Berlusconi, nuovo attacco ai pm
«Più poteri a me e meno al Colle»

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi
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Martedì 10 Maggio 2011, 10:29 - Ultimo aggiornamento: 7 Giugno, 22:40
CROTONE - Mirino puntato contro l'architettura dello Stato che non da al presidente del Consiglio nessun potere ecco perch presto in Cdm arriver la legge per modificarla: meno poteri al Capo dello Stato e pi al premier ed al governo. Il cuore della nuova riforma epocale Silvio Berlusconi la spiega a Crotone nel corso di un comizio per sostenere la senatrice dell'Udc Dorina Bianchi candidata alla poltrona di Primo cittadino. I toni sono quelli da ultimi giorni di campagna elettorale e così dopo l'ennesimo affondo contro i pm «di sinistra» bollati come «malattia della democrazia» il Cavaliere ci tiene ad annunciare che, grazie «alla compattezza della maggioranza» il governo potrà non solo «terminare gli ultimi due anni di legislatura» ma anche «portare a termine quelle riforme che non sono state realizzate per il veto di Fini e Casini».



Nella mente del premier c'è dunque la modifica dell'assetto Istituzionale: «Il presidente del Consiglio nel nostro Paese non ha poteri» mette in chiaro il Cavaliere spiegando come una riforma sia «indispensabile» e debba contenere tre punti fondamentali: «Cambiare la composizione della Corte costituzionale - spiega - cambiare i poteri del presidente della Repubblica e come in tutti i governi occidentali dare più potere al presidente del Consiglio e al Governo». Un ragionamento, spiegano i fedelissimi del premier, che non rappresenta assolutamente un attacco alla figura del capo dello Stato: «Sono stato travisato - avrebbe detto Berlusconi ragionando dopo con alcuni suoi uomini prima di lasciare Crotone - io ho solo parlato dei contenuti della riforma una cosa che faccio sempre».

È la Consulta ad essere poi presa di mira dal premier: «Ormai - sottolinea - è diventata un organo politico e non è più di garanzia«. Alla Corte Costituzionale il Cavaliere rimprovera di «abrogare tutte le leggi che non piacciono ai Pm. Non si può andare avanti così - è il giudizio - perchè così la sovranità non appartiene più ai cittadini». Altro cavallo di battaglia è la richiesta della separazione delle carriere tra giudice e pm l'unica garanzia per avere un processo giusto, sottolinea ancora Berlusconi che poi ribadisce la richiesta che ci sia la responsabilità civile anche per i magistrati: «Se un magistrato viola la legge dovrebbe, come tutti gli altri cittadini italiani, pagare i danni». La presenza in platea di tutto lo stato maggiore del Pdl locale tra cui le new entry al governo, i due sottosegretari calabresi Aurelio Misiti e Giuseppe Gentile, è l'occasione poi per sottolineare ancora una volta che con la nuova maggioranza il governo andrà avanti visto che «l'agguato tentato da Fini il 14 dicembre non è andato in porto. Il ribaltone è fallito».



Ed è proprio al presidente della Camera che il premier non risparmia l'ennesimo affondo: Nell'ultimo anno il governo, la maggioranza e il Pdl hanno sofferto di una malattia interna, e cioè la diaspora di Fini, che per un anno ci ha punzecchiato». Quindi l'affondo contro i leader della sinistra che «si lavano poco». Infine al promessa di allargare ancora di più la compagine di governo «non per dare più stipendi pubblici ma per garantire la governabilità, ecco perchè nel prossimo consiglio dei ministri ci sarà la legge per aumentare il numero dei membri del governo». Prima del rientro a Roma il Cavaliere si ferma a salutare lo stato maggiore del partito: spegne le candeline con il figlio di Dorina Bianchi che oggi festeggia il compleanno e poi si lascia andare a qualche battuta ironica sul bunga bunga e racconta un sondaggio tutto al femminile: «Un sondaggio dice che il 33% delle donne vorrebbe andare al letto con il presidente del Consiglio mentre il restante 66% ha risposto: ancora?».



Un ordine ai telegiornali di «immediato riequilibrio» tra le forze di maggioranza e quelle di opposizione, con l'impegno a dedicare agli esponenti del esecutivo un tempo «riferito solo alla loro funzione governativa, nella misura strettamente indispensabile per assicurare la completezza e l'imparzialità dell'informazione», in particolare «per il presidente del Consiglio», che è anche capolista a Milano. Sono alcune delle decisioni adottate oggi dall'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, che ha esaminato gli esposti presentati e i dati del monitoraggio sul pluralismo politico relativi alla penultima settimana di campagna elettorale (1-7 maggio).



«Dai dati - spiega l'Agcom in una nota - si rileva che i telegiornali presentano ancora qualche squilibrio nel tempo di parola (criterio prevalente di valutazione ) e nel tempo di notizia. Pertanto l'Autorità, in considerazione dell'imminenza del voto, ha impartito un preciso ordine di immediato riequilibrio nel senso che tutte le edizioni dei telegiornali, comprese quelle principali, nelle ultime tre giornate di campagna elettorale (11, 12 e 13 maggio) devono realizzare il completo equilibrio tra le forze politiche di maggioranza e quelle di opposizione, sia nel tempo di parola che in quello di notizia, recuperando gli squilibri verificatisi nelle settimane precedenti».



«Le Tv devono realizzare il completo equilibrio tra le forze politiche di maggioranza e quelle di opposizione,
sia nel tempo di parola che in quello di notizia, recuperando gli squilibri verificatisi nelle settimane precedenti». Lo ha stabilito l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che precisa inoltre che «il tempo dedicato agli esponenti del Governo deve essere riferito solo alla loro funzione governativa, nella misura strettamente indispensabile per assicurare la completezza e l'imparzialità dell'informazione. Ciò - dice l'Autorità - vale in particolare per il presidente del Consiglio, il quale è anche capolista nelle elezioni comunali a Milano». L'Autorità, infine, ha applicato una sanzione di 100mila euro al Tg1 «per l'inadeguata osservanza dell'ordine e dei richiami rivoltigli in precedenza».
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