MACERATA - Una dottoressa di origine camerte alla guida (dal 2017) della Unità operativa complessa di Urologia dell’ospedale di Macerata, è Lucilla Servi arrivata nel capoluogo dopo le esperienze di Como e di Osimo. «Volevo fare la chirurga - dice la dottoressa - e nell’Urologia ho trovato il compendio della professione del medico chirurgo, in una sorta di compromesso tra la clinica e la terapia chirurgica vera e propria. Mi sono specializzata sotto la guida del professor Mario Polito, uno dei padri dell’Urologia in Italia, una persona a cui devo molto, professionalmente e umanamente».
L’equipe
Guida al reparto maceratese: «Dirigo una equipe composta da cinque medici, piuttosto giovane, da un punto di vista anagrafico, anche se per esperienza lavorativa si tratta ormai di un gruppo navigato.
La tecnologia
«Tutto questo - prosegue - grazie alla tecnologia che abbiamo ottenuto, prevalentemente attraverso donazioni da parte di privati e della Fondazione Carima. Infatti siamo in grado di offrire il trattamento con il laser ad Holmio. Non dimentichiamoci poi che siamo in grado di curare anche l’incontinenza urinaria femminile e le patologie andrologiche raggiungendo, in quest’ultimo caso, anche riconoscimenti nazionali in merito alla tecnica chirurgica di corporoplastica complessa con mucosa buccale, della quale vantiamo una delle casistiche più numerose in Italia». La comunicazione della malattia, il rapporto con i pazienti: «Devo ammettere che la mia preferenza alla trasparenza delle diagnosi e a una comunicazione piuttosto realistica sia il mio lato positivo». Terapia, chirurgia, prevenzione: «L’Urologia è una specialità chirurgica. La chirurgia interviene quando la terapia medica non è più efficace. Sempre meglio non arrivare direttamente all’intervento chirurgico e, se proprio ci arriviamo, sempre meglio farsi guidare nella scelta più risolutiva piuttosto che di moda. Curarsi efficacemente vuol dire anche e soprattutto fare controlli periodici sia da adolescenti, per quanto riguarda la sfera andrologica, che da adulti, soprattutto quando in famiglia esiste già un vissuto di patologie urologiche».
La soddisfazione
I motivi di soddisfazione: «La crescita dei miei collaboratori, sia umana che professionale, giovani medici che si impegnano giorno dopo giorno per migliorare il livello di cura del paziente. La crescita del personale infermieristico sia di reparto che di sala operatoria. Si tratta, ripeto, di professionisti che studiano quotidianamente. Alcuni di loro hanno prodotto anche diverse decine di lavori scientifici, hanno ottenuto insegnamenti nella Scuola di specializzazione di Urologia di Ancona, avviato protocolli di studio nazionali». Una cosa che, se dipendesse da lei, farebbe subito? «Acquisterei il robot chirurgico».