Rivolte degli immigrati: scontri e caos
a Bari e Isola Capo Rizzuto / Foto

Il bus distrutto e la sassaiola sui carabinieri (Luca Turi - Ansa)
Il bus distrutto e la sassaiola sui carabinieri (Luca Turi - Ansa)
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Lunedì 1 Agosto 2011, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 21:37

ROMA - Alcune centinaia di immigrati ospiti del Cara di Bari hanno bloccato strade e binari nei pressi del Centro di accoglienza per protesta contro le lungaggini burocratiche che ritardano il rilascio dello status di rifugiati. Scontri anche a Isola capo Rizzuto, davanti al centro di accoglienza.

A Bari i migranti hanno bloccato la Statale 16 bis in entrambe le direzioni e la linea ferroviaria che passa vicino al Cara. Le forze dell'ordine sono intervenute massicciamente. Violenti gli scontri, decine i feriti tra gli agenti, una trentina i fermati. La situazione è stata di caos per tutta la mattinata, fino all'avvio di una trattativa e, alle 14, al termine della protesta quando la prefettura di Bari ha fornito garanzie scritte a dare risposte agli immigrati entro mercoledì.

La circolazione ferroviaria sulla linea Bari-Foggia è stata interrotta tra Bari Zona Industriale e Bari Palese. Lo stop ha causato la cancellazione di 12 treni regionali e ritardi per molti convogli a lunga percorrenza.

Poco dopo le 10 sono iniziati gli scontri tra gli immigrati e le forze dell'ordine. Alcuni manifestanti armati di spranghe e sassi hanno attaccato i poliziotti. Danneggiate auto della polizia. Gli immigrati hanno anche assaltato un autobus di linea, bloccato e danneggiato a sassate. Per la maggior parte gli immigrati provengono dall'Africa centrale: Mali, Nigeria e Camerun.

Gli immigrati hanno acceso alcuni fuochi lungo la linea ferroviaria e piazzato massi sui binari. I blocchi sono stati progressivamente rimossi dalle forze dell'ordine e dal personale delle Ferrovie. Con una serie di cariche e l'uso di lacrimogeni le forze dell'ordine hanno fatto retrocedere i manifestanti verso l'area del Cara. Gli immigrati continuano però ad opporre resistenza e si sono armati con sbarre di ferro e pietre.

Un gruppo di immigrati che era stato isolato nelle campagne dalla polizia ha contrattaccato con lanci di sassi.

Le forze dell'ordine sono arretrate andandosi a riparare dietro due automezzi. A nulla sono valsi i lanci di lacrimogeni e la presenza di un elicottero della polizia che ha tentato di disperdere i manifestanti. Dopo aver messo in fuga le forze dell'ordine, gli immigrati hanno cominciato a lanciare sassi anche contro i giornalisti, che si sono rifugiati su un cavalcavia che sovrasta la zona degli scontri.

La situazione è poi tornata temporaneamente alla tranquillità. I manifestanti si sono dispersi in alcune zone di campagna, mentre i mezzi della polizia si sono dislocati sul cavalcavia a distanza di sicurezza. Un manifestante è stato ammanettato e arrestato, e quindi medicato sul posto per alcune ferite che aveva sulle braccia. La zona continua ad essere sorvolata da un elicottero della polizia, mentre gli agenti sono dislocati in varie postazioni.

«Vogliamo i documenti», dice Mohamed, uno degli immigrati, a un cronista di Telenorba che gli chiede i motivi della manifestazione. Mohamed ha aggiunto di essere ospite del Cara di Bari da sette mesi e di non sapere ancora nulla della sua richiesta di asilo. «Se abbiamo i documenti lasciamo la barricata» ha aggiunto un altro manifestante.

Il prefetto vicario di Bari, Antonella Bellone, ha firmato un impegno scritto a «dare una risposta alla richiesta degli immigrati entro mercoledì prossimo, dopo l'incontro che si terrà in prefettura con il sottosegretario Alfredo Mantovano». Era l'ultima condizione chiesta da tutti gli immigrati che hanno partecipato alla violenta protesta per rientrare nel recinto del Centro di accoglienza. L'impegno della prefettura è stato scritto a mano su un foglietto e consegnato agli immigrati. Dopo una breve consultazione i manifestanti hanno cominciato ad allontanarsi dai binari e a rimuovere gli ostacoli che avevano lasciato lungo la linea ferroviaria. Contemporaneamente alcuni di loro hanno cominciato a rientrare nel Cara, scrivendo così la parola fine.

Circa 50 poliziotti e carabinieri feriti, una decina di cittadini contusi o colti da malore e 28 immigrati portati in Questura per essere riconosciuti e interrogati, è il bilancio della guerriglia. I feriti sono tutti lievi. Gli extracomunitari arrestati a conclusione degli scontri sono 28 (cinque cittadini del Mali, quattro del Ghana, cinque del Pakistan, sei del Bangladesh, sei della Costa d'Avorio, uno afghano e uno irakeno). Sono accusati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, minacce, interruzione di pubblico servizio, danneggiamento seguito da incendio, violenza privata, lesioni personali aggravate, danneggiamento di autovetture e furto. Durante gli scontri alcune autovetture delle forze di polizia sono state danneggiate.

Scontri anche a Isola Capo Rizzuto. Davanti al Centro d'accoglienza carabinieri e polizia hanno effettuato alcune cariche contro gli immigrati che manifestavano riuscendo a disperdere i promotori della protesta. Bloccata la strada statale 106 jonica. Una agente di polizia è rimasto ferito in modo non grave durante gli scontri ed è stato accompagnato in ospedale. Due gli immigrati arrestati. Secondo quanto ha riferito un investigatore, gli immigrati, dopo le cariche da parte delle forze dell'ordine, si sono allontanati, ma nella zona in cui si sono verificati gli scontri la tensione resta alta e polizia e carabinieri continuano a presidiare l'area circostante il Centro di accoglienza per prevenire altre proteste da parte degli immigrati.

Il Silp: basta scaricabarile del governo. «Condanniamo le violenze di questa mattina a Bari contro le forze dell'ordine ed esprimiamo solidarietà agli agenti feriti ma stigmatizziamo al contempo lo scaricabarile del governo sulle forze di polizia sul tema dell'immigrazione», afferma il segretario del Silp-Cgil Claudio Giardullo sottolineando che quella dell'immigrazione è questione «che andrebbe affrontata innanzi tutto sul piano delle politiche sociali e non dell'ordine pubblico. E invece il governo, mentre da una parte decide l'estensione a 180 giorni della permanenza nei Cie, dall'altra non affronta il tema delle strutture, in particolare per i richiedenti asilo, e taglia alle forze di polizia risorse per altri 500 milioni di euro. Gli operatori di polizia impegnati a supplire le mancanze della politica, alle inconsistenti dichiarazioni di solidarietà di governo e maggioranza preferirebbero un'attenzione concreta al tema della vivibilità nei Cie e nei Cara ed al tema della maggiore sicurezza nelle loro condizioni di lavoro».


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