Ascoli, parà precipitato
Camera ardente alla Clementi

Ascoli, parà precipitato Camera ardente alla Clementi
2 Minuti di Lettura
Sabato 23 Maggio 2015, 19:59 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 12:20
ASCOLI - ​Si terranno domani mattina nella chiesa del Cuore Immacolato di Maria i funerali di Fabio Comini, il ventiseienne ascolano morto giovedì scorso a Lucca mentre stava svolgendo un corso di addestramento alla Folgore di Pisa. Ieri mattina il magistrato titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore della Repubblica di Lucca Aldo Ingangi, ha rilasciato il nulla osta per la riconsegna della salma ai suoi familiari che hanno così potuto organizzare il rientro del feretro ad Ascoli e la funzione religiosa che avverrà in quella parrocchia in cui Fabio Comini era cresciuto, aveva partecipato al gruppo dell’Azione Cattolica e dove aveva tanti amici.



Nel tardo pomeriggio di ieri il carro funebre ha lasciato la Toscana diretto alla caserma Clementi, sede del 235° Reggimento Piceno, dove è arrivato in serata e dove è stata allestita la camera ardente che rimarrà aperta per tutta la giornata di oggi dalle ore 8.40 alle 20. Sono in tanti, quelli che vorranno dare l’ultimo saluto al caporalmaggiore del 4° Reggimento Alpini di Verona e che vorranno partecipare al dolore dei suoi familiari, soprattutto ai genitori Maurizio e Daniela e alla sorella Sara. Intanto, proseguono le indagini della magistratura per scoprire cosa abbia impedito al paracadute in dotazione al caporalmaggiore di aprirsi. Nelle prossime ore la Procura di Lucca, che da subito aveva posto sotto sequestro tutta l’attrezzatura in dotazione al paracadutista ascolano, nominerà un perito che provvederà ad eseguire le verifiche tecniche.



Una inchiesta parallela, nel frattempo, è stata aperta anche dalla Procura militare di La Spezia competente per territorio e che valuterà il caso secondo i codici militari. Fabio Comini stava seguendo un corso di abilitazione ai lanci in caduta libera alla Folgore di Pisa della durata di tre settimane. Stava per terminare la prima parte del corso ed aveva già effettuato una quindicina di lanci. Giovedì mattina, all’aeroporto di Tassignano di Lucca, dopo il primo lancio, Comini insieme con gli altri cinque paracadutisti era salito a bordo dell’aereo che lo aveva riportato ad un altezza di duemila piedi, circa 1200 metri.



Era stato il quarto a lanciarsi ma qualcosa non è andato per il verso giusto. Comini si sarebbe reso conto che la "vela" principale del suo paracadute non si apriva e avrebbe cercato di azionare il paracadute d’emergenza, purtroppo senza successo. Sono stati i suoi stessi colleghi ad accorgersi che qualcosa non andava e a lanciare l’allarme.
© RIPRODUZIONE RISERVATA