A San Benedetto apre la porta dell'Expo
In vetrina i prodotti ma il settore soffre

A San Benedetto apre la porta dell'Expo In vetrina i prodotti ma il settore soffre
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Sabato 23 Maggio 2015, 19:50 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 09:36
SAN BENEDETTO - L’Expo approda anche sulla Riviera tramite la "porta" rappresentata dal Centro agroalimentare. Da domani nella struttura di Porto d’Ascoli inizieranno i lavori per caratterizzare con il loro la struttura e giovedì è attesa l’inaugurazione degli eventi. Ma già ieri all’Università Politecnica delle Marche - sede di Porto d’Ascoli - promosso dall’associazione culturale “I luoghi della scrittura” si è svolto il seminario “Made in Italy, made in Expo: l’agroalimentare” che ha messo insieme teoria e pratica, interventi dei docenti Gian Luca Gregori, Leonardo Seghetti e del preside dell’Alberghiero Alfonso Sgattoni con le esperienze concrete dei produttori più prestigiosi, Angela Velenosi, Matteo Meletti e Filippo Massacci direttore generale della Imac.

Un appuntamento che ha voluto accendere i riflettori sulla necessità di sinergie, soprattutto nelle Marche, tra piccoli produttori e industrie di trasformazione durante il quale il pro rettore della facoltà, Gregori, ha portato anche dati impietosi sul regresso del numero delle imprese agro alimentari sulle Marche (passate dalle 34.561 del 2010 alle attuali 30.083) e soprattutto sulla debolezza nell’esportazione che ammonta a un fatturato di soli 324 milioni (-2,9% rispetto a due anni fa). Tutto a fronte però di produzioni di eccellenza - 17 i vini doc, docg e Igt e 12 i cibi prelibati Igp e Dop - che quindi sono ottimi ma non sfondano sul mercato. Le motivazioni sono state spiegate da Seghetti : “Più che produrre materie prime - ha detto il docente - l’Italia le trasforma: è necessario che i piccoli produttori facciano squadra con l’industria perché il marchio Italia resta nel mondo un sinonimo di qualità". E' stato quindi portato il caso dell'oliva Dop: "Se ne roducono - ha incalzato Seghetti - solo 120 quintali ma si dovrebbe arrivare a 10.000 quintali e riempirli, per fare la classica oliva fritta, con 20.000 quintali di carne e solo marchigiana: vendute a un prezzo medio di 20 euro al chilo, potrebbe un guadagno di 40 milioni di euro che ricadrebbe su tutto il territorio, anche come immagine nel mondo”. Ma questo non accade, al contrario spesso le olive fritte, come altri prodotti locali, sono fatti con olive che arrivano dall’estero così come la carne del ripieno.

Dal 28 maggio comunque di questi temi si parlerà all'Agroalimentare e pure negli chalet della Riviera: collegamenti video con il padiglione marchigiano a Milano, esposizione dei prodotti e convegni, la presentazione del cortometraggio realizzato dal Comune “Il profumo del mare”, il festival del pesce Azzurro (Anghiò), l’arrivo di turisti direttamente da Milano interessati a conoscere dove i cibi d’eccellenza vengono prodotti e soprattutto degustazioni, per i turisti presenti a San Benedetto d’estate, negli stabilimenti balneari. Proprio martedì, nell’ambito del tavolo del turismo, tra le altre cose, saranno raccolte le adesioni.

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