Casa An, il Pdl: Fini deve dimettersi
Fli: se ne vadano Berlusconi e Schifani

Gianfranco Fini (foto Cristiano Chiodi - Ansa)
Gianfranco Fini (foto Cristiano Chiodi - Ansa)
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Giovedì 27 Gennaio 2011, 11:14 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 19:41
ROMA - Le carte dello stato caraibico di Santa Lucia dimostrano che la casa di An a Montecarlo del cognato di Gianfranco Fini. Quindi ora il presidente della Camera si deve dimettere. Lo sostengono a gran voce Pdl e Lega, dopo aver ascoltato le parole del ministro degli Esteri, Franco Frattini, al Senato, dove le opposizioni hanno contestato duramente il comportamento del ministro. Fli reagisce in nel tardo pomeriggio con una conferenza stampa durante la quale Berlusconi viene accusato di essere il mandante del dossieraggio contro Fini. Accuse anche a Schifani e Frattini.



La documentazione inviata da Frattini in procura finirà nel fascicolo inviato dai pm al gip con la richiesta di archiviazione delle posizioni di Fini e di Francesco Pontone. Lo hanno deciso il procuratore della repubblica di Roma Giovanni Ferrara e l'aggiunto Pierfilippo Laviani dopo aver esaminato le tre pagine arrivate dal paese caraibico. I due magistrati stanno predisponendo l'atto di integrazione del fascicolo già trasmesso al presidente dei gip, Carlo Figliolia il quale, il 2 febbraio prossimo, dovrà pronunciarsi sull'opposizione alla richiesta di archiviazione che vede Fini e Pontone indagati per truffa.



«Alcune settimana fa ho ottenuto risposta dalle autorità di Saint Lucia, che me ne hanno certificato l'autenticità per la veridicità dei dati contenuti in questi documenti», ha affermato Frattini, rispondendo a una interrogazione urgente presentata da Luigi Compagna del Pdl sulla casa di An Montecarlo, finita poi nella disponibilità del cognato del presidente della Camera.



I documenti a cui fa riferimento Frattini, consegnati ieri alla procura di Roma, si riferiscono alla proprietà delle società off-shore Printemps Ltd e Timara Ltd, che in tempi diversi hanno gestito l'immobile di Montecarlo ereditato da An nel 1999 e venduto nel 2008 per circa 300 mila euro. Secondo il Pdl dalle carte, 3-4 pagine in inglese, risulta che il titolare delle società è Giancarlo Tulliani, cognato del presidente della Camera. Fini aveva affermato in passato che se la casa di Montecarlo fosse stata veramente di proprietà di Tulliani si sarebbe dimesso da presidente di Montecitorio.



L'estate scorsa «vi fu una polemica che investì anche una presunta manipolazione del documento e quindi della sua autenticità, e da alcuni organi di stampa si era indicato un presunto ruolo di organi dello Stato in tali attività. Ecco la ragione - ha precisato Frattini - per cui chiesi, non una rogatoria, ma un chiarimento puro e semplice alle autorità circa la genesi e l'autenticità del predetto documento».



Frattini: «Mi limito oggi a ribadire quanto vi ho appena detto: il documento non può essere a integrale disposizione e sui particolari non posso e non debbo aggiungere altro. Sarà la procura della Repubblica, se lo riterrà, a farne uso». Frattini ha sottolineato che la documentazione è stata inviata «per le valutazioni di competenza, e quindi non nella indicazione di eventuali fattispecie di illecito penale, alla procura della Repubblica di Roma perché vi è ancora un fascicolo aperto sulla vicenda».



Militante Fli denuncia Fratini per abuso d'ufficio. Un militante di Fli - annuncia Futuro e Libertà - ha depositato una denuncia alla Procura della Repubblica e al Tribunale dei Ministri nei confronti del ministro degli Esteri per il reato di abuso di ufficio, dopo la risposta alla interrogazione urgente al Senato. Il militante scrive nella denuncia di essere «venuto a conoscenza in data odierna, attraverso le notizie di stampa immediatamente pubblicate al riguardo, che il Ministro degli Esteri on. Franco Frattini, esulando dalle proprie funzioni, avrebbe richiesto informazioni al Governo di Santa Lucia sulla titolarità di due società offshore soggette alle leggi ivi vigenti, malgrado la pendenza di un procedimento penale presso il Tribunale di Roma iscritto a carico dell'on. Gianfranco Fini e del sen. Franco Pontone, con ciò abusando della propria qualità e dei propri poteri di titolare del dicastero degli Esteri, al mero fine di arrecare un danno ingiusto ai predetti parlamentari. Ad avviso dello scrivente le motivazioni addotte dall'onorevole Frattini in merito alle ragioni che giustificherebbero tale comportamento non escludono nè l'evidente illegittimità dell'atto compiuto nè le chiare finalità sopra richiamate, con conseguente configurabilità, oserei dire scolastica, del reato di abuso d'ufficio previsto e punito dall'art 323 c.p. Per tali motivi si chiede lo svolgimento di ogni indagine ritenuta opportuna al fine di dimostrare la sussistenza del delitto denunciato, ferma restando la competenza del collegio di cui alla legge costituzionale 16 gennaio 1989 n.1 al quale il presente esposto viene inviato per doverosa conoscenza».



«Silvio Berlusconi è il mandante di questa azione di dossieraggio, il manovale è Valter Lavitola - dice il capogruppo di Fli alla Camera, Italo Bocchino, durante una conferenza stampa - Le dimissioni del presidente del Consiglio le chiediamo dal 6 novembre. I fatti nuovi dimostrano quanto ce ne sia bisogno. Sfido Berlusconi. Se vuole liberarsi di Fini c'è un modo semplice: abbia il coraggio di andare al voto. Andiamo subito al voto e il presidente della Camera sarà un altro. Berlusconi ha paura del voto perchè sa che sarebbe punito dagli elettori: non possono accettare che un leader moderato faccia quei festini ad Arcore. Ma sono certo che Berlusconi resterà asserragliato a Palazzo Chigi».



«Franco Frattini ha infangato il ruolo e il prestigio della diplomazia italiana per la sua debolezza che non gli ha consentito di dire no a Silvio Berlusconi. Si è dimostrato un ministro inadeguato a guidare la diplomazia italiana - ha detto Bocchino - Frattini ha commesso tantissimi atti molto gravi». La denuncia presentata contro di lui da un militante di Fli «siamo certi che andrà presto al tribunale dei ministri e vedrà presto Frattini doversi difendere».



«Frattini è il fattorino di Berlusconi. E non lo diciamo noi: così lo definiscono gli Stati Uniti d'America nei documenti rivelati da Wikileaks - sottolinea Bocchino - Frattini ha commesso degli abusi. Innanzitutto ha chiesto per via ordinaria della documentazione, mentre può essere chiesta solo per canali diplomatici dal ministro della Giustizia. Spieghi il ministro il perchè. E spieghi anche perchè non abbia attivato canali diplomatici del ministero, ma abbia ricevuto quella documentazione per posta. Spieghi infine perchè li ha tenuti in un cassetto per un mese: dal 20 dicembre, giorno della ricezione, non li ha mostrati a nessuno, nè li ha mandati alla magistratura, ma li ha tenuti chiusi per utilizzarli quando gli è stato chiesto da Berlusconi». «Da parte del ministro c'è stata una totale assenza di decoro istituzionale», chiosa Benedetto Della Vedova. «Oggi il Parlamento ha vissuto una delle pagine più tristi e indecorose della sua storia, a causa del comportamento di un uomo delle istituzioni come il ministro degli Esteri», aggiunge l'ex ministro Andrea Ronchi.



«Se c'è un presidente che deve dimettersi è il presidente del Senato Schifani, che ha dimostrato di non essere imparziale e che si è prestato ad un'operazione di dossieraggio in sede istituzionale - ha attaccato ancora Bocchino - Se Berlusconi vuole liberarsi di Fini c'è un solo modo: andare al voto, ma ha paura del voto».



Quantità di droga da narcotrafficanti. La vicenda Ruby è una storia «inquietante di sesso, di soldi e di appartamenti e i commenti delle interessati, a cominciare dalla Minetti, lasciano sgomenti - sostiene Bocchino - Parliamo di chili di cocaina, non di grammi ma di chili, quantità da narcotrafficanti».



«Dica Fini se intende tenere fede alla sua promessa di dimissioni: la casa è del cognato. La prova ora c'è. Il nodo è politico - contrattacca il Ppl con un documento del coordinamento nazionale - La scorciatoia giudiziaria minacciata contro Franco Frattini è un inutile e disperato tentativo di depistaggio dalla vicenda di Montecarlo. Troviamo veramente incredibile che Fli, anzichè apprezzare la misura e l'approccio istituzionale con cui il ministro Frattini (a cui esprimiamo la nostra piena vicinanza e solidarietà) ha risposto doverosamente a un'interrogazione parlamentare, cerchi come nelle peggiori tradizioni dei nemici giurati di Berlusconi, di adire improvvidamente la scorciatoia giudiziaria, che è peraltro proprio preclusa dalla evidenza dei fatti. Anche una superficiale conoscenza delle norme, valide per tutti, senza neanche la necessità di scomodare le prerogative costituzionali dei parlamentari, avrebbe evitato un inutile e disperato tentativo di depistaggio da parte del Fli che assume anzi un tono pateticamente minaccioso con uno stile che sarebbe facile aggettivare nel peggiore dei modi. L'opinione pubblica, sulla questione Montecarlo, attende non schermaglie giudiziarie ma risposte politiche. Ci dica Fli se e come è in grado di contestare credibilmente il contenuto del documento proveniente dal governo di Santa Lucia, che attribuisce al signor Tulliani la proprietà della casa di Montecarlo. Dica Fini se intende tenere fede alla sua promessa di dimissioni: la casa è del cognato. La prova ora c'è. Non si nasconda Fini dietro l'attesa di future decisioni giudiziarie a noi del tutto indifferenti. La questione che ci interessa non è penale. Il nodo è politico. Ci dica se intende mantenere l'impegno a dimettersi o rinnegarlo. In tal caso sarà ancora più evidente il suo ruolo di parte incompatibile con l'alta funzione che ricopre».



Secca la replcia di Fli: «Non meritano risposta, se non quella degli italiani. Anzichè preparare dossier nel tentativo di intimidire, Berlusconi abbia la dignità di dimettersi per consentire agli italiani di pronunciarsi sulle tonnellate di fango che lo riguardano».



Vertice da Berlusconi: Fini lasci. Il Pdl ritiene sempre più stringente il nodo dell'incompatibilità di Fini con il ruolo di presidente della Camera. È questa, in sintesi, la linea trapelata al termine dell'incontro fra il premier Silvio Berlusconi e i vertici del Pdl. In sostanza, riferisce una fonte presente, «la linea è quella di continuare a chiedere le dimissioni di Fini», in quanto esiste un "problema politico" al di là dell'aspetto giuridico.



Fini si sta «arrampicando sugli specchi»: è lui che deve spiegare e chiarire, altrimenti non potrà che mantenere la promessa fatto con gli italiani di lasciare la presidenza della Camera. È il ragionamento che Berlusconi ha svolto nei colloqui a Palazzo Grazioli, dopo il vertice con lo stato maggiore del partito.



«Il ministro Frattini si è limitato a riportare quanto riferito dalle autorità di Santa Lucia: che la casa di Montecarlo è di Giancarlo Tulliani», ha detto il presidente dei senatori della Lega Nord, Federico Bricolo, invitando Fini a dimettersi da presidente della Camera. «Ora chi è interessato da questa vicenda dovrà assumersi le proprie responsabilità».



«Non uso parole mie ma quelle di Michele Santoro, per il quale se fossero emersi certi legami tra le società offshore e suo cognato, Gianfranco Fini avrebbe dovuto lasciare del tutto la politica. Ecco, noi non siamo così estremisti, ma alla luce dei fatti emersi, ci basterebbe che il Presidente della Camera mantenesse fede alla parola data e si dimettesse dalla sua carica istituzionale», ha sostenuto Daniela Santanchè, sottosegretario per l'Attuazione del Programma di Governo.



«Se nemmeno quanto emerge oggi dalle dichiarazioni di Frattini, è sufficiente per far dimettere il presidente della Camera, è evidente che Fini conta su protezioni enormi», ha affermato Francesco Storace, segretario nazionale della La Destra.



Pd, Api, Udc e Idv protestano e lasciano l'aula. Non appena Frattini ha preso la parola i senatori del Pd, dell'Api, dell'Udc e dell'Idv hanno lasciato l'Aula del Senato per protesta. La «pattuglia» dei finiani è, invece, rimasta in Aula.



«Si sottovaluta l'intelligenza degli italiani, che hanno capito che il problema non è certo quello di Fini, che tra l'altro ripone giustamente piena fiducia nella magistratura. C'è un problema di presidenti, ma non mi pare che sia di quello della Camera - dice il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini - Mi pare che l'entità dei fatti che emergono da Milano sia veramente inquietante. Tutti dovrebbero riflettere invece che alzare dei polveroni che non incantano nemmeno i bambini».



Il Pd: Senato piegato a esigenze maggioranza. «Non è possibile piegare la presenza del governo in Aula a una necessità politica del tutto insignificante. Non è possibile che il ministro venga convocato e

l'interrogazione venga messa subito all'ordine del giorno mentre decina di centinaia, non so se migliaia di atti di sindacato ispettivo giacciono dimenticati», ha protestato il presidente dei senatori del Pd, Anna

Finocchiaro.



«La differenza tra Fini e Berlusconi è che il primo ha sempre rispettato l'istituzione che presiede compresa. Berlusconi piega invece il ministro degli Esteri e il presidente del Senato a trasformare Farnesina e Palazzo Madama in dependance di Palazzo Grazioli nel tentativo di colpire il presidente della Camera tramite il dossier Lavitola-S.Lucia. È inutile ai fini dell'obiettivo di Berlusconi, ma Frattini e Schifani oggi umiliano le istituzioni», ha dichiarato Carmelo Briguglio, capo della segreteria politica di Fli.



Consentendo l'esame dell'interrogazione sulla casa di Montecarlo «il presidente Schifani oggi crea un precedente che ferisce il Senato nella sua dignità, compie un errore», ha detto Francesco Rutelli (Api).



«Siamo stati violentati attendendo da anni risposte alle interrogazioni ed ora, solo perché fa comodo politicamente, un'interrogazione proposta l'altro ieri viene subito fissata: questa è una vergogna». Non usa mezzi termini, il senatore Luigi Li Gotti, capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione Giustizia.


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