne scese in piazza in buona fede».

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