Luca: "Sì, ho ucciso Alessia"
Disposta la perizia psichiatrica

Luca: "Sì, ho ucciso Alessia" Disposta la perizia psichiatrica
di Lorenzo Sconoscchini
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Venerdì 22 Agosto 2014, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 24 Agosto, 20:00

ANCONA - Alessia se ne sta chiusa in una piccola bara bianca attorniata dal vescovo e da dieci familiari mentre due piani pi in alto dello stesso ospedale il padre Luca Giustini confessa di averla massacrata con cinque coltellate. Si consuma in una drammatica concomitanza di luoghi il giorno clou dell’inchiesta sul delitto di Collemarino.

“Sono stato io, ho colpito Alessia più volte seguendo una voce che sentivo da qualche tempo”, dichiara il 34enne ferroviere al gip Carlo Cimini, in una stanza del reparto Psichiatria al primo piano degli ospedali Riuniti. Proprio alla stessa ora, alle 9 e 30 del mattino, quattro rampe di scale più in basso, monsignor Edoardo Menichelli celebrava in gran segreto il funerale della piccola Alessia nell’aula “Toti”, nel piano interrato della cittadella sanitaria di Torrette.

Solo adesso Luca, uscito dallo stato catatonico e dall’effetto dei farmaci, sta realizzando di aver commesso il più orrendo dei delitti, uccidendo la piccola a cui aveva donato la vita appena un anno e mezzo fa. Nell’interrogatorio ha manifestato il suo enorme dolore, un peso da cui non si libererà mai. Al termine dell’udienza, durata tre ore, il giudice preliminare ha accolto le richieste della Procura convalidando l’arresto di Giustini per omicidio volontario aggravato e disponendo che il papà assassino se ne stia ancora agli arresti domiciliari nel reparto di Psichiatria. Evidentemente il suo stato di salute è ritenuto incompatibile con il regime carcerario. Il dottor Cimini nell’ordinanza ha confermato l’obbligo di piantonamento anche per prevenire gesti di autolesionismo. Su Luca verrà eseguita una perizia psichiatrica. E' stato affidato questa mattina dal Pm Andrea Laurino l'incarico di consulenza allo psichiatra bolognese Renato Ariatti, che in passato ha firmato le perizie su Bernardo Provenzano e Annamaria Franzoni. L'esperto dovrà stabilire se Giustini nel momento in cui ha tolto la vita alla sua figlioletta era capace di intendere e di volere. Il perito dovrà, inoltre, valutare la pericolosità sociale di Giustini e la capacità a stare nel processo.

L’inchiesta condotta dal pubblico ministero Andrea Laurino segna dunque un punto fermo sull’autore del delitto, anche se già prima della confessione c’era un quadro indiziario a prova di dubbi, visto che la povera Alessia era sola in casa con il padre ed era stato Luca Giustini a telefonare alla moglie in spiaggia dicendo di rientrare in casa perché aveva “combinato un casino”. Ora il caso giudiziario del papà modello che si svela un mostro diventa materiale di studio per gli esperti di psichiatria, perché la Procura chiederà una consulenza per scrutare negli angoli bui della mente di Giustini e valutarne la pericolosità sociale. I periti dovranno valutare se il ferroviere che sognava di guidare il Frecciarossa fosse del tutto in sé, capace dunque di intendere e di volere, quando nel primo pomeriggio di domenica ha trafitto nella culla la piccola Alessia con cinque fendenti al cuore e ai polmoni.

Ieri mattina, nel corso del lungo interrogatorio, a tratti toccante anche per i professionisti della giustizia, Giustini ha ripetuto in sostanza il racconto già fatto lunedì sera, dopo 36 ore di mutismo, a un medico che lo segue nel reparto ospedaliero dov’era stato ricoverato poche ore dopo il delitto in un grave stato confusionale. Negli ultimi giorni Giustini ha cominciato a riprendere lucidità, tanto che ieri mattina ha potuto sostenere l’interrogatorio, affiancato dall’avvocato Alessandro Scaloni che lo difende insieme al padre Mario. Ha ammesso di aver ucciso Alessia “con più colpi” e ha raccontato di averlo fatto seguendo le indicazioni di una voce interiore che sentiva da qualche settimana, più o meno dall’inizio di agosto. Giustini, davanti al gip Carlo Cimini e al pm Andrea Laurino, non ha associato l’inizio di queste voci a qualche episodio particolare né le ha ricondotte a personaggi precisi, mistici o reali. A capire cosa può essere successo nella sua mente, per altro controllata periodicamente dai test psicoattitudinali di Trenitalia, ci proverà il perito che questa mattina sarà incaricato della consulenza dal pm Laurino. Il lavoro degli investigatori dell’Arma, guidati dal vicecomandante provinciale Mario Ligi e dal tenente Marco Ruffini del Norm, continua per decifrare i quaderni in cui Giustini annotava le indicazioni che sentiva da quelle voci e per esaminare altro materiale sequestrato in casa e nella Passat dell’arrestato, tra cui computer e tablet. Tra gli ultimi “mi piace” sul suo profilo di Facebook, Giustini ne aveva assegnato uno a un esperto in psicografia, la scrittura sotto la guida di uno spirito, e un altro al profilo di un medium: semplici interessi per il paranormale o il segno che nella sua mente qualcosa iniziava a non funzionare?

Gli investigatori dell’Arma hanno bloccato il profilo Facebook di Giustini per impedire che qualcuno cancelli tracce di contatti e frequentazioni, ritenute utili alle indagini. E continueranno a raccogliere testimonianze anche tra amici a cui Luca nelle scorse settimane avrebbe parlato di quelle voci. Probabilmente saranno acquisiti anche i risultati degli esami periodici affrontati dal macchinista con gli psicologi incaricati da Trenitalia di verificare lo stato di salute del personale. Nell’ultimo periodo Giustini, conosciuto a Collemarino come un genitore e marito amorevole, lavoratore inappuntabile secondo i colleghi, era parso stressato ad amici e parenti. La madre Brunella aveva raccontato che la mattina stessa del delitto era andato a casa sua chiedendo in lacrime a lei e alla nonna di pregare insieme. I carabinieri gli hanno sequestrato alcuni scritti confusi e con riferimenti mistici, in cui il macchinista accennava a un presunto “Disegno di Dio”, “precetto di nostro Signore”, al “progetto di Dio venuto tra noi”, del “Signore” che avrebbe guidato le sue azioni. Ha anche parlato di una banale caduta di Ferragosto in cui la bimba si era ferita in modo lieve alla nuca. Un episodio che potrebbe aver scatenato nel ferroviere il timore infondato di danni permanenti alla piccina e l’impeto delirante di salvarla dal male.

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