Nei rifugi dei disperati
tra topi e materassi

Nei rifugi dei disperati tra topi e materassi
di Leila Ben Salah
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Sabato 25 Gennaio 2014, 07:17 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 08:09

ANCONA - Basta alzare leggermente la rete metallica gi divelta nell’angolo, ed eccoci dentro l’ex Angelini di via Flaminia. Lo stabilimento farmaceutico, che stato il cuore pulsante dell’intera Palombella per decenni e che ha dato vita a una generazione di lavoratori del settore chimico-farmaceutico, imprenditori e commercianti, oggi fa da tetto sulla testa di una famiglia di disperati. Non solo l’ex Angelini, ormai un enorme mostro di cemento diroccato, ma tanti altri piccoli posti, angoli della città trasformati in dormitori per i senza tetto.

Italiani o stranieri che siano, i disperati cercano un tetto possibilmente lontano da occhi indiscreti. Lo trovano rompendo reti, scavalcando cancelli o girando l’angolo di un palazzo e costruendo una capanna di lamiera, come quella andata distrutta in un rogo di fianco al PalaVeneto. Quella baracca andata a fuoco, probabilmente per un blitz contro gli sbandati, visto che i residenti non ne potevano più di vedere il loro quartiere così degradato, è stata posta sotto sequestro. Le indagini stabiliranno chi e come ha voluto metter fine a quella che per i vicini era diventata “una situazione insostenibile”. “Non se ne poteva più - dice una residente, Maria Vittoria Velotti girandosi verso quel che resta della capanna circondata da scritte sulle mura dei palazzi che non hanno nulla a che vedere con la street art -, Ancona sta diventando sempre più degradata. Noi non siamo così, non è nella mentalità degli anconetani arrivare a tanto. Ma ci hanno spinti a diventare così”.

Non c’è spazio per i senza tetto in città, costretti a dividersi i venti posti letto (sempre occupati) di Un Tetto per Tutti. E così le famiglie provano a farsi una casetta negli angoli più scuri e più lontani dagli occhi dei residenti. All’ex Angelini si entra con facilità. Alcuni punti della struttura non sono però raggiungibili. L’acqua e il fango invadono tutto e nei giorni di pioggia le condotte diventano cascate. Eppure qui ci vive almeno una famiglia. A terra ci sono i giochi del bambino, tanti vestiti ammucchiati, scarpe, teli e pentole per cucinare. E ancora un bel materasso di quelli grandi appoggiato al muro in posizione verticale. Un’accortezza per le giornate di pioggia: in questo modo infatti il materasso non si bagna e quando la sera la famiglia torna a casa, può stenderlo a terra e mettersi sotto le coperte al riparo dalle intemperie. Sembra assurdo, ma almeno una famiglia vive in questo stato di degrado in condizioni igieniche devastanti.

D’altronde trovare altri angoli in città non è semplicissimo. In piazza Pertini ci si può stare una notte e nemmeno tanto. Le forze dell’ordine pattugliano la zona ogni minuto e gli sbandati vengono puntualmente scovati e allontanati. Su una panchina, infatti, resta un solo cartone segno che qualcuno ci ha provato a passare la notte lì, ma tra pioggia e controlli ci ha rinunciato, cercando riparo altrove.

La maggior parte degli edifici pubblici e privati ormai chiusi da tempo e abbandonati, però è stata prontamente murata. Un esempio è l’ex Pie Venerini di via Pesaro. Gli sbandati hanno provato a entrare, infatti la rete con tanto di filo spinato è stata divelta in un angolo che permette il passaggio. Ma dentro trovare un rifugio è impossibile: tutto murato, porte e finestre chiuse da mattoni e cemento non solo al piano terra, ma anche al primo piano. Impossibile dunque riuscire a entrare se non armati di piccone.

Un altro buco dove infilarsi per la notte è senza dubbio l’ex Apt al Passetto. La vetrata che dà su via Thaon di Revel è stata letteralmente bucata, ma è difficile pensare che da lì possa passare un essere umano, al massimo qualche topo bello grande. All’ex Fermi in via Birarelli tutte le possibili vie di entrata clandestina sono state murate e quindi non si passa.

Non hanno usato mattoni e cemento, ma hanno ottenuto lo stesso risultato anche nel palazzo dell’ex Enel in via San Martino. Qui le serrande sono chiuse e sbarrate e i passaggi segreti un tempo utilizzati dagli sbandati, adesso sono stati chiusi con travi di legno, lucchetti e catene belle grosse. Sembra proprio che nessuno sia più riuscito a metterci piede. Ma i luoghi degli sbandati sono e restano molti. Difficile fare una mappatura della città e andare a chiudere tutte le falle. Lavoro che poi si deve scontrare con una constatazione: ogni giorno cresce il numero dei poveri e dei nuovi poveri che un tetto sulla testa non possono più permetterselo.

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