"Pantani non si suicidò"
​La procura riapre il caso

"Pantani non si suicidò" ​La procura riapre il caso
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Sabato 2 Agosto 2014, 11:02 - Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 12:02
RIMINI - Marco Pantani non si suicid. A dieci anni dalla morte del Pirata, scomparso il 14 febbraio 2004 in un albergo di Rimini, la Procura di Rimini riapre il caso. La notizia, diffusa dalla stampa, parla di nuove indagini per omicidio con alterazione del cadavere e dei luoghi. Secondo i pm il ciclista venne picchiato e costretto a bere cocaina. «Abbiamo appena ricevuto le carte presentate dai familiari e aperto un'indagine. È un atto dovuto quando arriva un esposto-denuncia per omicidio volontario. Leggeremo le carte, se ci sarà l'esigenza di indagini chiederemo al Gip». Così il procuratore Paolo Giovagnoli sulla riapertura dell'inchiesta sulla morte di Pantani.



«Nessun commento» sui possibili sviluppi ma solo «abbiamo appena ricevuto queste carte presentate dai familiari, dobbiamo approfondire». Così il procuratore di Rimini Paolo Giovagnoli. I familiari di Pantani e i loro legali, ha spiegato, «hanno fatto indagini e depositato memorie». Ad ogni modo, «bisogna vedere anche alla luce del risultato del processo che ci fu a suo tempo, bisogna vedere il risultato delle loro indagini in confronto all'esito del processo» sulla morte del Pirata.



«Sedici anni fa, 2 agosto Marco vinceva il Tour e quest'anno, a 10 anni della sua morte, mentre Cesenatico festeggiava la sua notte gialla non più dedicata a lui vi dò una notizia. A tutti i tifosi e a quelli che hanno creduto e voluto bene al mio Marco,il caso è aperto per omicidio». Così su Fb la mamma del Pirata, Tonina. Il messaggio è stato scritto nella notte. Nel giro di poche ore al messaggio sono stati aggiunti 640 Mi piace, una ottantina di condivisioni e un centinaio di commenti, nella maggior parte di speranza per la soluzione del caso e di incoraggiamento alla famiglia.





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