Barroso: Ue rigorosa sul deficit al 3%
Italia osservata speciale, sia saggia

Barroso
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di David Carretta
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Domenica 15 Settembre 2013, 13:08 - Ultimo aggiornamento: 13:56
BRUXELLES - Rigore, determinazione, senso di responsabilit. la richiesta all'Italia del presidente della Commissione Ue, Jos Manuel Barroso, nel momento in cui si moltiplicano i timori in Europa sull'instabilità politica e la tenuta dei conti.





Presidente Barroso, nel discorso sullo Stato dell'Unione, ha detto che il maggior rischio è politico: mancanza di stabilità e di determinazione possono interrompere la ripresa?

«Gli investitori e i mercati guardano all'Europa e oggi c'è molta più fiducia di 1 o 2 anni fa. C'è un'evoluzione positiva generale. Lo scorso anno molti analisti prevedevano la fine dell'euro. Oggi invece ci sono indicatori positivi sulla fiducia di investitori e consumatori. Nel secondo trimestre c'è stata una crescita, che a nostro parere si confermerà nel terzo. Siamo sulla strada di una ripresa, ma è ancora molto fragile. Se c'è una mancanza di determinazione sulle riforme e il consolidamento di bilancio e sulle misure per lottare contro la disoccupazione, se ci sono esitazioni, se ci sono problemi politici maggiori, questo potrebbe mettere in discussione la fiducia».





A quali paesi pensa?

«Posso fare l'esempio del mio, il Portogallo: in primavera, la minaccia di dimissioni del leader del più piccolo partito al governo è bastata a far risalire gli spread in modo allarmante. Fortunatamente, poi, il Portogallo ha ritrovato stabilità e la fiducia è tornata.





E l'Italia?

«All'Italia serve stabilità sistemica. È uno dei grandi paesi della zona euro: quando ci sono indicazioni di instabilità politica si ripercuotono sui mercati. Non voglio entrare nelle questioni di politica interna: tocca alla democrazia italiana risolverle. Ma è mio dovere attirare l'attenzione delle autorità italiane, delle forze politiche e dei cittadini sulle nostre sfide comuni. In Europa viviamo una situazione politica ed economica eccezionale. È necessario esigere da tutti gli attori politici un livello di responsabilità molto più alto che in tempi normali. La situazione esige grande attenzione, grande rigore, grande determinazione, grande senso di responsabilità».





Ha fiducia nel governo e nella maggioranza?

«Il governo ha dimostrato determinazione su alcune riforme. Ma ora bisogna applicarle. La maggioranza è molto ampia ed è un elemento importante per garantire la stabilità. Mi auguro che le tensioni politiche siano risolte in modo da non mettere in discussione la fiducia nell'economia italiana. Vista l'importanza dell'Italia, seguiamo tutto questo con un'attenzione speciale. In questo momento delicato, la saggezza è fondamentale».





La Bce ha detto che il deficit italiano rischia di superare il 3%. La Commissione interverrà?

«La competenza è del vicepresidente Rehn. Occorre fare questa analisi in modo molto rigoroso. Non posso anticipare nulla. Ma incoraggiamo le autorità italiane a proseguire il cammino che loro stesse hanno definito come quello della credibilità».





In Italia c'è la percezione che sia l'Europa a imporre l'austerità. Nel discorso sullo Stato dell'Unione, lei ha sottolineato che non è così: ci sono le responsabilità nazionali.

«Alcuni politici, quando le cose vanno bene, dicono "merito nostro". Quando le cose vanno male, dicono che è colpa di Bruxelles. Non è onesto. La verità è che le decisioni in Europa sono prese collettivamente dai governi. Le decisioni che riguardano l'Italia sono state prese innanzitutto dal governo italiano e poi approvate all'unanimità dall'Eurogruppo. La Commissione ha il dovere di far rispettare la governance economica dell'euro perché la politica economica di ciascuno Stato membro è una questione di interesse comune. Le decisioni di un paese, o anche le non decisioni, hanno conseguenze sugli altri».





Nello Stato dell'Unione ha anche lanciato un avvertimento: a forza di dare la colpa di tutto a Bruxelles, gli elettori non voteranno contro Barroso o la Commissione, ma contro l'Europa.

«La situazione che viviamo oggi non è il risultato di errori dell'Europa, ma di errori commessi a livello nazionale con l'accumulo di debiti insostenibili o comportamenti irresponsabili del settore finanziario. L'Europa non è il problema, è una parte della soluzione. Governi nazionali e Ue hanno il dovere di lavorare insieme per far tornare la fiducia».





Cosa può fare l'Europa negli otto mesi che ci separano dalle elezioni europee, anche per evitare il rischio di un successo delle forze euroscettiche?

«Le forze politiche pro-europee devono smettere di pensare che l'Europa continuerà ad essere accettata in modo implicito come qualche anno fa. Devono avere il coraggio di andare contro i miti propagandati dalle forze estremiste e populiste. La verità è che l'Europa non ha creato la crisi. Sono sicuro che gli italiani lo capiranno, se le forze moderate e pro-europee avranno il coraggio di un dibattito politico serio, evitando ogni tipo di estremismo».
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