Berlusconi attacca: «Non votate l'Udc»
Casini: «Premier disperato e confuso»

Casini e Berlusconi in una foto d'archivio
Casini e Berlusconi in una foto d'archivio
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Giovedì 25 Marzo 2010, 12:45 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 22:23
ROMA (25 marzo) - E' scontro tra il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, e il premier Silvio Berlusconi, che oggi ha pi volte invitato gli elettori a non votare il partito centrista.



«Vuole cancellare tutti, non solo me - ha scandito Casini riferendosi al premier in una intervista al Messaggero. Domani anche Bossi e Fini. E’ il segno di una grande debolezza. Se per vincere deve rimanere solo alla televisione certifica il suo fallimento».



«È una campagna elettorale penosa», ha poi aggiunto oggi l'ex presidente della Camera, sottolineando come «di fronte ai dati allarmanti sull'occupazione si risponde con l'annuncio di un grande piano per il golf. Ieri hanno bruciato le leggi con il falò di Calderoli, Berlusconi ha fatto fare il giuramento in piazza, e se questi - ha osservato Casini - sono gli argomenti da sottoporre agli italiani che devono votare per le Regioni che hanno competenze su sanità e settori decisivi...poveri noi. È una campagna elettorale siderale - ha proseguito il leader dell'Udc - e i dati sulla disoccupazione ci dimostrano che abbiamo più di 2 milioni e mezzo di disoccupati. Ci aspettavamo un piano straordinario per l'occupazione ma abbiamo invece sentito solo delle baggianate dall'inizio alla fine».



«Siamo gli unici che contrastano la Lega, l'unico baluardo serio siamo noi. Gli altri stanno dietro con tutte le loro sciocchezze e le sciocchezze della Lega», ha aggiunto ancora Casini.



Il premier: chi vota l'Udc favorisce la sinistra. Berlusconi, che oggi si trova a Bruxelles, ha affidato l'attacco all'Udc a una nota scritta. «Gli italiani che hanno votato o che intendono votare per l'Udc sono certamente elettori del centrodestra. Ma in queste elezioni, in alcuni casi l'Udc si presenta addirittura con i partiti della sinistra, anche quelli più oltranzisti e giustizialisti. In altre regioni corre da sola con il proprio simbolo, ma anche in questo caso, non potendo ottenere una rappresentanza di peso nel consiglio regionale finisce solo per favorire la sinistra», ha affermato il premier.



Per difendersi «dal pericolo che questa sinistra possa vincere è importante non disperdere il proprio voto e non dare voto a liste che non avranno alcun peso e non lasciarsi tentare dall'astensione», ha poi ribadito Berlusconi ai microfoni del Tg4. Il voto, ha aggiunto, non va dato «in particolare alle liste come l'Udc che si alleano da una parte e dall'altra, vanno isolate e non avranno alcun peso in consiglio regionale».



«Berlusconi lo capisco, è un po' disperato, è un misto tra disperazione e confusione», ha replicato Casini. «Si è confuso - ha aggiunto il leader centrista - perché si è dimenticato di averci implorato di stringere alleanze con lui e allo stesso tempo è disperato perché capisce che tutte le chiacchiere, le promesse che fa non convincono più gli italiani».



«Il tentativo di queste ore di Berlusconi, di fare una gran cagnara per coprire ciò
che il governo non ha fatto, spero sia l'ultimo. Vedo Berlusconi nervoso, acrimonioso, e ciò è dovuto al mutato scenario politico», ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. «Noi - ha proseguito Bersani - siamo più in forma del centrodestra, e parliamo di lavoro, scuola, sanità, problemi industriali. Abbiamo incontrato la gente. Berlusconi no, e in più rifiuta di confrontarsi con noi: questo modo di fare è antimoderno. Noi iniziamo a parlare del futuro di questo Paese, Berlusconi non puo».



Con il governo Berlusconi la pressione fiscale ha raggiunto «un livello record», aveva detto in precedenza Bersani in una intervista al Tg5. «Berlusconi - aveva aggiunto il segretario del Pd - dice che noi alzeremmo le tasse; in realtà noi siamo stati i primi a tagliare l'Ici alle famiglie, mentre loro hanno aumentato la pressione fiscale a livelli record: quest'anno abbiamo lavorato per lo Stato e per le tasse fino al 23 giugno, un record».



Bersani ha poi criticato il governo sulle politiche a tutela dell'occupazione: «La nostra critica è fondata - ha affermato - perché in due anni c'è stata una disattenzione di fondo al lavoro, e si è parlato d'altro, dal processo breve al legittimo impedimento». Bersani ha ribadito quindi la richiesta di un immediato «piano anti-crisi» fatto di pochi punti essenziali: «Più soldi in tasca a chi ha redditi bassi, più investimenti in piccole opere immediatamente cantierabili, e dare un po' di respiro alle piccole e medie imprese».



«Berlusconi evita il confronto». Sempre in tema di campagna elettorale il leader del Pd ha detto che «noi siamo l'unico Paese al mondo in cui non c'è mai un confronto tra i contendenti, perché Berlusconi li evita e fa solo comizi. Per questo abbiamo una campagna elettorale così astratta e lontana dai temi concreti».



«Noi disponibili per una nuova legge elettorale». Bersani ha sottolineato poi che il Pd è disponibile al confronto con la maggioranza per modificare l'attuale legge elettorale. Per quanto riguarda le riforme istituzionali, Bersani ha ricordato la «piattaforma» del Pd, vale a dire la bozza Violante, che prevede la diminuzione del numero dei parlamentari e la trasformazione del Senato in Camera della Regioni. «Noi siamo disponibili al confronto - ha aggiunto - per modificare la legge elettorale, su un sistema che permetta ai cittadini di scegliere i propri parlamentari. In ogni caso puntiamo ad un sistema che sia incentrato sul rafforzamento del Parlamento, perché il premier pensa che il consenso venga prima delle regole, mentre le regole devono venire prima del consenso».



Cicchitto: le battute di Bersani coprono il vuoto. «Le battute polemiche dell'onorevole Bersani contro Berlusconi - dice il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto - sparate a raffica in questo finale di campagna elettorale, non bastano a coprire due cose: il vuoto programmatico del Pd e il fatto che la sua debolezza politico-culturale fa sì che esso sia soverchiato da un lato dal giustizialismo peronista di Di Pietro e dall'altro dal radicalismo di Bonino-Pannella». Cicchitto attacca anche la candidata del centrosinstra alla guida del Lazio, Emma Bonino: «Rileviamo - dice Cicchitto - che essa ha firmato due programmi: uno a Roma, insieme al Pd, e l'altro nazionale con Marco Pannella. La contraddizione, già di per sé rilevante, diventerebbe clamorosa qualora l'esponente radicale dovesse governare un'istituzione. Per evitare questo problema ci auguriamo che gli elettori votino per Renata Polverini».



Fini: le regionali non sono un voto per governare il pianeta. «È vero che quello di domenica prossima è un voto per molti aspetti politico, ma non dimentichiamo che servirà a governare una regione e non l'intero pianeta». Con queste parole Gianfranco Fini, partecipando ad un convegno con Renata Polverini, ha inteso fare un richiamo per moderare alcuni toni troppo accesi della campagna elettorale. «Tutto viene sempre ricondotto - ha ripetuto il presidente della Camera - alle elezioni generali, ma bisogna invece tener presente che si vota per il governo della Regione».



Fini fa sapere poi che nessuno rema contro, tanto è vero che anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta ha espresso apprezzamento per il suo invito a evitare «un approccio propagandistico» rispetto al tema delle riforme.



Berlusconi: con Fini nessun contrasto. «Non ho avuto occasione di parlare con Fini. Ho fatto solo delle dichiarazioni rispondendo a delle interviste. Per quanto mi riguarda non c'è nessun contrasto, non ho mai detto una parola negativa a riguardo», ha affermato il premier rispondendo a chi gli chiede se abbia parlato con Fini del presidenzialismo. «Ho sempre affermato che in un partito del 40% è naturale che ci siano sensibilità diverse. Quello che è importante è che si discuta e che si arrivi a una decisione e che la minoranza accetti la decisione della maggioranza».




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