Berlusconi invade i tg, è scontro
Bersani protesta: è come in Bielorussia

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi
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Venerdì 20 Maggio 2011, 18:34 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 23:41
ROMA - Non consegneremo Milano agli estremisti. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, rimasto in silenzio per tre giorni dopo la batosta elettorale, va al contrattacco in tv facendosi intervistare praticamente da tutti i tg della sera (Tg1, Tg2, Tg4, Tg5, Studio aperto e Gr1). Protesta il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: inaccettabile è come in Bielorussia.



«Io penso che a Milano ci sia la possibilità di una vittoria e stiamo lavorando per una vittoria», ha assicurato nel corso di un'intervista al Tg4. «Dobbiamo riconquistare il consenso e la fiducia dei moderati per non consegnare Milano alla sinistra che non è più sinistra perché condizionata dalle frange più estreme».



«Forse non siamo riusciti a spiegare bene che la sinistra va dai centri sociali al partito delle manette, dai radicali ai cattocomunisti e quindi non sono in grado di governare Milano e si dissolveranno al primo inconveniente», ha insistito Berlusconi al Tg2. «Non possiamo certo immaginare che un grande Paese occidentale come l'Italia si faccia governare dai Vendola, dai Grillo, dai Di Pietro».



«Io sono convinto che quei milanesi che si sono astenuti dal voto al primo turno, visti i risultati, non vorranno consegnare al secondo turno la loro Milano all'estrema sinistra facendola diventare una metropoli disordinata, caotica e insicura. Milano non può diventare alla vigilia dell'Expo 2015 una città islamica, una zingaropoli piena di campi rom, una città che aumenta le tasse», ha detto ancora Berlusconi al Tg5. «Io non credo che - ha sostenuto il premier - che i milanesi vogliano rivedere le vie e le piazze di Milano come abbiamo visto questa settimana riempite di bandiere rosse con la falce e il martello».



Quello di Milano «è stato un risultato inaspettato», ha poi ammeso il presidente del consiglio in un'altra intervista al Gr1. «È stato un risultato inaspettato, anche per quello che dicevano i sondaggi - aggiunge - e ha condizionato negativamente l'analisi del voto che invece al primo turno è stato soddisfacente per noi».



«Leggendo il suo programma, la sinistra vuole la Stalingrado d'Italia», ha continuato Berlusconi al Tg1 riferensoi sempre a Milano. Il premier ha elencato «cosa sarebbe costretto a fare un sindaco sostenuto da componenti della sinistra più estrema» citando, tra l'altro, «più tasse per tutti», «il voto agli immigrati», il «blocco degli sgomberi» e il «diritto per gli zingari di farsi una baracca». Nel nostro programma invece «ci sono cento progetti concreti per fare una Milano ancora più bella, più vivibile e per farne una grande metropoli europea proiettata nel futuro, con meno tasse per tutti, con servizi pubblici di eccellenza, con due nuove linee della metropolitana».



«Trovo paradossale che il Pd canti vittoria quando invece ha perso il 5% rispetto alle precedenti elezioni comunali», ha quindi affermato il presidente del Consiglio al tg di Studio Aperto. «La storia di Milano - ha aggiunto - non può finire nelle mani della sinistra estrema che punta solo ad aprire moschee invece di pensare ai problemi veri della città».



«Tanti milanesi come me - ha sostenuto ancora il premier - sono rimasti turbati dalla visione di quelle bandiere rosse con la falce e il martello dei centri sociali che sono dilagati nelle nostre strade e nelle nostre piazze per festeggiare i risultati del primo turno. Credo davvero che siano la maggioranza dei milanesi, i milanesi che non vogliono che la loro Milano non sia consegnata all'estrema sinistra».



«Sono in campo ogni giorno come cittadino di Milano e leader del Pdl», ha poi detto il premier rispondendo a chi gli chiedeva se scenderà in campo per i ballottaggi. «Il dato di Milano ci dice che i milanesi non hanno premiato né il Pd né il terzo polo: il risultato vero è che il Pdl resta il primo partito in Italia e che alleanza Pdl-Lega e l'unica in grado di esprimere governo stabile e credibile. A sinistra predominano gli estremisti e dunque non c'è nessuna possibilità che esista una maggioranza alternativa alla nostra», ha aggiunto Berlusconi, sottolinendo che

«non ci sono alternative a questo governo» e che «il Pdl rimane il primo partito in Italia, il pilastro che regge il governo».



«Noi siamo stati sfavoriti da una maggiore astensione del popolo dei moderati ed è da questo dato che noi dobbiamo ripartire. I moderati milanesi se avessero voluto avrebbero potuto scegliere un'alternativa, cioè il Terzo polo, ma non l'hanno premiata, anzi hanno certificato la sua irrilevanza e hanno confermato saldamente il Popolo della libertà come prima forza politica del Paese», ha quindi sottolineato Berlusconi.



Il candidato Idv Luigi De Magistris a Napoli «è una semplice copertura del vecchio sistema di potere e di clientele che ha governato per 18 anni», ha poi sostenuto il premier. «A Napoli il Pdl ha avuto un buon risultato e Lettieri è un imprenditore che può favorire la soluzione a problemi come quello dei rifiuti e per far tornare Napoli ad essere una capitale europea».



«Oh poverino, com' è sensibile...». E' stata la replica del segretario del Pd al "turbamento" annunciato da Berlusconi per le bandiere rosse. «Ce n'è di rosse - ha aggiunto Bersani - di bianche, di blu e di tutte le razze...».



Berlusconi è convinto di avere la maggioranza? «Io credo di no, se vuole verificarlo, quando è comodo, andiamo a votare e vediamo chi ha la maggioranza», ha poi sottolineato Bersani.



«Invadere le testate tv è una cosa inaccettabile, le testate non si mettono a disposizione di una telefonata del presidente del Consiglio, non siamo in Bielorussia, noi non ci stiamo e rompiamo questo giocattolo», ha aggiunto il segretario del Pd. «Se Berlusconi vuole andare in tv, a Ballarò o dove vuole lui - ha aggiunto Bersani - andiamo lui ed io: va benissimo. Sennò al mio posto vanno De Magistris, Pisapia, gli altri candidati, perché stiamo parlando di Comuni: questa è la nostra posizione ed è chiaro che la terremo ferma nei prossimi giorni».



«All'invasione televisiva di Berlusconi non daremo copertura in nessun modo, anche se qualche testata ci sta chiedendo di mettere la foglia di fico della par condicio: non ci stiamo perché Berlusconi non fa la mia agenda», ha quindi sottolineato il segretario del Pd.



«Abbiamo assistito a un incredibile diluvio mediatico del premier - ha poi scritto Bersani in una nota - quasi a schermo unificato. Una vicenda insostenibile che umilia la coscienza democratica del Paese. Non è accettabile che i cittadini di Milano, Napoli, Trieste e tante altre città vedano la loro libera scelta sull'amministrazione della loro città inficiata dalla vergognosa propaganda di chi dovrebbe essere impegnato a dare risposte ai problemi dell'Italia. Non è possibile che l'Autorità garante delle comunicazioni attenda oltre per intervenire con fermezza e non con i pannicelli caldi di blande misure ex post».



«Berlusconi ha paura ed è disperato perché ha sentito che il vento è cambiato e invade le televisioni. L'unica logica d'azione che conosce è quella di stravolgere le regole della democrazia e del buonsenso», ha affermato Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd al Senato.



«Oltre a dimostrare di non aver capito nulla di quanto è avvenuto con il primo turno delle elezioni amministrative, Berlusconi si preoccupa solo di sfruttare la sua posizione privilegiata. Mentre i telegiornali, compresi quelli destinatari delle sanzioni dell'Agcom di pochi giorni fa, si comportano come se le norme della par condicio e gli interventi sanzionatori della stessa Autorità non esistessero, ponendosi gravemente al di fuori della legalità», ha commentato il capogruppo dell'Udc in Commissione Vigilanza Rai, Roberto Rao. «L'Agcom - ha aggiunto l'esponente centrista - deve agire con tempestività e rigore su una questione su cui si misura la serietà del servizio pubblico e del suo nuovo corso, ma anche l'utilità, l'efficacia e la stessa ragion d'essere dell'Autorità».



«Sentivamo la mancanza della solita razione di insulti di Berlusconi nei confronti del Terzo Polo. Oggi finalmente il premier ha rotto il silenzio e possiamo stare più tranquilli. Ormai non è il caso di prenderlo sul serio: continua a sbagliare, rifiuta l'autocritica e si allontana sempre più dai moderati», ha dichiarato in una nota il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa. «Sulle cifre del Terzo Polo a Milano e Napoli credo che a Berlusconi serva un bel ripasso di matematica», ha aggiunto.




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