All'università in Porsche, ma ufficialmente
poveri e titolari di una borsa di studio

La Porsche filmata dalla Finanza
La Porsche filmata dalla Finanza
2 Minuti di Lettura
Giovedì 29 Settembre 2011, 14:56 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 09:40
PADOVA - Andavano all'universit di Padova in Porsche ma nell'autocertificazione per la borsa di studio avevano dichiarato l'appartenenza ad un nucleo familiare indigente. L'odiosa forma di evasione, fatta sulle spalle di chi non ha sul serio denaro per studiare, era quella di un giovane iscritto dell'Università di Padova. Un finto-povero scoperto dalla Guardia di Finanza durante le verifiche su centinaia di posizioni degli studenti che godono degli aiuti dell'Esu per indigenza.



Il ragazzo della Porsche aveva una borsa di studio in considerazione del grado di povertà della famiglia. Una bugia, che non gli impediva di vantarsi con i compagni quando arrivava ai corsi a bordo del lussuoso bolide. Per legge del contrappasso, sono stati gli stessi colleghi d'aula a segnalare la cosa agli 007 del Fisco. Nel mirino degli ispettori delle fiamme gialle, che da tempo hanno stretto un accordo con l'Università, l'Esu ed il Comune, non sono finite solo le false attestazioni degli iscritti all'ateneo, ma anche il lucroso e illegale mercato degli affitti in nero.



Oltre 2 milioni di euro recuperati all'evasione fiscale, frutto di cento verifiche nel settore delle locazioni, di cui 80 concluse con esito positivo. Dalle autocertificazioni fasulle sono stati recuperati invece 280mila euro. Sfrondando il sottobosco di illegalità immobiliare la Gdf ha visto emergere le storie di evasione più singolari: come quella di una infermiera pensionata che non aveva scrupoli nell'affittare in nero le case donatele dagli anziani ai quali aveva prestato cure domiciliari, al cittadino che, iniziando con due appartamenti, a furia di affitti in nero era riuscito a costruire un mini-impero immobiliare di 20 abitazioni.



In un paio di casi sulle 80 verifiche portate a termine dai finanzieri di Padova, sono stati gli stessi studenti a rivolgersi alle fiamme gialle. Come quelli che vivevano in un centralissimo appartamento di proprietà di due coniugi padovani, che esasperavano ad ogni minimo ritardo gli studenti per percepire in nero i 1600 euro mensili pattuiti. L'aver denunciato i proprietari ha fruttato ai due studenti una ricompensa: l'agevolazione prevista dalla recente normativa sulla "cedolare secca" prevede che ai due giovani studenti vada un contratto di 4 anni, rinnovabile per altri 4 anni nello stesso appartamento ad affitto ridotto dell'80% rispetto a quello inizialmente pagato.



Tra gli affezionati dell'affitto in nero c'era anche un cittadino tedesco, che percepiva salate pigioni dai ragazzi ma non dichiarava nulla né all'erario italiano né a quello del suo Paese. «Questo tipo di collaborazione con la Guardia di finanza - ha detto il rettore di Padova, Giuseppe Zaccaria - ha dato dei risultati importanti su un fronte che ci sta particolarmente a cuore: premiare i meritevoli e colpire i furbetti con una azione complessa ma equa di controllo di coloro che accedono ai contributi per il diritto allo studio». «Il recupero dell'evasione fiscale e la scoperta degli studenti evasori, oltre che di chi li sfrutta con gli affitti al nero - ha concluso -, sono la dimostrazione che qui a Padova le istituzioni lavorano in sinergia per limitare al minimo lo spreco delle risorse».