Pd, tre modelli a confronto: la sinistra cerca il futuro

Pd, tre modelli a confronto: la sinistra cerca il futuro
di Mario Ajello
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Domenica 8 Dicembre 2013, 09:09
EMPOLI - Giovani, tutti e tre. E dovranno riportare i giovani ai gazebo. Perch, dalle primarie del 2005 per Prodi in poi, l’affluenza degli under 30 andata sempre scemando. E ora? I tre caballeros, Renzi, Cuperlo, Civati, sono diversi tra di loro ma insieme compongono l’icona di un Pd che cambia facce.



Uno è Renzie simil Fonzie. L’altro è «bello e democratico» più di Gary Cooper(lo). Civati è CheVati guerrigliero dolce, dotatosi per l’occasione anche di barbetta rossiccia. I tre caballeros potrebbero sorprendere perché sono, a modo loro, personaggi sorprendenti. Cuperlo, nell’immaginario di sinistra, è il segretario che non t’aspetti. Renzi è quello che deve vincere e vincere bene, ma se così non sarà finisce in pezzi il suo mito dell’uomo forte che, fin dalle primarie a Firenze, si prende il potere a furor di popolo contro i boss del partito. Civati è l’outsider, l’eretico - studioso di Giordano Bruno e i suoi fan ironizzano: «Renzi conosce Bruno Giordano» - il quale ha Barca come sponsor lì dove Matteo ha Bonolis (ma forse anche Prodi) come supporter, e Cuperlo - in mancanza di Rilke e di Joseph Roth - ha Reichlin come mentore intellettual-politico e anche D’Alema che gli fa propaganda parlando alle Jene mentre fa fare pipì al cane Lulù. E Renzi gode: «L’antipatia di D’Alema verso di me mi porta più voti di quanti possa procurarmi da solo». Questo si vedrà.



DIFFERENZE

Intanto, il Pd modello Pippo è leggero ma pesante, il Pd Cooper(lo) è pesante ma leggero, il Pd di Renzi è Renzie. E Gianni dice a Matteo: «Tu consideri il partito una corvée in vista di un altro incarico» (traduzione: «Hai in mente solo Palazzo Chigi»). Civati compete con Matteo in battutismo. «Letta dice di avere le palle d’acciaio? Io consiglio di tenerle dentro, le palle». Matteo compete con Pippo (e in questo surclassa Cuperlo) in chi vuole prima sbarazzarsi del governo in carica. La sinistra di Cuperlo è quella che è: diritti, uguaglianza, berlinguerismo, continuità nel rinnovamento con tanto di Cgil schieratissima - specialmente i pensionati - al suo fianco. La sinistra di Pippo è hip hop, scattante, radicaleggiante, vendolista, diritti e americaneggiante modello De Blasio l’iper-progressista sindaco di New York. La sinistra di Matteo - «cambiaverso all’Italia» - è così larga e fluida, da Blair a Checco Zalone passando da Obama per sfiorare Briatore, che chiunque potrebbe sentirsene parte. E qui è la forza del Rottamatore, il cui rischio è quello di venire divorato come i suoi predecessori dal Pd mangia-leader. A meno che al posto dei caminetti tra notabili, che bruciarono Veltroni, non accenda un falò in cui ardere le vanità di un partito che ha bisogno di un capo vero - «Non dobbiamo avere paura dell’uomo solo al comando» - non subalterno a nessuno né dentro né fuori dalla sede del Nazareno (se ancora sarà lì, visto che Renzi la vorrebbe più piccola e periferica vista la sua vocazione anti-romanocentrica). «Anche Napolitano si può criticare», è l’eresia di Matteo. E pure di Pippo, mentre Gianni-Rilke è meno arrembante. Il più trasversale, spaziando dai delusi di Grillo ai delusi di Silvio, è il sindaco. «Ma non può avere due incarichi, il Pd ha bisogno di una presenza fissa e di una persona che gli voglia bene», dice Cuperlo, il quale gli dà (con fair play) del berluschino. «Via Senato e senatori. Li mandiamo a lavorare» è il must espressivo usato da Metteo in queste settimane. Pippo grilleggia più di lui, ma è scoperto sul versante degli ex centrodestra. Gianni è troppo ex per essere «oltre» (oltre gli steccati) ma è sufficientemente intelligente per essere post.



GUSTI

Il melting pot culturale si addice a Matteo particolarmente. Si va dai Simpson («Anche loro dicono che il Parlamento italiano è corrotto») al tentativo di furto dei voti cuperliani (tramite, nei suoi eventi, qualche spezzone di «Berlinguer ti voglio bene» con Roberto Benigni), dalle sequenze di «Bellissima» di Visconti (1951) per conquistare gli anziani alle gag di CettoLaQualunque che devono dimostrare che Renzi non è così. Lui detta condizioni: «Letta deve fare come diciamo noi oppure finish!». Pippo s’inventa la finta intervista con Fabio Fazio visto che Fazio non lo invita. Twitta e ruba l’esclamazione a Sandro Pertini: «Dicono che un partito moderno si deve adeguare. Ma adeguare a che cosa, santa Madonna?». Ognuno di loro ha un sogno. Renzie non vuole soltanto arrivare primo, ma incassare il 70% dei voti, così poi tutti dovranno ubbidirgli. Cooper(lo) si sente depositario di una mission: «Siamo la Protezione Civile della sinistra». CheVati è il fantasista che crede di vedere la porta e fa i suoi numeri: «Quanto alla Grosse Koalition all’italiana, è vero: l’abbiamo fatta Grosse». Questo lo credono anche gli altri. E da domani si vedrà se uno dei tre caballeros sarà più forte del doppio panzer, chiamato Napolitano-Letta.
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