La morte di Tommasina: "Cuore fermo
ma il chirurgo chiedeva filo di sutura"

La morte di Tommasina: "Cuore fermo ma il chirurgo chiedeva filo di sutura"
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Giovedì 18 Dicembre 2014, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 09:42
NAPOLI - «Anche dopo la constatazione del decesso, l’infermiere ha continuato a passare numerosi fili di vieryl al chirurgo».





La testimonianza di uno degli anestesisti indagati spinge le responsabilità della morte di Tommasina De Laurentiis più verso il primario di Chirurgia e il suo assistente, che avrebbero continuato ad operare sul corpo della 25enne quando ormai era già priva di vita. Queste dichiarazioni e la seconda perizia effettuata dal collegio nominato dalla Procura di Torre Annunziata sono ora al vaglio degli inquirenti. «Registrammo un crollo dei parametri vitali della paziente – spiega uno degli indagati – fino all’arresto cardiaco sopravvenuto alle 13.45 circa.



Alle 14.30 dichiarammo il decesso, Tommasina aveva ancora l’addome aperto e il chirurgo continuava a suturare, ricevendo dagli infermieri un enorme quantitativo di fili di sutura». I concitati attimi tra le 13.45 e le 14.30 sono raccontati anche da un altro anestesista: «Il chirurgo continuava ad applicare punti di sutura anche dopo che la paziente era andata in arresto cardiaco e anche dopo la constatazione dell’avvenuto decesso. Io ed i miei colleghi anestesisti uscimmo dalla sala operatoria alle 14.30».



Altro nodo, sul quale esistono diverse versioni, riguarda le pinze di clampaggio. Alcuni affermano di aver «passato al chirurgo le pinze» che servono in determinati interventi chirurgici per la chiusura emostatica di un vaso sanguigno. Invece, dall’altro lato, esistono altre affermazioni: «Non ho mai visto gli infermieri passare i clamp vascolari al chirurgo per bloccare l’emorragia». Al momento, nel registro degli indagati figurano i nomi di cinque medici: il primario di chirurgia, un assistente e tre anestesisti. Le posizioni dei cinque infermieri, invece, sono state stralciate nel corso delle indagini.



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