Michele Scarponi: "Dodici
giri del mondo e vado avanti"

Michele Scarponi: "Dodici giri del mondo e vado avanti"
di Luca Regini
5 Minuti di Lettura
Martedì 26 Agosto 2014, 20:22 - Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 20:38
ANCONA - Trentacinque anni il mese prossimo, una moglie veneta e due splendidi figli gemelli, una casa a Cantalupo di Filottrano, nel cuore della collina marchigiana, a pochi km dal mare ma anche dai primi contrafforti dei Monti Sibillini. Michele Scarponi in questi giorni è a casa sua, appena ritornato dal Kazakistan, per godersi una meritata pausa in una stagione ricca di gloria, anche se conquistata in modo più indiretto, inconsueta per un asso del pedale. “Sì è vero - spiega lui - quest’anno mi sono ritrovato per la prima volta ad aiutare un capitano, ma ne valeva la pena visto come è andata a finire”.



Lo spieghi pure a chi non segue lo sport tutti i giorni...



"E’ andata a finire che al Tour de France sono stato il braccio destro di Vincenzo Nibali, che ha trionfato, primo italiano a vincere, 16 anni dopo Pantani".



Cosa vuol dire vincere un Tour, ma da gregario?



"E’ una cosa diversa da quando sei tu che alzi le braccia sotto lo striscione, questo è innegabile, ma sapevo che il mio ruolo era quello e sapevo anche che Vincenzo poteva vincere. Essere riusciti a collaborare era una cosa che volevamo fortemente. In squadra tutti ci siamo sentiti vincitori di questo Tour. Direi che è stata una gioia diversa, ma anche questa molto forte".



Com’è Nibali in squadra?



"Intanto è molto forte, e poi è uno con cui mi trovo bene. Lui riesce a creare una buona armonia e direi che oltre che essere molto forte è anche un buon capitano".



Da parte sua invece com’è andare in bici ancora a questi livelli dopo tanti anni?



"Mah a volte non lo so neanche io. E una questione di stimoli e di obiettivi. Per me aver cambiato squadra ed essere all’Astana con uno come Vincenzo è stato uno stimolo importante. E poi ancora mi piace andare in bici, per esempio domani non vedo l’ora di ritornare in sella. Non sono stanco mentalmente e il segnale più importante per smettere viene dalla testa. Io ancora non l’ho avuto e quindi vado avanti".



Però qualche pensiero per la famiglia... Quest’anno per esempio è caduto tante volte...



"Ogni anno si cade, quest’anno forse un po’ di più, a volte sono solo coincidenze. Quando si sta in gruppo si deve sgomitare, le strade non sono fatte per far passare 200 corridori per volta, è normale che a volte si cada, Certo, quando vai avanti con l’età ci pensi un po’ di più, e perdi un po’ di quella sregolatezza che avevi una volta. Sì, forse adesso che c’è la famiglia ci sto più attento".



Lei vive sempre a Filottrano, dove in pratica è nato...



"Sì, e anche mia moglie Anna, che è veneta ci sta bene. E’ un posto in cui cerco sempre di tornare appena posso. Davvero non mi vedrei a vivere da un’altra parte, sia per la bellezza dei posti che per la qualità della vita che abbiamo dalle nostre parti. Mi capita di vedere posti splendidi e hotel bellissimi, ma appena posso torno a casa".



Cosa pensa dei calciatori, tatuaggi, creste, social network...



"Gli sport sono tutti differenti, in Italia è molto più seguito il calcio, ma non da oggi, Però non voglio essere semplicistico, penso che per esprimersi ad alti livelli si debbano comunque fare sacrifici. Penso che al di là delle apparenze e delle attenzioni dei media, quando è il momento fanno fatica pure i calciatori. Non so quanta, perché di fatica conosco solo la mia, e so che è davvero molta".



Quanti chilometri fa ogni anno?



"Diciamo tra i 35 e i 37.000. Quest’anno per ora sono sui 30.000, ma non siamo neanche a settembre. Ogni anno provo a contarli per bene, ma poi a febbraio o marzo perdo regolarmente il filo".



Quasi il giro del mondo. E in una carriera?



"Basta moltiplicare per il numero degli anni. Io sono professionista dal 2002 e quindi sono quasi 12 giri del mondo. Da ragazzo ovviamente ne facevo di meno".



A proposito, l’anno prossimo?



"Il mio contratto con l’Astana è in scadenza, sto trattando il rinnovo. Devo dire che rimarrei volentieri con Vincenzo, che può vincere ancora molte corse".



Cosa le dicono i cicloamatori che incontra per la strada?



"Io sono sempre amico di tutti i ciclisti, Quando che esco sto volentieri con chi incontro e mi domandano di tutto. Io dal canto mio consiglio sempre di tenersi a destra, perché le strade non sono sicurissime, ma devo dire che molti sono bravissimi... Ah, dimenticavo. Spesso devo chiedere che vadano più piano. A volta capita che loro incontrano me e magari si vogliono far belli, io magari sto arrivando da un giro di 100 km e passa e sono stanco..."



Dal sellino di una bici si vede la crisi economica?



"Devo dire che negli anni sono molto cresciuti gli appassionati che vanno in bicicletta, e che quindi in qualche caso spendono anche dei bei soldi. D’altra parte si nota per esempio che le strade sono più rovinate e pericolose. Ma questo in tutta Italia, non solo qui nelle Marche. Per il resto la crisi la si percepisce, ma non solo da un sellino, ma per le cose che vediamo intorno a noi..."



Come è cambiato il ciclismo in 12 anni?



"C’è sempre da pedalare e vince sempre chi pedala più forte. A parte questo prima il ciclismo era soprattutto in Europa, adesso è in tutto il mondo. Ci sono tante squadre americane per esempio, le corse importanti sono anche negli altri continenti, e anche i ciclisti adesso vengono da ovunque, mentre prima erano solo italiani, francesi, spagnoli, belgi e poco altro. Ma non so se sia un miglioramento".



Doping. il ciclismo è più pulito adesso di 15 anni fa?



"Mi sembra proprio di sì. Facciamo tantissimi controlli, su un milione di casi è normale che ci sia qualcuno che fa il furbo, ma direi che c’è stata una bella svolta".



Si guadagna di più adesso o 12 anni fa?



"Adesso. I forti guadagnano parecchio, ma penso che anche il livello medio si sia un po’ alzato".



All’orizzonte un altro Mondiale con Nibali?



"Non so ancora che tipo di nazionale voglia fare Cassani, di solito chi esce dalla Vuelta è sempre favorito e io quest’anno non ci sono andato. Però con Vincenzo al Tour sono andato bene e quindi ho qualche chances. Intanto ho ripreso la preparazione per il finale di stagione, il Mondiale sarebbe un onore, ma prima e dopo ci sono anche altre corse, in particolare il Giro di Lombardia, in cui una volta sono arrivato secondo".



Ha amici nel ciclismo?



"Simone Stortoni di Chiaravalle è un grande amico, tra quelli del passato tanti, in particolare mi sento ancora oggi con Roberto Conti, con cui corsi ai primissimi anni, che mi dà sempre consigli".



Il più forte mai visto?



"Contador al Giro del 2011, ma anche Wiggins al Tour del 2012".



La rivedremo mai come capitano?



"Sono in una squadra in cui sono corridori tanto forti, Nibali è il campione del momento ed è un leader indiscusso, ma anche Fabio Aru è fortissimo. Credo che se rimarrò all’Astana il mio ruolo sarà quello di guidarli e aiutarli, facendo valere la mia esperienza. Se invece dovessi andare altrove è possibile. Vedremo... Intanto state tranquilli che i miei giri del mondo non sono finiti..".





Leggi Corriere Adriatico per una settimana gratis - Clicca qui per la PROMO

© RIPRODUZIONE RISERVATA