Il Gip: "Voleva fuggire
Maria resti in carcere"

Il Gip: "Voleva fuggire Maria resti in carcere"
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Mercoledì 19 Marzo 2014, 11:06 - Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 22:25
AGUGLIANO - Resta in carcere Maria, perch dopo aver sgozzato il marito si dimostrata “una fredda e lucida calcolatrice”, inscenando il finto suicidio e agitandosi con i soccorritori come farebbe una qualsiasi donna che ha visto il suo compagno morire in una pozza di sangue. Invece l’aveva ucciso lei, con sei coltellate, quattro superficiali e due mortali. Resta in carcere perché al telefono con un’amica, oltre a confessare il proprio rimorso per quello che aveva fatto al povero Dumitru, dice che aspetta solo il rilascio della salma per espatriare. “Appena fatto tutto torno in Romania”, è la frase che per il giudice dimostra chiaramente il pericolo di fuga. E poi Maria Andrada Bordea, 26 anni, madre di due figliolette, non è rimasta a guardare mentre gli investigatori del Reparto operativo e il pm Giovanna Lebboroni continuavano a indagare dal 2 marzo, non fidandosi dell’apparente suicidio di uomo disperato dalla disoccupazione e alcolizzato.



Ha cercato di imbeccare un’amica, quella da cui diceva di aver passato la serata prima di rientrare a casa, sulla versione da dare agli investigatori, non sapendo che c’erano le microspie a registrare un evidente tentativo di inquinare le prove. Di tutto questo dà conto l’ordinanza emessa l’altra sera del Gip Alberto Pallucchini convalidando il fermo di polizia giudiziaria eseguito all’alba di sabato dai carabinieri guidati dal colonnello Luciano Ricciardi con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal vincolo coniugale.



Nell’interrogatorio di lunedì mattina la giovane romena, difesa dall’avvocato Jacopo Saccomani, aveva confessato il bluff del finto suicidio ammettendo di aver accoltellato il marito, ma in un contesto di legittima difesa, “Sono rientrata, lui era ubriaco, cantava con la musica a palla e ha impugnato un coltello per aggredirmi, così ho cercato di difendermi”, ha raccontato in sostanza Maria aggiungendo che altre volte il marito l’aveva maltrattata. Da quando aveva perso il lavoro da falegname, secondo la moglie, Dumitru era diventato sempre più aggressivo con lei e indifferente per le sorti dalle figlie. Perché allora non denunciarla? “Minacciava di ucciderci tutti se fossi andata dai carabinieri”, è stata la risposta di Maria alla domanda del giudice.



A indurre il Gip ad accogliere la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dal pm Lebboroni è stato anche il numero delle coltellate: sei in tutto, tre al volto e le altre al tronco, anche se quelle veramente profonde sono due, una sopra la scapola sinistra e una alla base del collo. Poi Maria ha inscenato il finto suicidio, stringendo la mano del marito sul coltello da cucina che aveva conficcato vicino alla gola. Un punto che però, ha svelato l’autospia, l’uomo non poteva raggiungere accoltellandosi da solo. Ma sono anche le mosse del dopo delitto che inducono il giudice a tenere Maria in cella. Ha chiesto all’amica di confermarle l’alibi, ha ragionato a tavolino su come scansare i sospetti. “Fredda e lucida calcolatrice”, scrive appunto il Gip nell’ordinanza.



Maria Andrada resta dunque in cella, anche se con la sua confessione la difesa spera di ottenere quanto meno i domiciliari, considerato che è madre di due bimbe di cinque e due anni e mezzo. Ora sono affidate agli zii paterni, ma lei vorrebbe rivederle presto. Intanto sono sttai fissati per venerdì pomeriggio, alle 15.30, i funerali di Dumitru; si svolgeranno nella chiesa principale di Agugliano.





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