Stress e voci mistiche hanno armato Luca
C'è una pista per le coltellate ad Alessia

Stress e voci mistiche hanno armato Luca C'è una pista per le coltellate ad Alessia
di Lorenzo Sconocchini e Stefano Rispoli
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Martedì 19 Agosto 2014, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 12:36

ANCONA - Qualcosa dentro ha fatto clic, fine della corsa. Qualcosa di mostruoso che nel giro di poche ore sembra aver trasformato il ferroviere che spaccava il secondo, l’amorevole padre di famiglia, nel macellaio di sua figlia.

Perché i risultati dell’autopsia sul cadaverino della piccola Alessia, 18 mesi, raccontano che Luca Giustini l’avrebbe trafitta come un San Sebastiano con un coltellaccio da cucina: cinque fendenti, tutti diretti a organi vitali, il cuore e i polmoni, come se non volesse proprio lasciarle scampo. E dall’esame medico legale eseguito ieri pomeriggio a Torrette dal dottor Mauro Pesaresi emerge che la bimba è morta dopo pochi istanti, e quando i sanitari del 118 hanno tentato di rianimarla non c'era più speranza. Sul corpicino non ci sono altri segni, solo questa terribile sequenza ravvicinata di fendenti inferti con un coltello da cucina dalla lama lunga. Difficile dire con quanta violenza il padre l’abbia colpita, dato che il corpicino di una bambina così piccola non ha offerto resistenza.

Qualcosa dentro s’è rotto, ma cosa? “Se cercate di immaginare un possibile movente - ragionava ieri un investigatore dell’Arma di lungo corso -, potete solo pensare a un corto circuito, a un lampo di buio”.

Ma quel blackout dell’anima, mettendo in fila testimonianze e racconti, non dev’essersi scatenato all’improvviso, come se un malessere lo divorasse da tempo, come un tarlo capace di erodere la sua apparente normalità. La madre di Luca lo descrive depresso e stressato, reduce da notti insonni, tanto da temere che meditasse il suicidio, un amico svela le confidenze di Luca, “mi manca l’amore”, altri raccontano di suoi improvvisi momenti di assenza, favoleggiano di voci che il giovane ferroviere raccontava di sentire dentro di sé. “Luca, puoi farlo”.

E vengono i brividi, scorrendo il suo profilo Facebook, quando si legge che tra i “mi piace” cliccati dal papà arrestato per omicidio aggravato ci sono un personaggio esperto in “psicografia”, la scrittura sotto la guida di uno spirito, e un “ricercatore” che registra voci paranormali su un apparecchio. Soltanto una doppia casualità? Luca stava scherzando, ammiccando a quegli interessi di parapsicologia, oppure davvero combatteva i suoi fantasmi? Non aiuta molto, a decifrare la mattanza di Collemarino, il verbale di una pagina e mezzo che raccoglie la deposizione resa al Pm Andrea Laurino dalla moglie di Luca, Sara Bedini, infermiera di 32 anni, che con il suo volto da ragazzina sembra ancora più giovane.

Domenica pomeriggio era in spiaggia con l’altra figlia di 4 anni, Sofia, e i suoi genitori, quando il marito l’ha chiamata al telefono. “Vieni, ho fatto un casino”. Sarebbe stata lei, secondo alcune testimonianze non confermate dagli investigatori, a togliere il coltello dal corpo di Alessia e a posarlo sul tavolo. “Adesso ammazzati con questo”, avrebbe detto al marito. E quando si è trattato di spiegare al pubblico ministero la metamorfosi di Luca, la giovane mamma non ha saputo fornire grossi spunti. Avrebbe solo accennato a qualche stranezza notata ultimamente nel comportamento del marito, affettuosità improvvise e fuori contesto. “Ma io ti voglio bene”, ripeteva anche quando la situazione non sembrava richiederlo.

Adesso Luca, macchinista di 34 anni, è piantonato nel reparto di Psichiatria degli Ospedali riuniti di Torrette, guardato a vista dai carabinieri per il timore che, una volta realizzato il motivo per cui è lì, possa uccidersi per il rimorso.

Domenica sera il pubblico ministero Andrea Laurino ha provato a interrogarlo nella caserma del Comando provinciale dei carabinieri, ma ha subito compreso che il giovane papà, assistito dall’avvocato d’ufficio Francesco Conti, non era proprio nelle condizioni fisiche e psichiche di riferire la sua versione, visto che non riusciva neppure a restare seduto sulla sedia e rispondeva a monosillabi, tanto era prostrato. Per questo il Pm ha disposto il ricovero in psichiatria, in stato d’arresto con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal fatto di averlo commesso su un discendente. Un reato per il quale il codice prevede l’ergastolo, anche se appare «quasi scontata» agli inquirenti la necessità di procedere a una perizia psichiatrica su Luca Giustini.

Altrettanto prevedibile, come avviene di routine in casi del genere, che siano eseguiti anche esami tossicologici per accertare se il giovane abbia agito sotto l’effetto di droghe. Ieri, anche sui social network, erano circolate illazioni sul fatto che il giovane ferroviere ultimamente si fosse “gonfiato” i muscoli in palestra, ma tutti gli esami periodici svolti da Trenitalia sul giovane macchinista avevano dato esiti rassicuranti.

Nel passato di Giustini non ci sono episodi di violenza, né risulta che fosse in cura per problemi di natura psicologica. Resta da indagare sui demoni che si agitavano dentro di lui, su quell’amore che gli mancava, sulle voci che diceva di sentire. Forse Luca, se sarà in grado di farlo, ne parlerà nell’udienza di convalida dell’arresto che dovrebbe tenersi domani davanti al Gip Alberto Pallucchini.

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