Mostra "Da Giotto a Gentile"
Taglio del nastro con Sgarbi

Mostra "Da Giotto a Gentile" Taglio del nastro con Sgarbi
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Venerdì 25 Luglio 2014, 20:25 - Ultimo aggiornamento: 29 Luglio, 12:44

FABRIANO - Con questa mostra nasce la scuola di Fabriano. Cos il critico Vittorio Sgarbi, inaugurando oggi la mostra da lui curata '"Da Giotto a Gentile: pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento". «Figure plastiche, classiche, che si rifanno alla tradizione della scuola riminese, ma con qualcosa di più schematico, quasi geometrico che le rende uniche.

Figure che hanno nel Maestro di Campodonico, attivo intorno al 1345, il loro fulcro» ha aggiunto il critico. L'esposizione mette insieme tra la Pinacoteca civica 'Bruno Molajolì, le chiese di Sant'Agostino e di San Domenico, e la Cattedrale di San Venanzio (con un'appendice a Esanatoglia), un centinaio di pezzi tra dipinti, pale d'altare, affreschi staccati, sculture e opere di oreficeria, di cui due terzi provenienti da fuori regione.


Lo scopo è «avvalorare attraverso una prospettiva critica il fatto che da Giotto oltre a una scuola umbra e a una scuola riminese, esca un'altrettanto significativa scuola marchigiana, ed in particolare fabrianese, dai confini ben definiti».

Una scuola fino ad oggi misconosciuta, sostiene Sgarbi, perchè ascrivibile a pittori anonimi come il Maestro di Campodonico, il Maestro di Sant'Emiliano, e il Maestro dei Magi per le sculture lignee. In una delle stanze della mostra, cui hanno collaborato Giampiero Donnini e Stefano Papetti (coordinamento di Liana Lippi), un affresco staccato di Giotto raffigurante la testa di un pastore, con altri due tondi dell'artista, conduce il visitatore a quattro capolavori del Maestro di Campodonico, tra cui L'Annunciazione e La Crocifissione, affreschi staccati provenienti dalla Galleria nazionale delle Marche di Urbino, e al San Giovanni Battista e Santa Caterina D'Alessandria, restaurata per l'occasione, da cui emerge un'espressività definita da Papetti quasi caricaturale. Per far entrare la Crocifissione dentro la sala è stato necessario abbattere una parete per poi ricostruirla.

«Un'occasione - ha scherzato Sgarbi, che è anche assessore alla Cultura del Comune di Urbino - per lasciare l'opera qui anzichè restituirla a Urbino, dove non è stata mai valorizzata». Un'autocitazione di quando il critico, all'epoca sottosegretario alla Cultura, decise di destinare definitivamente i Bronzi di Pergola alla città di Pergola, che li contendeva ad Ancona. A definire le diverse connotazioni tra la scuola riminese e quella assisiate, anche l'Incoronazione della Vergine di Giuliano da Rimini improntata ad un ricco decorativismo come le Madonne dell'Umiltà di Francescuccio di Cecco Ghissi, definito da Sgarbi il Klimt dell'epoca, fino a quelle di Gentile da Fabriano: Madonna col Bambino e Angeli Musicanti, Stimmate di San Francesco, Madonna dell'Umiltà e Crocifissione datate tra il 1411 e il 1422. Presenti in mostra anche il San Francesco di Cimabue e il crocefisso sagomato e la Madonna con il bambino di Pietro Lorenzetti, accanto ad opere di Allegretto Nuzi e ai seguaci delle due scuole. All'inaugurazione della mostra, aperta fino al 30 novembre, erano presenti anche il sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni e il governatore delle Marche Gian Mario Spacca, che ha sostenuto l'iniziativa assieme al Comune di Fabriano, la Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana e quella di Veneto Banca.

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