Denise Pipitone, l'intercettazione choc
della sorellastra: "L'ha uccisa mamma"

Denise Pipitone e la sorellastra Jessica Polizzi
Denise Pipitone e la sorellastra Jessica Polizzi
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Venerdì 5 Dicembre 2014, 21:22 - Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 17:39
MAZARA DEL VALLO - «Quanno eramu 'ncasa, a mamma l'ha uccisa a Denise».



Sarebbe questo l'inizio di una conversazione tra Jessica Polizzi, sorellastra di Denise Pipitone, e la sorella minore Alice. Il dialogo tra le due sorelle è stato ripreso da un'intercettazione ambientale dell'11 ottobre 2004. La piccola Denise, 4 anni, era scomparsa il 1 settembre di quell'anno da Mazara del Vallo (Trapani).



Jessica, mentre è a casa della madre Anna Corona, parla con la sorella. Alice, di rimando, le chiede: «A mamma l'ha uccisa a Denise?». Jessica: «Tu di sti cosi unn'ha parlari» (non ne devi parlare). Alice: «È logico».



L'intercettazione l'ha rivelata davanti alla terza sezione della Corte d'appello di Palermo il perito Massimo Mendolìa, al quale è stato affidato il compito di ascoltare e trascrivere una parte della mole di intercettazioni effettuate dagli inquirenti subito dopo la scomparsa. Quel giorno Alice doveva recarsi in Procura, a Marsala, per essere interrogata.



Per il consulente della difesa, però, la decisiva frase che Jessica avrebbe pronunciato non si sente; e l'imputata, assistita dagli avvocati Gioacchino Sbacchi e Fabrizio Torre, quando disse alla sorella «Tu di sti cosi unn'ha parlari» si riferiva ad altro. «La frase che avrebbe pronunciato Jessica - afferma l'avvocato di parte civile Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, madre di Denise - è molto inquietante» e sarebbe saltata fuori solo adesso perchè appena bisbigliata: è stato possibile ascoltarla e trascriverla - secondo il perito - solo dopo un'opera di filtraggio e pulitura dei nastri magnetici.



Alla prossima udienza, il 16 gennaio, sarà ascoltata Alice Pulizzi. Jessica, il 27 giugno 2013, è stata assolta dal Tribunale di Marsala dall'accusa di concorso in sequestro di minorenne «per non aver commesso il fatto». Anche se con la formula del secondo comma dell'articolo 530 del codice di procedura penale. E cioè per «mancata o insufficiente formazione della prova». Per l'imputata, sorella per parte di padre (Piero Pulizzi) di Denise, i pubblici ministeri Francesca Rago e Sabrina Carmazzi avevano chiesto 15 anni di carcere, il massimo della pena per il reato contestato. Anche Anna Corona, assieme ad altri, era stata indagata per concorso in sequestro, ma su richiesta della Procura il procedimento fu archiviato.





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