Mercato dei deputati, la Procura indaga
Berlusconi: molti finiani si asterranno

Silvio Berlusconi e Mauro Moretti (foto Alessandro Di Meo - Ansa)
Silvio Berlusconi e Mauro Moretti (foto Alessandro Di Meo - Ansa)
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Venerdì 10 Dicembre 2010, 12:30 - Ultimo aggiornamento: 8 Gennaio, 23:18
ROMA (10 dicembre) - Con il voto del 14 dicembre sulla fiducia sempre pi vicino, s'infiamma lo scontro sulla compravendita dei parlamentari. Dopo l'esposto presentato oggi dal leader Idv Antonio Di Pietro, la procura di Roma ha aperto un fascicolo. Ma al vaglio dei pm c' gi un altro fascicolo, aperto sulla base di notizie di stampa, riguardante la presunta compravendita di senatori.



«Sono fiducioso che si possa andare avanti con questo governo, che si possa cioè continuare a fare ciò che serve all'Italia, e che non ci si debba invece inoltrare in una crisi che porterebbe inevitabilmente ad elezioni», ha detto intanto oggi il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.



«Credo che al momento del voto molti di loro avranno un soprassalto di ragionevolezza e si asterranno», ha aggiunto Berlusconi parlando dei finiani in un collegamento telefonico con una manifestazione del Pdl a Bolzano. «Sono fiducioso - ha proseguito - sui voti al Senato e alla Camera su una crisi che sarebbe irragionevole e irresponsabile. Sono convinto che ragionevolezza e responsabilità prevarranno».



«La crisi non ha nessuna ragione vera se non quella di una fedeltà a un leader che senza apparenti ragioni ha deciso di iniziare un percorso senza futuro», ha proseguito Berlusconi. «Se questi signori dovessero negare la fiducia al governo, martedì prossimo, si consegneranno - ha aggiunto il premier - a un limbo politico perché non potrebbero mai più rientrare nel centrodestra e nel loro futuro ci sarebbe solo una possibilità: quella di allearsi a quella sinistra che hanno sempre sentito come opposta ai loro valori e ai loro principi, che hanno sempre combattuto. Credo che un sussulto di ragionevolezza e di lealtà ai loro elettori, dovrebbe portarli a non esprimere un voto contrario».



«Ricordiamo a Berlusconi che il centrodestra non è un marchio di proprietà Mediaset»,

ha replicato il capogruppo di Fli Italo Bocchino. «Noi siamo nel centrodestra sia per storia politica che per posizionamento culturale, da prima e di più di lui. Quando noi già rappresentavamo il centrodestra, lui era nella segreteria di Craxi per convincerlo a dare il via libera sulle frequenze televisive», ha aggiunto.



Intanto il Pdl, che definisce una grave intromissione l'indagine, presenterà una denuncia alla procura di Roma perchè «venga fatta luce anche su tutti quei casi in cui sono stati altri partiti ad acquisire i nostri parlamentari». Lo affermano in una nota i coordinatori del Pdl Sandro Bondi e Denis Verdini. «L'intervento della procura di Roma è gravissimo e apre una questione istituzionale molto rilevante perché‚ costituisce una gravissima intromissione nella libera dialettica parlamentare», ha detto Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera.



Di Pietro è andato oggi in procura a Roma per fornire tutta la documentazione necessaria, facendo riferimento in particolare alla defezione di Domenico Scilipoti e di Antonio Razzi. «Ho sentito il dovere di informare la procura di Roma - ha detto Di Pietro - dei fatti gravissimi che stanno avvenendo in Parlamento. E ho deciso di rimettere al procuratore la valutazione se si tratti esclusivamente di uno scandalo politico o di fatti penalmente rilevanti. A mio avviso ci troviamo in presenza di fatti gravi, penalmente rilevanti, che coinvolgono esponenti politici nelle istituzioni parlamentari e che in un Paese civile non dovrebbero mai accadere».



Di Pietro spiega di aver prodotto «molti documenti e numerose prove» sul mercato di voti in Parlamento. «E molte altre - avverte - ne produrrò a breve. Spero ora che altri possano aiutarci a far luce su questo scandalo, che io considero uno dei più gravi, in Italia, in questo XXI secolo. In una vera democrazia non ci si può basare su voti comprati, venduti o estorti».



Il reato ipotizzato nei confronti di chi acquista e di chi vende voti sarebbe quello di corruzione. Ma non è da escludere anche quello di concussione. Finora, si fa notare in Procura, non esistono precedenti giurisprudenziali in tal senso. La dottrina si divide tra chi ritiene configurabile il reato di corruzione per il parlamentare che, in cambio di benefici economici o di altro genere o di una promessa in tal senso, muti schieramento politico, e chi ritiene che questo configurerebbe una limitazione dell'autonomia del parlamentare in conflitto col dettato costituzionale che non prevede alcun vincolo di mandato.



«Da adesso comincia il calciomercato», ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini. «La politica è in una fase frizzante ed effervescente, ci sono un bel po' di polemiche», ha aggiunto Fini incontrando a Isernia gli studenti del liceo scientifico Ettore Majorana nell'ambito del

progetto "Lettori effervescenti". Un termine, quest'ultimo, che il presidente della Camera ha preso a prestito per descrivere l'attuale fase politica.



«Io voglio dire ai cittadini che non tutti siamo in vendita nel Palazzo», ha sottolineato il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini. Circa l'apertura di una inchiesta della procura di Roma sulla presunta compravendita di voti in Parlamento e sulle proteste del Pdl, l'ex presidente della Camera ha detto: «Mi meraviglio che il Pdl protesti: perché, si sente chiamato in causa forse? Io credo che in questi

momenti - ha proseguito Casini - stanno avvenendo fatti che umiliano fortemente la politica e le istituzioni».



Pioggia di smentite dal Pd su deputati pronti al sì al governo. I primi a prendere posizione sono Tommaso Ginoble e Vittoria Dincecco, smentendo che il 14 dicembre voteranno a favore del governo, come indicato da alcune voci distampa. «Respingiamo con sdegno - dice Ginoble - questo tentativo di coinvolgere le nostre persone in questo triste mercato. Il 14 voteremo la sfiducia al Governo affinchè il più rapidamente possibile vada a casa e smetta di fare danni all'Italia». Arriva poi la smentita di Mario Pepe (da non confondere con l'omonimo del Pdl): «Non sono in vendita, non sono sul mercato, sono solo per il Pd». Segue Costantino Boffa: «Non ho mai avuto alcun dubbio sul voto da dare alla mozione di sfiducia del 14 dicembre. Il mio sarà un chiarissimo sì alla mozione di sfiducia al governo Berlusconi». L'ultimo è Fabio Porta, deputato del Pd eletto nella Circoscrizione Estero/America Meridionale: «È totalmente assurda, oltre che infondata e offensiva nei miei riguardi, la notizia diffusa secondo la quale il mio nome potrebbe essere associato agli eventuali transfughi che il 14 dicembre voterebbero la fiducia a Berlusconi. Voterò No a questo governo con una convinzione inattaccabile».



Razzi: non mi hanno comprato. «Sul voto di fiducia mi rimetto alle decisioni del mio gruppo, Noi Sud. Decideremo lunedì. Ma la mia opinione, da operaio, è che andare alle urne sarebbe ridare un dispiacere a tutti gli italiani - ha detto ai microfoni di CNRmedia, il neo deputato di Noi Sud Antonio Razzi, che ieri ha lasciato il gruppo dell'Italia dei Valori -. Meglio trovare una soluzione in Parlamento». Sulle polemiche legate al suo addio aggiunge Razzi: «Oggi sto male. Con Di Pietro ho avuto un bel rapporto, purtroppo sono cose che succedono. Ma non ho preso un euro e se dovessero regalarmi qualcosa non lo accetterò. La mia è una decisione personale. Con Di Pietro ci siamo sempre stimati, se lo incontro lo saluto».



«Noi decideremo alla fine», ribadisce il leader dei Radicali, Marco Pannella, sulla posizione dei sei parlamentari radicali eletti alla Camera con il Pd. «Visto che non si può votare contro il regime» e considerato che «opposizione e maggioranza sulle principali questioni sono socie, abbiamo l'imbarazzo di come spiegare al paese quello che pensiamo visto che abbiamo zero presenze sui media».



La Svp ha confermato che si asterrà sulla sfiducia. La decisione è confermata nonostante il fatto che non saranno discussi in Consiglio dei ministri alcuni provvedimenti di attuazione dell'autonomia altoatesina sui quali Bolzano aveva avuto assicurazioni da Roma. Si asterrà anche il senatore Oskar Peterlini, la cui posizione «fuori dai blocchi» era in forse, dato che nel suo collegio era stato eletto con un patto stretto con il Pd.



Giulia Bongiorno: offensivo parlare di gravidanza politica. «Reputo gravemente offensiva e avulsa dalla realtà l'ipotesi che qualcuno avrebbe avanzato in merito ad una scelta dolosa da parte mia di stare lontano da Montecitorio il 14 non per ragioni legate alla mia gravidanza ma per ragioni politiche - dice la deputata di Fli e presidente della commissione Giustizia della Camera -. Definire politica una gravidanza evidentemente non esente da qualche problema non è solo una manifestazione di grande disprezzo nei miei riguardi ma esprime (ed è ancora più grave) una percezione maschilista della gravidanza, declassata a strumento di falsificazione del reale e di fuga dai propri doveri e dalle proprie responsabilità. Simili insinuazioni non possono che provenire da chi non si rende conto che una donna, nemmeno la più menzognera e vigliacca, non userebbe mai la gravidanza come un alibi».






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