Mafia, presi i fedelissimi di Messina Denaro
scoperto il codice dei pizzini del boss

Mafia, presi i fedelissimi di Messina Denaro scoperto il codice dei pizzini del boss
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Lunedì 3 Agosto 2015, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 09:31
PALERMO - La Polizia di Stato di Palermo sta eseguendo dalle prime ore dell'alba un'operazione coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo.





Il blitz. Sono in corso arresti e perquisizioni, nelle province di Palermo e Trapani, nei confronti di esponenti di vertice delle famiglie di «Cosa Nostra» trapanese e a carico di presunti favoreggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro.





Gli arresti. La polizia ha fermato 15 fiancheggiatori del capomafia latitante. L'operazione è coordinata dalla Dda di Palermo. All'operazione, eseguita dalle Mobili di Palermo e Trapani, con il coordinamento dello Sco, partecipa anche il Ros dei carabinieri.

Le misure cautelari sono state notificate ai capi del 'mandamento' mafiosi di Mazzara del Vallo e dei clan di Salemi, Santa Ninfa e Partanna. Le indagini, finalizzate a disarticolare la rete che supporta la latitanza del capomafia di Castelvetrano, sono una prosecuzione delle operazioni «Golem» ed «Eden» condotte dalla polizia e dai carabinieri e che hanno portato in cella favoreggiatori e familiari del boss.



I pizzini. Passano gli anni ma i boss di Cosa Nostra continuano a comunicare attraverso i 'pizzinì, metodo antico, prediletto da Bernardo Provenzano e scelto anche dall'ultimo dei grandi latitanti di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. È uno dei particolari dell'indagine della polizia che oggi ha portato all'arresto di 15 favoreggiatori del padrino di Castelvetrano.
Lo smistamento dei bigliettini avveniva in due masserie nelle campagne di Mazzara del Vallo e Campobello di Mazzara, di proprietà di due allevatori, oggi arrestati, Vito Gondola e Michele Terranova. Gli inquirenti, che tenevano sotto controllo la zona, hanno accertato che i bigliettini, che erano smistati durante i summit, venivano nascosti sotto terra. Solo al termine delle riunioni i «collettori» li andavano a prendere e li davano ai destinatari. I pizzini erano ripiegati e chiusi con dello scotch. Rigide le regole imposte sulla comunicazione: i messaggi dovevano essere letti e distrutti e le risposte dovevano giungere entro termini prefissati, al massimo 15 giorni. L'indagine, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Teresa Principato e dai pm Paolo Guido e Carlo Mazzella, è cominciata nel 2011, quando dopo un'operazione di polizia che ha disarticolato la rete dei favoreggiatori, gli uomini d'onore sono stati costretti a riorganizzare la comunicazione. Per convocare i summit gli arrestati, molti dei quali allevatori, utilizzavano termini come 'concime' e 'favino', cereali dati in genere ai maiali. Gli scambi dei bigliettini a un certo punto hanno subito un arresto, che gli inquirenti ricollegano a un temporaneo possibile allontanamento di Messina Denaro - il cui nome è presente in alcune conversazioni intercettate - dalla Sicilia. I mafiosi non si riunivano mai all'interno delle masserie ma solo nelle campagne, cosa che ha reso più complicato intercettare le loro conversazioni.
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