ANCONA - Invece di essere esportati verso Paesi extra Ue, come registrato sui documenti di viaggio, ingenti carichi di sigarette andavano ad alimentare le riserve dei “grossisti” del contrabbando nel cuore dell'Unione Europea, evadendo accise e Iva per oltre 73 milioni di euro.
Un escamotage dietro al quale, secondo la procura di Ancona, c'era un'associazione a delinquere transnazionale di cui tiravano le fila il direttore generale della Manifattura italiana tabacco Spa di Chiaravalle e il responsabile dell'azienda per i contatti con i clienti esteri.
Con l'operazione “Duty free”, il Gico della Guardia di finanza di Ancona, in sinergia con il servizio anti-frodi delle Dogane, ha stroncato questo traffico, eseguendo quattro arresti ed ottenendo due mandati di cattura europei.
Custodia in carcere invece per l'intermediario croato-sloveno, Josip Papic, “primula rossa” del contrabbando, che avrebbe assicurato il buon fine dei carichi oltreconfine: sarebbe stato compensato con 12.500 euro per ogni carico coperto con bonifici ad una sua società con sede alle Seychelles.
Due camion a settimana formalmente diretti verso Moldavia e Ucraina per consegnare sigarette (520 tonnellate di marche “821”, “em@il” e “Parioli” prodotte dalla Mit spa) a ditte risultate inesistenti, smistavano la merce in magazzini polacchi e belgi, per la vendita sottobanco in quasi tutti i Paesi Ue. Ciò, secondo gli inquirenti, consentiva alla Mit di recuperare fatturato con l'export mentre i manager guadagnavano lustro e bonus sui surplus di ricavi aziendali.
Gli ordini di cattura europei riguardano due autisti delle spedizioni. Il gip ha autorizzato sequestri preventivi per oltre 78 milioni di euro: 73,3 milioni agli indagati, 5,7 milioni di immobili e denaro della Mit spa, chiamata in causa per illecito amministrativo connesso alla condotta dei manager.