Ascoli, Giorgi è prigioniero in Libia
Presto sarà libero, ma non ha medicine

Ascoli, Giorgi è prigioniero in Libia Presto sarà libero, ma non ha medicine
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Venerdì 29 Maggio 2015, 19:13 - Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 16:54
ASCOLI - ​Franco Giorgi, l'ascolano trattenuto in Libia da oltre due mesi è vivo e potrebbe essere liberato tra qualche settimana. Funzionari della Farnesina sono riusciti, tramite emissari locali, ad allacciare un contatto con la tribù che non lo lascia partire. Il lungo silenzio ha fatto temere il peggio. Invece le ultime frammentarie notizie dicono che il settantaduenne è vivo anche se il suo stato di salute non è dei migliori. Franco Giorgi, infatti, è affetto da un tipo di diabete che richiede una particolare terapia, ma il farmaco specifico è praticamente impossibile da trovare nel paese africano.

In una brevissima telefonata al fratello Ezio si è raccomandato di trovare il modo per poter far giungere il farmaco a Tripoli, cosa non facile da realizzare.Giorgi ha comunque confermato che il trattamento che gli viene riservato è accettabile e finora non ha subito alcun tipo di violenza. Nonostante questo in considerazione del suo attuale stato di salute si sta cercando di affrettare i tempi per consentirgli di rientrare ad Ascoli prima possibile. Dalla Farnesina però non filtra alcuna indiscrezione.

Non è confermato se chi lo trattiene pretenda una somma di denaro per liberarlo e soprattutto a quanto ammonti con esattezza la eventuale somma richiesta. Anche se tutto lascerebbe pensare che sia questo il nodo cruciale per far ritornare a casa l'ascolano. Iil ritardo con cui si è giunti alla presa di contatto con la tribù africana che lo trattiene è dovuto al fatto che nel territorio che ricade sotto il governo di Tripoli da tempo regna l'anarchia.

Dalle scarse notizie raccolte Franco Giorgi sarebbe stato trattenuto passando da una tribù ad un'altra come spesso accade in queste occasioni e questo rende sempre molto difficile sia il contatto che una eventuale trattativa mirata alla liberazione.

Ma ora finalmente la Farnesina avrebbe individuato chi oggi lo trattiene in Libia. Non è ancora chiaro il motivo per il quale il settantaduenne non sia stato fatto partire per fare ritorno ad Ascoli. Non è la prima volta comunque che Franco Giorgi si reca in Libia per vendere armi da guerra. Viaggia spesso portando con sé un campionario, ossia dei dèpliant in cui erano riprodotte le armi ed i loro relativi dati tecnici. Quindi, se una di queste partite d'armi fosse risultata non confacente all'ordinativo, la responsabilità non sarebbe da attribuire al mediatore, la cui funzione era di intermediario, bensì a chi ha inviato l'armamentario che all'atto pratico avrebbe presentato problemi di varia natura.

Alla fine del mese di marzo Franco Giorgi vola a Tripoli per concludere un affare con una delle tante tribù le quali sono in costante conflitto fra loro.

Il giorno seguente al suo arrivo l'ascolano telefona ad un suo amico con il quale ha un breve colloquio, sconcertante e nello stesso tempo drammatico: "Vedi di mettere insieme 300 mila euro - dice Giorgi - e di inviarmeli al più presto. Sono stato preso e chi mi trattiene ha chiesto tale somma per liberarmi".

Immediatamente l'amico va a denunciare la cosa ai carabinieri che a loro volta informano il procuratore capo della Repubblica di Ascoli Renzo che affida le indagini ai carabinieri del Ros di Ancona.

Ovviamente il caso finisce sotto la giurisdizione della Farnesina che incarica alcuni funzionari di prendere i dovuti contatti in modo da poter giungere ad individuare dove si trova Franco Giorgi ma soprattutto da chi viene trattenuto.

Ci sono voluti più di due mesi per avere la prima risposta, ossia quale sia la tribù che tiene bloccato il commerciante di armi.

Ora si tratta solo di attendere gli sviluppi conclusivi della complicata e delicata trattativa fra i rappresentanti del governo italiano ed i capi tribù.
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