Milano, in crisi con la fidanzata uccide
a pugni una passante: nessuno interviene

I rilievi della polizia sul luogo dell'omicidio
I rilievi della polizia sul luogo dell'omicidio
4 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Agosto 2010, 10:45 - Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 00:04
ROMA (6 agosto) - In crisi con la fidanzata, un 25enne ucraino, Oleg Fedkhenko, muratore con l'hobby del pugilato, stamattina intorno alle 8 sceso in strada e ha ucciso, massacrandola con calci e pugni e sfondandole le ossa del viso la prima donna che ha incontrato, una filippina di 41 anni, Emilu A., sposata e madre di due bambini. Aveva appena accompagnato uno dei figli dalla sorella per recarsi a casa della famiglia dove lavorava come colf. Sarebbe stato il suo ultimo giorno di lavoro prima delle ferie. Testimoni hanno raccontato di aver urlato, ma nessuno è intervenuto.



La tragedia è avvenuta in viale Abruzzi, all'altezza del civico 64. Dopo aver tentato di prenderle la borsa, alla reazione della donna il pugile, urlando come un pazzo, l'ha scaraventata contro la vetrata di una banca e ha iniziato a colpirla con ganci e diretti al volto, sfigurandole il viso. Ci sono voluti quattro poliziotti, chiamati da un passante, per immobilizzare l'omicida, alto 1,80 e con un fisico palestrato. Poco dopo l'uomo, con i calzoncini e la maglietta completamente imbrattati di sangue, si è calmato. Nella colluttazione uno degli agenti è rimasto contuso. Macchie di sangue sul luogo dell'aggressione per una decina di metri.



I soccorritori del 118 hanno tentato di rianimare per mezz'ora la donna, che aveva subìto un arresto cardiaco, e l'hanno portata all'ospedale Fatebenefratelli, dove è morta dopo tre ore. L'aggressore è stato portato all'ospedale Niguarda perché ha colpito la donna con tale violenza da scorticarsi le mani fino all'osso e fratturarsi più nocche. In seguito è stato trasferito a San Vittore.



Ex muratore, un precedente per furto, Fedkhenko soffriva di depressione. Oleg Fedkhenko ha svolto anche altri lavori come, pare, il buttafuori in locali notturni ed è abilitato all'attività agonistico-sportiva come pugile. Attualmente era disoccupato. In passato ha anche sofferto di problemi psicologici e di depressione. La polizia ha trovato in casa sua, oltre ad uno storditore elettrico e un grosso coltello da caccia, la certificazione medica che attesta le crisi depressive. L'uomo è risultato non essere in regola con il permesso di soggiorno.



A dare l'allarme per prima alla polizia era stata proprio la madre dell'uomo, preoccupata dalla furia con la quale aveva preso le chiavi di casa ed era uscito: aveva presagito che l'aggressività del figlio era ad un livello tale da poter provocare conseguenze tragiche «E' da due giorni che andava dicendo di voler far fuori qualcuno - ha detto la donna, che vive con il figlio in viale Gran Sasso - Negli ultimi giorni era sembrato molto agitato e aggressivo, probabilmente a causa di alcuni problemi con la sua fidanzata». La donna aveva avvisato il 113 del pericolo. Una pattuglia è giunta in viale Abruzzi, a circa 200 metri dalla casa di Fedchenko, quando però la tragedia si era già consumata.



La fidanzata: non ci credo, non farebbe male a nessuno. «E' impossibile» dice in lacrime la fidanzata di Oleg Fedchenko, una hostess lituana, 32 anni, alta, bionda. «E' impossibile che abbia fatto una cosa del genere. Non ci credo, non l'ha fatto, non lo potrebbe fare. Lui non potrebbe fare male a nessuno - dice mentre citofona all'abitazione del suo ragazzo - Ultimamente il nostro rapporto era in difficoltà perchè la madre non ci voleva insieme. Ieri sera abbiamo dormito insieme. Mi sembrava tranquillo, non capisco cosa sia successo stamattina». La donna racconta di aver provato più volte a chiamarlo invano e di aver pensato stesse facendo jogging. Poi, sentita la notizia alla radio, si è precipitata in viale Gran Sasso.



I vicini: mai visto dare in escandescenze.
Nello stabile di viale Gran Sasso nessuno ricorda particolari scenate da parte del giovane. «Non l'abbiamo mai visto andare in escandescenze» raccontano i custodi del palazzo, citando solo un piccolo diverbio, subito risolto, per il parcheggio di un'auto.



Testimone: urlavo, ma nessuno si fermava. «Prima l'ha tirata per la borsa, poi l'ha spinta contro il muro e l'ha picchiata con calci e pugni». Espinoza Jesus, 50 enne ecuadoriana che in questi giorni sostituisce il custode del palazzo al numero 64 di viale Abruzzi, ha assistito all'aggressione avvenuta a pochi metri di distanza e spiega: «Lei stava camminando sul marciapiede verso piazzale Loreto quando ha incrociato il ragazzo che arrivava in senso opposto. All'inizio sembrava che lui volesse scipparla, poi l'ha spinta contro il muro e ha iniziato a picchiarla, lei sembrava esanime e non reagiva. Io ho iniziato a urlare, ma nessuno si fermava».



Il figlio più piccolo di Emilu A., non sa ancora nulla di quanto successo alla mamma. A raccontarlo sono tre amiche della donna, che hanno depositato sul luogo del brutale omicidio tre rose rosse e altrettanti lumini. «Al piccolo non è stato ancora raccontato nulla - spiega Edita, una delle tre amiche - mentre il più grande, che ha 17 anni, sa tutto ed è sconvolto». «Una brava donna, pensava sempre ai figli, una gran lavoratrice e una bravissima mamma», la descrivono così la vittima, mentre si asciugano le lacrime, le tre donne, tutte filippine. «Siamo tutti qui dalla sorella. Ci sono anche il marito e i figli di Emilu. È assurdo quanto è successo», aggiungono. Mentre tentano di accendere i tre lumini, cercano le parole giuste per descriverla. «Era in Italia da 20 anni. Era una mamma molto in gamba, tutta lavoro e casa - raccontano - Lavorava nove-dieci ore al giorno. Faceva la donna delle pulizie e la baby sitter per una famiglia che vive qua vicino. E pensare che questo era il suo ultimo giorno di lavoro perchè la famiglia per cui lavorava andava in vacanza. Era passata a lasciare il piccolo da sua sorella come al solito. Il figlio doveva andare in piscina con i nostri. È passata, cinque minuti, è andata e poi...».
© RIPRODUZIONE RISERVATA