Nasce la nuova Libia, Tripoli ai ribelli
Assalto finale al bunker, la Nato bombarda

Ribelli a Tripoli (foto Sergey Ponomarev - Ap)
Ribelli a Tripoli (foto Sergey Ponomarev - Ap)
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Lunedì 22 Agosto 2011, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 22:58

ROMA - Tripoli quasi tutta sotto il controllo dei ribelli e due dei figli del leader libico Muammar Gheddafi sono nelle mani degli insorti che, dopo aver conquistato edificio radio-tv e aeroporto, sono tutti concentrati intorno alla residenza del colonnello per sferrare l'attacco finale. Uno dei portavoce militari del Cnt libico, il colonnello Ahmed Omar Bani, ha detto stasera alla BBC che Tripoli è ormai controllata dai ribelli per il 95%: «Forse ancora un giorno o due - ha detto - ma poi la capitale sarà completamente libera».

I caccia della Nato hanno ripreso stanotte a bombardare Bab al-Aziziya, il compound di Muammar Gheddafi a Tripoli dove si ritiene sia ancora asserragliato il rais.

Le forze lealiste libiche hanno ieri lanciato tre missili di tipo Scud da Sirte in direzione di Misurata, stando a quanto comunicato da un portavoce della Nato. Dalle prime notizie, ha aggiunto, sembra che i tre missili siano caduti o in mare o sul litorale non provocando comunque danni. «Possiamo in ogni modo confermare il lancio di tre missili superficie-superficie nella serata di lunedi» ha detto il portavoce. In precedenza, una fonte del Pentagono aveva detto che un aereo della Nato aveva intercettato e distrutto uno Scud lanciato da Sirte.

Nella capitale i cecchini fedeli al rais sparano su tutto, uccidendo anche bambini. Khamis Gheddafi, uno dei figli del rais e comandante della 32ª brigata, ha guidato le forze lealiste in violenti scontri con i ribelli. Battaglia anche al confine tra Libia e Tunisia. Sulla sorte di Gheddafi è mistero: non è ancora certo se sia a Tripoli o sia fuggito. Le forze fedeli a Gheddafi hanno lanciato missili Scud. Il leader del Cnt promette che la nuova Libia sarà diversa dal passato, fondata su principi di libertà, uguaglianza, fraternità, e assicura che Gheddafi verrà catturato vivo per esserre portato verso un giusto processo, contrariamente a quanto avrebbero fatto, a parti invertite, gli uomini del regime. Intanto, mentre la diplomazia internazionale è già al lavoro (vertice a Parigi la settimana prossima, mentre l'Onu convoca un summit), il presidente Usa Barack Obama dice che il regime di Gheddafi volge ormai al termine, chiedendo al Cnt di rispettare i diritti umani.

I ribelli libici si preparano quindi all'assalto in forze verso il bunker di Gheddafi. Accampati in un parco nei pressi del checkpoint si riposano in attesa dell'assalto finale che, sostengono, verrà lanciato nelle prossime ore. La tensione è alle stelle, tanto che in giornata una raffica di mitra esplosa in segno di vittoria ha scatenato il panico e dato luogo a una mini sparatoria, con una mitragliatrice antiaerea che ha esploso alcuni colpi. La strada che da Zawiah porta alla capitale è completamente libera e nelle mani degli insorti. La caserma della 32ª brigata corrazzata guidata dal figlio 28enne del rais, Khamis Gheddafi, è semidistrutta e al suo interno si levano colonne di fumo.

La battaglia per conquistare la cittadella fortificata di Muammar Gheddafi a Tripoli sarà dura, ma nessuno al suo interno ha la minima possibilità di fuggire: lo ha detto stasera un portavoce degli insorti alla tv Al Jazeera. «Non penso che il compound di Bab al-Aziziyah cadrà facilmente e penso che ci saranno intensi combattimenti - ha detto Abdel Hafiz Goga, portavoce del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) - I ribelli hanno istituito posti di controllo alle entrate di Tripoli e non credo che il figlio di Gheddafi, Mohammad, sia in grado di uscire da Tripoli. Lo stesso vale per il Colonnello». Il figlio maggiore di Gheddafi, Mohammad, è sfuggito ai ribelli oggi pomeriggio dopo che la sua abitazione era stata circondata dai ribelli che, apparentemente, lo avevano arrestato mentre parlava al telefono con un giornalista di Al Jazeera. Un corrispondente della tv araba a Tripoli ha detto che stanotte la situazione nella capitale libica sembra tranquilla, ma che vi sono sporadici colpi d'arma da fuoco e poche persone nelle strade.

Sono tre i figli di Gheddafi catturati dagli insorti: Mohammad e Saif Al Islam, catturati ieri sera, e Saadi, arrestato oggi. Mohammad, però, dice Al Jazeera, è riuscito a fuggire dagli arresti domiciliari con l'aiuto di combattenti lealisti.

«La nuova Libia sarà un Paese diverso dal passato, fondato sui principi di libertà, uguaglianza, fraternità» dice Jalil citando espressamente gli ideali della rivoluzione francese. Il regime di Gheddafi i ribelli lo danno ormai per archiviato, anche se la vittoria finale «arriverà solo con la cattura del colonnello» e il successivo «giusto processo» nei suoi confronti. Parla già da statista il presidente del Cnt, organismo riconosciuto anche a livello internazionale come interlocutore legittimo. Oggi Abdel Jalil, che appare come uno dei possibili candidati alla guida del Paese nel dopo regime, ha parlato per quasi un'ora in una conferenza stampa a Bengasi, che ancora è la roccaforte dei ribelli, anche se già si prepara il trasferimento a Tripoli. La capitale, ha ribadito il leader della ribellione, è ormai praticamente nelle loro mani:«Manca solo il compound di Bab al-Aziziya» rifugio di Gheddafi, anche, ha aggiunto, «non sappiamo dove sia il Rais; se è ancora in Libia o se è riuscito ad uscire dal Paese».

«Gheddafi lo prenderemo vivo per processarlo equamente: noi siamo diversi da loro». «Non sarà un compito facile - ha detto rispondendo alle domande durante l'incontro trasmesso in diretta da Al Jazeera - ma noi ora costruiremo un Paese nuovo, fondato sulla libertà, sull'eguaglianza, sulla fraternita». La vittoria finale, ha spiegato Jalil, «arriverà solo con la cattura di Muammar Gheddafi», ma la sua epoca «è finita» e lui «sarà ricordato solo per i crimini, gli arresti, gli assassinii politici». Lui e i suoi figli, ha assicurato, saranno trattati diversamente da come il colonnello trattava gli avversari. «Per loro - assicura - ci sarà un processo equo, all'interno delle leggi. Vogliamo prendere vivo Gheddafi per processarlo».

Non ci sarà spazio, assicura Jalil, per «esecuzioni sommarie» e vendette. Anche se qualche preoccupazione Abdel Jalil l'ha espressa per qualche ribelle che potrebbe essere tentato di applicare la legge del taglione. «Mi oppongo fermamente a questi atti» ha sottolineato, ventilando anche la possibilità di dimettersi se si verificheranno azioni di questo genere. «Siamo all'inizio di una nuova epoca - ha detto Abdel Jalil -. Voglio confermare che la nuova Libia avrà forti relazioni con gli altri Paesi, basate sul mutuo rispetto e la cooperazione. Saremo un membro effettivo della comunità internazionale».

Al Jazeera: trovato cadavere di un figlio di Gheddafi. Ma gli insorti sono scettici. Forse trovSono stati ritrovati a Tripoli due corpi senza vita che potrebbero essere quelli del figlio di Gheddafi, Khamis, e del capo dell'intelligence, Abdullah al-Senussi. È quanto sostiene Al Jazeera, che cita sue fonti senza fornire ultreriori dettagli. Ma gli insorti manifestano perplessita su questa notizia. Il portavoce militare del Cnt, Ahmed Bani, ha dichiarato all'agenzia Xinhua che Khamis probabilmente si nasconde tuttora a Bab al-Aziziya, residenza-bunker del padre a Tripoli.

Obama: regime criminale al termine, Gheddafi eviti un bagno di sangue. «Il regime di Gheddafi oramai volge al termine e il futuro della Libia è ora nelle mani del suo popolo» ha detto il presidente Usa, Barack Obama, sottolineando però che la situazione in Libia è ancora «fluida» e che i combattimenti «non sono ancora finiti». Il presidente ha quindi ribadito come il rais libico si sia macchiato di crimini gravissimi reprimendo «con brutale violenza» le legittime aspirazioni del suo popolo, anche attraverso «massacri di civili innocenti. Gheddafi ha ora l'opportunità di ridurre i rischi di un bagno di sangue. Il modo più sicuro per far finire la violenza ed evitare un bagno di sangue è molto semplice: Muhammar Gheddafi e il suo regime deve riconoscere che il suo comando è arrivato alla fine».

Rispettare i diritti umani. «In un momento storico come questo, il Consiglio di Transizione Nazionale deve continuare a mostrare la leadership necessaria per portare il paese attraverso questo passaggio rispettando i diritti del popolo libico - ha detto Obama - Gli Stati Uniti continueranno a stare in stretto collegamento con il Cnt. Noi continueremo a spingere perché i diritti basilari del popolo libico siano tutelati. Continueremo a lavorare, assieme ai nostri alleati e ai partner della comunità internazionale per proteggere il popolo libico e appoggeremo una transizione pacifica verso la democrazia».

Via a transizione democratica, fondi congelati agli insorti. «Ora è il momento di avviare la transizione democratica in Libia - ha detto il presidente Usa - Il popolo libico ha davanti a sé un'enorme sfida. I libici hanno il diritto di determinare il proprio destino». Obama ha ribadito che i fondi congelati al regime di Gheddafi verranno messi a disposizione delle forze ribelli.

«Gli Stati Uniti saranno un Paese amico della nuova Libia libera» ha detto Obama annunciando che intende stare a fianco del Paese sul «fronte degli aiuti umanitari».

Continuano a mietere vittime a Tripoli i cecchini del rais: tre i morti nelle ultime ore, tra cui due bambini di 5-6 anni colpiti mentre sventolavano con il padre la bandiera dei ribelli. Scene di vera disperazione nella moschea nel quartiere Western Street di Tripoli quando le auto dei ribelli hanno portato i corpi senza vita prima di un giovane e poi dei due bambini colpiti a morte. Nel quartiere, considerato sotto il controllo totale degli insorti, la tensione è altissima e le auto dei giornalisti vengono deviate lungo strade che non si trovano sotto il tiro degli ultimi fedelissimi del rais, impegnati in una strenua resistenza.

Sostenitori di Gheddafi in abiti civili si aggiravano armati stamani per Tripoli e sparavano su auto e persone, hanno riferito testimoni sentiti dall'inviato dell'agenzia Ansa. La situazione nella capitale viene descritta come più pericolosa stamani rispetto a ieri sera, proprio a causa di questi cecchini pro-Gheddafi.

Almeno 1.300 persone sarebbero morte nelle ultime 24 ore di combattimenti in Libia tra i ribelli e i lealisti del colonnello, ha riferito Moussa Ibrahim, portavoce di Tripoli. Ibrahim ha quindi sottolineato che 5.000 persone sono rimaste ferite nella battaglia per il controllo della capitale nordafricana e ha indicato la Nato come responsabile del «bagno di sangue». Il portavoce ha infine affermato che il Paese ha ancora bisogno di Gheddafi e che i libici dovrebbe essere incoraggiati a combattere in sostegno del colonnello.

I due figli di Gheddafi, «Muhammad e Saif al-Islam sono sotto il controllo dei rivoluzionari in luoghi sicuri», ha detto Mustafa Abdel Jalil, capo del Consiglio Nazionale di Transizione libico, nel corso di una conferenza stampa a Bengasi. Jalil ha aggiunto che la cattura di Muhammad è stata preceduta da uno scontro a fuoco in cui ha perso la vita una sua guardia, ma lui e la sua famiglia «non sono stati colpiti».

Tripoli comunque dopo oltre 40 anni di regime è quasi tutta in mano ai ribelli, ai quali nella notte si sono arresi la Guardia repubblicana di Gheddafi e almeno due, forse tre dei suoi figli, fra i quali Seif al Islam. Nella frammentarietà delle notizie che in nottata hanno cominciato ad accavallarsi a ritmo vertiginoso, emerge il quadro di una capitale che tranne poche sacche di resistenza ha smesso di combattere, che non offre resistenza agli insorti, che hanno cominciato a entrare a ondate in città domenica al tramonto, con la fine del digiuno giornaliero del Ramadan.

Appostati da giorni a pochi chilometri attorno alla capitale, i ribelli domenica sono entrati da est dopo aver preso la base aerea di Mitiga, nel sobborgo di Tajoura, dove si combatteva duramente da ieri. Sono entrati in città anche da ovest e da sud, dai monti Nafusa, dove a notte fonda l'agenzia Ansa ha constato l'afflusso continuo di mezzi carichi di ribelli. Sono penetrati anche via mare, arrivando da Misurata, per unirsi ai loro fratelli di Tripoli. Sulla strada dei combattenti, dopo la violenza e le centinaia di morti, non sembrava esserci nessuno ad opporsi. A tarda sera di domenica i ribelli hanno dichiarato, «siamo nella Piazza Verde», simbolo della «rivoluzione» di Gheddafi e teatro di tante sue uscite pubbliche, anche in piena guerra, che i ribelli hanno ribattezzato "piazza dei martiri".

«Sono felice, siamo liberi» aveva detto la scorsa notte un uomo in strada a Tripoli all'inviata di Al Jazira. Ovunque le folle festanti sono scese in piazza ad accogliere gli insorti. Poco prima, annunciata dal tam-tam dei blogger prima, e poi confermata dallo stesso Cnt, il governo provvisorio degli insorti a Bengasi, la notizia che la famigerata Guardia repubblicana del Colonnello, i suoi pretoriani, si erano arresi, deponendo le armi.

Intanto per le strade di Tripoli cominciava la festa e per le strade di Bengasi esplodeva di nuovo il giubilo, il portavoce del regime, Mussa Ibrahim, andato in onda sulla tv di regime, ha lanciato un ultimo appello ai ribelli: «Siamo pronti a negoziare direttamente con il Cnt», ha detto in una conferenza stampa, chiedendo ai ribelli e alla Nato di sospendere le loro operazioni su Tripoli e parlando di 1.300 morti e 5.000 nella capitale solo nelle ultime 11 ore. Immediata la risposta del "governo" ribelle da Bengasi: pronti a cessare subito le ostilità, a patto che Gheddafi annunci la sua partenza.

«Non mi arrenderò mai e non me ne andrò», aveva ribadito ieri sera il leader libico in un messaggio audio alla tv di Stato, dopo che si erano diffuse nuove voci su una sua fuga. Gheddafi ha poi aggiunto: ho paura che Tripoli brucerà e aveva invitato i libici a venire nella capitale da tutte le regioni per combattere i ribelli. Il leader libico ha poi sostenuto che uscirà «vittorioso dalla battaglia di Tripoli».

In nottata, con le truppe nel centro della capitale e i figli arrestati, Gheddafi aveva nuovamente fatto appello ai suoi partigiani perché «ripuliscano» la capitale dai ribelli. Gli abitanti di Tripoli, ha detto, «devono uscire subito per ripulire la capitale. Non c'è spazio per gli agenti del colonialismo a Tripoli e in Libia».

«Il regime di Gheddafi sta chiaramente crollando» e «la Nato è pronta a lavorare con il popolo libico e con il Consiglio nazionale di transizione, che ha una grande responsabilità». È quanto ha affermato il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen in una dichiarazione diffusa a tarda notte a Bruxelles.

La Nato ieri ha confermato di aver attaccato 22 obiettivi, ma il portavoce, colonnello Roland Lavoie, ha negato che vi sia stato uno sforzo coordinato tra le forze dell'Alleanza e quelle dei ribelli. Secondo il corrispondente da Tripoli della tv al Jazira la Nato ha bombardato il compound di Gheddafi a Bab al-Aziziya e ha colpito anche l'aeroporto di Mitiga.

Quella che viene considerata l'offensiva finale degli insorti è cominciata sabato sera nella zona di Tajoura, sobborgo orientale della capitale libica, e in altri quartieri, mentre la folla - secondo le testimonianze di alcuni residenti - cominciava a scendere in strada per rivoltarsi contro il regime. «E' l'ora zero» hanno gioito i ribelli di Bengasi, roccaforte dell'insurrezione contro il rais, mentre il regime assicurava che Tripoli «è circondata da migliaia di persone che la difendono», invitate da un sms del governo a «scendere nelle piazze ed eliminare gli agenti armati». La città «è salva», ha quindi assicurato il portavoce del regime Mussa Ibrahim.

Festa a Bengasi: è l'ora zero. Domenica migliaia di persone si sono radunate a Bengasi, roccaforte dei ribelli libici nell'est del Paese, per festeggiare il "sollevamento" di Tripoli contro il Gheddafi. Per gli insorti, con gli scontri di stanotte nella capitale, si è segnata l'ora zero. «Arrivederci Gheddafi! Dio è grande!», hanno scandito i manifestanti nell'assembramento avvenuto proprio sul lungomare della città, laddove è stata lanciata la rivolta a metà febbraio.

Ue: martedì riunione straordinaria. È stata convocata per domani pomeriggio la riunione straordinaria degli ambasciatori dei 27 Paesi Ue che compongono il Comitato politico e di sicurezza dell'Unione (Cops). Al centro dell'incontro il punto sulla situazione in Libia e le iniziative da prendere nella prospettiva di garantire la sicurezza nel Paese dopo la caduta del regime di Gheddafi.

«Stiamo assistendo agli ultimi momenti del regime di Gheddafi», per questo l'Ue invita il rais a «farsi da parte senza indugio ed evitare un ulteriore bagno di sangue» ha affermato l'Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Catherine Ashton.

Il regime del colonnello Gheddafi ha raggiunto «il punto di non ritorno» e il «tiranno» libico se ne deve andare per evitare un bagno di sangue. Lo ha affermato il presidente americano Barack Obama, che è stato aggiornato sugli sviluppi della situazione anche in vacanza sull'esclusiva isola di Marthàs Vineyard. Obama ha invitato poi i ribelli a rispettare i diritti umani, preservare le istituzioni dello Stato e il cammino verso la democrazia.

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