Imprenditore marchigiano
da mesi ai domiciliari negli Usa

Imprenditore marchigiano da mesi ai domiciliari negli Usa
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Mercoledì 26 Novembre 2014, 21:23 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 19:12
OSIMO - Non esce dall'appartamento di Atlanta. Teme che gli possa capitare un episodio simile, un'accusa da parte di uno sconosciuto, senza prove, ma sufficiente per fargli passare un incubo e tornare dentro. Così Pierino Bravi, l'imprenditore osimano arrestato lo scorso 17 aprile negli Stati Uniti, resta chiuso nell'appartamento dove sta trascorrendo da tre mesi i domiciliari. Sono tutti in attesa dell'udienza del processo che lo vede imputato per molestie sessuali nei confronti della cameriera dell'albergo in cui alloggiava. La data non è stata ancora fissata ma ormai è certo che Bravi passerà il Natale nella capitale dello Stato della Georgia, probabilmente raggiunto dai suoi famigliari. La moglie Lorella era tornata ad Atlanta proprio a metà settembre, quando il marito era stato scarcerato dopo l'ok del giudice della Contea per gli arresti domiciliari. In seguito anche il fratello Giancarlo lo è andato a trovare per sostenerlo. Pierino fisicamente sta bene, fanno sapere le persone che lo sentono quasi quotidianamente via telefono, ma è demoralizzato. D'altronde sono passati oltre 7 mesi dall'arresto, improvviso, senza prove, che lo ha costretto al carcere fino a metà settembre. Gli avvocati americani di Bravi sono fiduciosi, contano di chiudere il processo già con la prima udienza, che potrebbe tenersi a inizio primavera al massimo. Senza prove e testimoni oculari il dibattimento non dovrebbe protrarsi oltremodo e garantire la libertà al 57enne titolare della Bravisol, l'azienda di Montecamillone che la famiglia sta ora gestendo nonostante la sua assenza. In realtà da quando Pierino è ai domiciliari chiama i suoi referenti in ditta almeno una volta al giorno, dando direttive e tenendosi aggiornato sulle commesse. E' proprio questo che lo mantiene ancora lucido e forte, la voglia di tornare a casa, a lavoro, la volontà di mandare avanti l'azienda, che sta mantenendo buoni affari nonostante l'incubo in cui è intrappolato il suo titolare. Da quel 17 aprile un susseguirsi di eventi quasi paradossali, con la famiglia che aveva subito pagato la cauzione di 250mila per ottenere il rilascio. Ma problemi col visto avevano impedito la scarcerazione, con Bravi trasferito al carcere federale, per poi fare ritorno a quello di Fulton County in estate, dal quale è uscito a metà settembre. Un cortocircuito giudiziario: Bravi andava espulso dagli States per i problemi col visto, ma considerata l'imputazione è stato trattenuto. Ci sono voluti ben cinque mesi per ottenere almeno i domiciliari. E dire che l'accusa di molestie sessuali si basa solo sulla denuncia di una cameriera dell'albergo dove Pierino alloggiava, che lo accusa di averla sfiorata con la lingua nel corridoio. Rientrando in stanza trovò poi gli agenti pronti ad ammanettarlo.



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